IL CANCRO COME UN FETO:
NUOVO PARADIGMA PER LA TESI
DELL'IMBUTO IMMUNITARIO
Presentato al 9° Congresso Mondiale Anti-Aging; Montecarlo 24-25-26 Marzo 2011
di Salvatore Bardaro
L'ACCOSTAMENTO DEL CANCRO AL FETO, impensato
e provocatorio, perde la sua
improbabilità quando analizziamo i
caratteri fondamentali di queste due condizioni che,
solo in apparenza, risultano antitetiche. Il cancro è,
anche e soprattutto, l'epifenomeno di un'alterazione
neuroendocrina che si configura in uno stato di infiammazione
cronica. Solo in un tale ambiente è infatti
possibile l'insorgenza e lo sviluppo della patologia
neoplastica. La stessa condizione è necessaria per
l'impianto dell'ovulo e lo sviluppo del feto. Per capire
meglio questo assunto dobbiamo dire che i fisiologici
cambiamenti nell'endometrio, che si pensa siano regolati
esclusivamente dagli ormoni ovarici, sono invece
anche in gran parte guidati dal sistema immunitario
che vi partecipa con processi simili a quelli che avvengono
nell'infiammazione cronica. È utile precisare
che esistono differenti tipi di responso immunitario
da parte dell'organismo. I principali sono definiti Th1
(Linfociti T Helper tipo 1), Th2 e Th3. Th3 è anche
detto T Reg (regulator) in quanto funge da modulatore
della risposta immune in certe condizioni; il Th1 è
invece una risposta forte di tipo cellulare attiva contro
infezioni microbiche e virali oltre che capace di attaccare,
con attività citotossica, le neoplasie; il Th2, oltre
ad agire come risposta immediata verso patogeni extracellulari,
ha come scopo principe quello di prevenire
l'attacco immunitario verso il feto. Infatti è solo grazie
ad una tendenza verso la risposta Th2 a livello dell'interfaccia
materno-fetale che l'embrione non è rigettato
dal sistema immune materno nonostante questi abbia
antigeni di istocompatibilità MHC (Mayor Histocompatibility
Complex) derivanti dal padre. Infatti le donne
con una storia di aborti ricorrenti o di fallimenti della
fertilizzazione in vitro senza causa apparente, hanno
una dominanza immunitaria Th1. È l'alto livello di citochine
Th1 la causa immunitaria principale nei fallimenti
della riproduzione. Al contrario una dominanza
Th2 è alla base di gravidanze a termine
e di fertilizzazioni in vitro
riuscite. Pertanto le citochine Th1
sono nocive al mantenimento della
gravidanza, le Th2 ne permettono
il successo. Il microambiente del cancro è caratterizzato
da una infiammazione di tipo Th2. In realtà tale microambiente
include una complessa rete di sottopopolazioni
cellulari T immunitarie. A seconda della polarizzazione
verso Th1 o Th2 si avrà rispettivamente
un responso Anti-Tumorale o Pro-Tumorale. Infatti
solo in un microambiente a prevalenza Th1 possono
attivarsi le cellule T Killer citolitiche verso la cellula
carcinomatosa, cosa che non accade in un habitat
Th2. Pertanto il responso immunitario Th2 crea una
sorta di privilegio immunitario a favore del cancro.
Dunque un primo fondamentale collegamento fra
Cancro e Feto è l'ambito immunitario Th2.
L'infiammazione, contrariamente a quanto normalmente
crediamo, non ha di per sé un significato
negativo in quanto rappresenta la lotta che il nostro
organismo avvia, tramite il sistema immunitario, contro
agenti (microrganismi, cellule tumorali,
ecc.) che sarebbero dannosi
per la nostra salute. Quindi il termine
"infiammazione" non è di
regola sinonimo di "malattia".
Ciò è però vero quando parliamo
di un'infiammazione efficace, idonea,
opportuna che risolve il problema.
