MTM n°23
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 8 - Numero 2 - mag/set 2009
Dibattito - Omosessualità
 






Anno 8 - Numero 2
mag/set 2009

 




Cos’è l’omosessualità?
La parola omosessualità è stata tolta definitivamente dal Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, [manuale dove psicologi e psichiatri possono trovare le linee guida con cui stabilire la presenza o meno di un disturbo mentale] già dal 1973. Il documento dell’Associazione Psichiatrica Americana che sanciva questa modifica, dichiarava: «L'omosessualità in sé non implica un deterioramento nel giudizio, nell'adattamento, nel valore o nelle generali abilità sociali o motivazionali di un individuo», a questo proposito il 17 Maggio di quest’anno è stata festeggiata la quinta giornata mondiale contro l’omofobia con eventi organizzati in tutta Italia.

L'identità sessuale è costituita da diverse componenti: il sesso biologico, l’identità di genere [il senso psicologico di essere maschio o femmina], il ruolo di genere [l’adesione a norme culturali e comportamentali dell’essere femmina o maschio] e l’orientamento sessuale, quest’ultimo è definito come l’attrazione affettiva e sessuale per individui dello stesso o dell’altro genere.
L’orientamento omosessuale indica l'attrazione verso individui dello stesso genere; l’orientamento eterosessuale l’attrazione per individui del genere opposto; l’orientamento bisessuale l’attrazione verso persone di entrambi i generi sessuali, le persone dall’orientamento omosessuale vengono chiamate gay [sia uomini che donne] o lesbiche [solo per le donne].
L’orientamento sessuale va distinto dal comportamento sessuale in quanto si riferisce alle sensazioni e alla concezione del proprio sé. Non è detto che l’orientamento sessuale venga esplicitato nel comportamento; allo stesso tempo un comportamento non è, di per sé, indicativo dell’orientamento. Si stima che gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini siano in numero maggiore rispetto a quelli che si definiscono omosessuali: per questo motivo, le organizzazioni sanitarie internazionali, trattando di rischi di salute connessi alle pratiche sessuali, preferiscono utilizzare gli acronimi MSM [“maschi che fanno sesso con maschi”] e FSF [“femmine che fanno sesso con femmine”] piuttosto che i termini “gay” e “lesbiche” - che si riferiscono, invece, all’identità dichiarata.
Le teorie più accreditate ipotizzano differenti origini per l’orientamento sessuale ed includono fattori genetici, psicologici e socio- ambientali; si ritiene che l’orientamento sessuale si definisca per molte persone nei primi anni di età anche se la consapevolezza di sé e lo svelarsi agli altri [coming out] avviene solitamente nell’adolescenza e nella prima età adulta.
Sono scientificamente infondate le teorie che vorrebbero spiegare l’omosessualità come l’esito di un trauma familiare o di un abuso inoltre gli psicologi non concepiscono l’orientamento sessuale come una scelta o come un aspetto che possa essere volontariamente cambiato.
Nel 1973 l’Associazione Americana degli Psichiatri ha derubricato l’omosessualità dal manuale ufficiale [DSM] che classifica tutti i disturbi mentali, anche l’OMS ha eliminato l’omosessualità come categoria diagnostica [ICD 10]. Da allora la comunità scientifica internazionale esorta gli operatori sociali e sanitari a non trattare l’omosessualità come una patologia, bensì a considerarla come variante naturale della sessualità umana.
Secondo il Codice Etico-Deontologico dell’Ordine degli Psicologi Italiani, infine, i pazienti devono essere rispettati nella loro dignità e non sono accettabili discriminazioni nel trattamento fondate sulla diversa appartenenza di orientamento sessuale.
Non essendo l’omosessualità una malattia mentale, non vi sono ragioni scientifiche perché sia tentata una conversione dell’orientamento sessuale, infatti tentare di cambiare l’orientamento sessuale non comporterebbe soltanto una modifica del comportamento sessuale manifesto, ma richiederebbe un’alterazione delle sensazioni emotive, sentimentali e sessuali nonché una ristrutturazione complessiva dell’identità del paziente. Le organizzazioni psichiatriche internazionali hanno affermato che la terapia volta a cambiare l’orientamento sessuale non è eticamente ammissibile e può danneggiare seriamente l’equilibrio psicologico del soggetto.