MTM n°4

 

MEDICAL TEAM MAGAZINE - Anno 2 - Numero 2 - mar/apr 2003


Odontoiatria
 


Dott. Eugenio Raimondo
Dott. Eugenio Raimondo
Direttore scientifico
e responsabile
editoriale.

Dott. Ernesto Iusi
Dott. Ernesto Iusi


La malattia parodontale
del Dott. Eugenio Raimondo, perfezionato in parodontologia all’Università di Gòteborg
e del Dott. Ernesto Iusi, Odontoiatra

La malattia parodontaleIl ruolo della placca, la prevenzione, e la terapia:
dall’ablazione del tartaro alla rigenerazione dell’osso riassorbito

La malattia parodontale coinvolge i tessuti di sostegno del dente (gengiva, legamento parodontale, cemento radicolare e osso alveolare) e l’esito finale è inevitabilmente rappresentato dalla perdita dell’elemento dentale.
Studiare l’epidemiologia della malattia parodontale è stato da sempre molto difficile per diversi motivi fra cui il lento progredire della malattia stessa, la diversa distribuzione nelle varie popolazioni e non ultimo la scarsa percentuale di odontoiatri che effettua uno screening parodontale dei propri pazienti (si stima che solo il 7,5% degli odontoiatri usi regolarmente la sonda parodontale).
Il fattore principale nell’insorgenza della malattia parodontale è rappresentato dalla placca. Si tratta di un deposito molle, denso e appiccicoso costituito per il 90% da batteri. Secondo alcuni studiosi non sarebbe importante la qualità della placca, ma solo la sua quantità nell’insorgenza della malattia parodontale; altri ritengono che la composizione batterica della placca sia fondamentale perché solo alcuni batteri sono in grado di sviluppare la malattia.
Questa distinzione cambia notevolmente l’approccio terapeutico essendo, nel primo caso, sufficiente la sola eliminazione della placca, nel secondo caso, è necessario associare una terapia antibatterica mirata. Oggi per alcune forme è riconosciuta un’eziologia batterica specifica (nelle forme più aggressive e in quelle ad insorgenza precoce) mentre per altre non sembra esserci alcuna relazione con microrganismi particolari.
Il tartaro è un deposito duro che si forma dalla mineralizzazione della placca che ha inizio già poche ore dopo la sua deposizione. Il tartaro agisce in maniera indiretta favorendo, sulla sua superficie, il maggior accumulo di placca.
Vanno, infine, considerati anche i fattori di rischio e cioè quei fattori che aumentano notevolmente la possibilità di insorgenza della malattia.
Fra questi il più importante è senz’altro il fumo che aumenta la possibilità di sviluppare malattia parodontale da 2 a 14 volte rispetto ai soggetti non fumatori. Altri fattori di rischio sono il diabete mellito, l’età, la razza, con una maggior incidenza nella razza nera, e le condizioni socio-economiche risultando maggiormente colpite le fasce meno abbienti.
Nel giro di 10-14 giorni dalla formazione del deposito di placca, si sviluppa la gengivite caratterizzata da infiammazione gengivale senza formazione di una tasca, cioè di uno spazio fra il dente e l’osso alveolare. Successivamente la malattia progredisce nella lesione stabilizzata e, infine, in quella avanzata con formazione di una tasca dovuta alla perdita di osso attorno alla radice del dente. Naturalmente l’evoluzione naturale della malattia porta alla perdita dell’elemento dentale.
Prima di iniziare ogni tipo di trattamento parodontale è assolutamente fondamentale istruire e motivare il paziente sulla necessità di mantenere un’igiene orale perfetta, sulle conseguenze dell’accumulo di placca e sulle tecniche e gli strumenti più adatti per la sua rimozione. Solo quando il paziente ha fatto propri questi concetti e riesce a mantenere un buon controllo di placca allora si può iniziare il trattamento.
Si inizia, naturalmente, con la raccolta dei dati anamnestici facendo attenzione a tutti quei fattori che potrebbero favorire l’insorgenza della malattia parodontale. Si passa poi alla raccolta dei dati clinici valutando il grado di infiammazione gengivale, i vari indici di placca e di sanguinamento e il grado di mobilità dei denti. Attraverso strumenti appositi, le sonde, si valuta, infine, quanto tessuto osseo si è perso attorno al dente in modo da valutare la gravità della malattia parodontale. Una accurata indagine radiografica completa la nostra raccolta dei dati dandoci una visione dettagliata.
Successivamente si passa alla fase terapeutica vera e propria. Si inizia con l’ablazione del tartaro eseguita con gli ultrasuoni su tutte le superfici dentali. Utilizzando degli appositi strumenti definiti curette si va a rimuovere il tartaro e il tessuto di granulazione responsabile dell’avanzamento della lesione, localizzato in profondità all’interno della tasca parodontale. Per evitare di lasciare una superficie ruvida che favorisca l’accumulo di placca, queste due procedure vengono seguite da una lucidatura delle superfici dentali. A distanza di quattro-sei settimane viene eseguito un nuovo controllo tramite i sondaggi per valutare in che modo la terapia parodontale prosegue e soprattutto per vedere se il paziente segue le corrette procedure per il controllo della placca.
Nei casi di malattia allo stato avanzato può essere necessario intervenire chirurgicamente esponendo il difetto osseo ed eseguendo così una pulizia della lesione molto più accurata. Va ribadito però che l’intervento chirurgico deve essere necessariamente successivo alle procedure precedentemente esaminate.
Esistono diverse forme cliniche di malattia parodontale. La più comune è quella cronica dell’adulto. Si sviluppa generalmente dopo i 40 anni, è associata ad abbondante placca e tartaro ed è, generalmente, distribuita uniformemente a tutti i denti. Il suo progredire è piuttosto lento e porta prima a mobilità dei denti e poi inevitabilmente alla loro perdita. Altre
forme insorgono, invece, in un’età molto più precoce ed hanno un’evoluzione molto più aggressiva e rapida. Sono associate a scarsa presenza di placca e tartaro, ma anche a forme microbiche particolari responsabili della loro aggressività. In questi casi la rimozione della placca non è sufficiente e bisogna somministrare anche dei farmaci; efficace a tal proposito è una combinazione a base di metronidazolo e amoxicillina.
Infine, si può tentare la rigenerazione dell’osso riassorbito. Si riempie il difetto osseo con altro osso o con materiale sintetico e si protegge con una membrana in un materiale particolare come il goretex.