Ebbene la risposta Th1 è
un'immunità cellulare che risolve
le infezioni tramite un'infiammazione
acuta utile; la risposta Th2,
invece, è un'immunità umorale non risolutiva rappresentata
da un'infiammazione inefficace, cronica/subacuta
che, in quanto tale, instaura uno stato evolutivo
di malattia. Da ciò deriva che la malattia non dipende
tanto dall'agente sollecitante, sia esso un batterio o
altro, quanto invece dalla nostra capacità immunitaria
di agire con una risposta adeguata.
Ciò spesso non avviene, ed una delle cause principali
è lo stress cronico. Ogni giorno viviamo tante situazioni
stressogene che se limitate nel tempo risultano attivanti per il nostro sistema neurovegetativo,
quindi anche a livello immunitario.
Se però lo stress si protrae
nel tempo senza giungere a soluzione,
si attivano meccanismi di
compensazione che iniziano ad indebolire
il nostro organismo e a
creare stati di alterata funzionalità e reattività fra cui,
appunto, un'inadeguata risposta immunitaria quale
la Th2 che non solo non ci protegge, ma crea uno
stato cronico di infiammazione generalizzata. Tale situazione
se protratta porta ad una fase di esaurimento
in cui tutti i sistemi di regolazione saltano permettendo
l'insorgenza di patologie conclamate come per es. il
cancro. Il cortisolo è l'ormone dello stress che svolge
numerose funzioni necessarie al nostro organismo risultando
infatti un ormone senza il quale non possiamo
vivere. Se prodotto però in maniera massiva per lunghi
periodi, come accade appunto in situazioni di stress
cronico, si instaura una cortisolo-resistenza che porta
ad uno stato simile a quello di una sua carenza. Il cortisolo
ha infatti anche una funzione antinfiammatoria
ma, quando la sua quota è durevolmente eccessiva, si
instaura un' infiammazione cronica.
Ebbene nella donna in gravidanza i livelli di cortisolo
sono anche tre volte più alti della norma. Normalmente
la produzione di cortisolo da parte delle ghiandole
surrenali si avvia nell'ipotalamo che in fase di stress
produce un ormone (CRH) con azione sull'ipofisi che
a sua volta, tramite l'ACTH (ormone adrenocorticotropo),
stimola le surrenali a produrre glucocorticoidi. Invece
in gravidanza il CRH è prodotto dalla placenta comandata
direttamente dal DNA fetale. Possiamo così dire
che il feto crea stress cronico perché ciò si traduce in
infiammazione cronica che è l'habitat migliore affinchè
avvenga una "crescita", una strutturazione cioè che
porta ad una neoformazione, sia essa un feto o un tumore.
A conferma di ciò vediamo che il cancro riesce a
beneficiare di uno stato di ipercortisolemia senza
subirne gli effetti negativi in quanto, avendo sviluppato
recettori al cortisolo polimorfi non funzionanti, riesce
a portare avanti la sua sfrenata attività glicolitica (effetto
Warburg) anche in presenza di cortisolo, al contrario
delle cellule normali (es. fegato) dove il cortisolo blocca
la glicolisi a livello della tappa fosfofruttochinasi (tappa
limitante) e stimola la gluconeogenesi a partire da
aminoacidi e glicerolo. Nel cancro questo blocco, grazie
ai recettori no responder, non avviene. Il cancro risulterebbe
pertanto un'entità organica che resiste allo
stress, oppure la paradossale conseguenza di un adattamento
a stress cronico eccessivo.
Questo scritto, pur riportando le analogie fra cancerogenesi
e sviluppo fetale in forma assai ridotta e semplificata,
vuole evidenziare il fascino insito nello scoprire
che due tappe fondamentali e opposte dell'organismo
vivente, quali Vita e Morte, riconoscono matrici regolative
identiche.
Se invece si vuol cogliere il senso scientifico di questo
originale paradigma, mai riportato prima in letteratura,
dobbiamo ricondurlo al concetto di quello che definisco
"imbuto immunitario". Ciò a dire che qualunque sia
la molteplicità delle cause di insorgenza e progressione
del cancro, la determinante finale per la sua affermazione
è costituita da uno stato di infiammazione
cronica generata e sostenuta da una risposta immunitaria
"compiacente". Il collo di bottiglia immunitario
decide la permissività o il blocco dell'espressione fenotipica
del cancro, cioè del suo manifestarsi come
malattia conclamata. Infatti la patologia neoplastica
vive in noi e ci accompagna lungo la vita. Ogni giorno
il nostro organismo sviluppa moltissime cellule carcinomatose
che vengono però regolarmente bloccate
dalle difese immunitarie. È addirittura accertato che
tale fenomeno, in una delle massime espressioni,
accade nel neonato con le cellule di neuroblastoma.