Aspetto fisiologico e patologia a confronto a cura della Medical Team Polo Odontostomatologico

Gengiva sana

A) Tessuto gengivale B) Legamento parodontale C) Osso alveolare A) Tessuto gengivale
B) Legamento parodontale
C) Osso alveolare
Gengivite
Iniziale interessamento flogistico gengivale
Gengiva sana
Gengivite
Iniziale interessamento flogistico gengivale

 
Parodontopatia cronica con evidente gengivite C) Senza distruzione ossea D) Con distruzione ossea C) Senza distruzione ossea
D) Con distruzione ossea
Parodontopatia con distruzione ossea
Parodontopatia cronica con evidente gengivite   Parodontopatia con distruzione ossea


Tiziana Campanile
T
iziana Campanile
Igenista Dentale

La prevenzione oro-dentale
È risaputo universalmente che è meglio prevenire una patologia piuttosto che curarla. Il compito principale dell’igienista dentale consiste nel mantenimento della salute attraverso la prevenzione delle malattie oro-dentarie quali la Carie e la Malattia Parodontale (conosciuta con il termine Piorrea). Sia il processo carioso che la malattia parodontale possono portare alla perdita dell’elemento dentale e in entrambi i casi il principale responsabile è la Placca Batterica che non sempre viene adeguatamente rimossa con le normali pratiche domiciliari.
I pilastri su cui si basa la prevenzione sono costituiti da norme elementari che ciascuno di noi può mettere in pratica con successo purché disponga di costanza e buona volontà. Tali norme andrebbero imparate fin da bambini e praticate poi quotidianamente per tutta la vita.
Esse sono:
1) Igiene dentale
2) Igiene alimentare: dieta povera in zuccheri e grassi
3) Fluoro-profilassi: il fluoro rinforza lo smalto rendendolo meno attaccabile da parte della placca.
4) VisIte periodiche di controllo ogni sei mesi anche in assenza di problemi evidenti e in ogni caso ai primi sintomi di sensibilità al freddo, caldo, dolce e in presenza di gengive rosse, gonfie e sanguinanti.
Cominciamo allora a dedicare alla pulizia dei nostri denti e gengive il tempo necessario per un’accurata igiene quotidiana avvalendoci della professionalità del nostro Dentista e dei semplici consigli dell’Igienista sulle corrette tecniche di spazzolamento, sull’uso del filo interdentale; dello scovolino e del giusto collutorio, strumenti indispensabili per ottenere la Prevenzione Orale.