A sostegno di questa tesi esistono evidenze di fisiopatologia
oncologica animale fra cui principalmente
quella dei c.d. TopiCaR (Topi Cancro Resistenti). Debbo
ringraziare il Prof. V. Aloisantoni per avermi accennato
a questi topolini dopo che gli esposi le mie intuizioni
e ricerche sui parallelismi fra crescita fetale e carcinomatosa.
Indagando venni a conoscenza della storia di
questo topolino che qualcuno chiamò "Il Topo che
Ruggisce".
Nel 1999 Zheng Cui, Professore di Patologia alla Facoltà
di Medicina della Wake Forest University, conducendo
studi sui tumori con la sua equipe iniettò cellule di
sarcoma murino in un certo numero di topi. La sorpresa
fu di trovarne uno che non aveva sviluppato il tumore
al contrario degli altri. Raddoppiò la dose, niente.
Iniettò dosi crescenti fino a un livello massimo pari al
10% in peso dell'animale. Ancora niente. CUI non
sapeva spiegarsi questa incredibile resistenza ad uno
dei tumori più aggressivi per i topi, e nulla esisteva in
letteratura. Questo tipo di topo non era mai stato
citato o descritto prima.
Decise allora di allevarlo per vedere se poteva generare
progenie cancro-resistente. Il topo era un maschio e
facendolo accoppiare vide che circa metà dei figli possedevano
cancro-resistenza geneticamente trasmessa.
Dal 1999 al 2003 riuscì, in 10 generazioni e con molti
sforzi, a generare e allevare circa 700 TopiCaR (attenzione
perché questo è un dato importante).
Questa colonia era formata da topi che probabilmente
erano il primo caso estremamente evidente in cui un
animale eliminava ogni numero di cellule tumorali
restando in perfetta salute. La scoperta fu annunciata
nel 2003 e pubblicata sulle riviste più importanti come
The Lancet e Nature. La scoperta era una sfida al pensiero
convenzionale sullo sviluppo e progressione del
cancro e sulle difese del corpo verso questo.
I topi riuscivano a distruggere anche due milioni di
cellule carcinomatose in un'ora senza danni per le
cellule normali.
Tale cancro-resistenza poteva essere trasmessa ereditariamente,
quindi la teoria standard che prevedeva
meccanismi di controllo interni alle cellule carcinomatose
stesse nel prevenire l'insorgenza del cancro,
veniva scalzata da quella che l'ospite ha già di per sé
la capacità di rigettare tali cellule, e questa proprietà,
espressa al massimo nei TopiCaR, risiedeva nel sistema
immune innato.
Gli scienziati sono molto cauti nel trasportare questi
risultati all'uomo, anche perché si tratta di un meccanismo
innato geneticamente predeterminato che, se
in questo topo è estremamente espresso, lo è molto
poco nell'uomo. Ma è anche vero che non possiamo
sapere nulla su chi non sviluppa il cancro, proprio
perché non lo ha. E non possiamo iniettare cellule
cancerose nell'uomo. Questa è la situazione ad oggi.
Andrebbe però osservato un dato fondamentale che
convalida la tesi dell'"Imbuto immunitario" e che nessuno
ha considerato finora: in laboratorio si usano i
normali topi perché si riproducono moltissimo, necessitano
di poche cure, hanno vita limitata, e quindi
costi minimi. I TopiCaR invece, usati per testare la potenza
dei cancerogeni, si trovano in pochissimi laboratori
perché rari e costosi (€ 3.000 l'uno) in quanto si
riproducono pochissimo! Non perchè sterili, dato basilare,
ma per continui ABORTI SPONTANEI! È Il loro
sistema immune che impedisce il Cancro ma anche
lo sviluppo del Feto!
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