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Alessandra
Malito
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Cattive abitudini
di Alessandra Malito
Intolleranze
alimentari, l’approccio del Responsabile degli Ambulatori di Medicina
non-convenzionale del Fatebenefratelli, dr. Marco Visconti
Che cosa sono le intolleranze alimentari?
Sono delle cattive abitudini con cui la gente si alimenta generando una
alterazione della flora intestinale, una disbiosi, cioè una cattiva
funzionalità legata soprattutto al primo impatto con il cibo da
parte dell’intestino che si troverà impreparato e stanco.
Si parla, in generale, di intolleranza alimentare quando non viene attivato
il sistema immunologico, ma ci si ferma ad una reazione di primo tipo
cellulare.
A quali cattive abitudini fa riferimento?
Masticare poco il cibo, mangiare quindi in fretta, con orari sregolati,
mangiando poco la mattina e il giorno e molto la sera.
Quali sono le manifestazioni tipiche delle intolleranze alimentari?
Si manifesta con una serie di sintomi che variano da caso a caso: dal
gonfiore prodotto per eccesso di gas a livello gastrointestinale a una
serie di fastidi dovuti alla peristalsi.
Che ruolo giocano gli additivi chimici nella produzione di intolleranze
alimentari?
L’aumentata presenza di additivi per rendere gradevole il sapore
dei cibi e per la loro conservazione, rappresentano senz’altro un
appesantimento del carico di lavoro per l’intestino. Mediamente,
mangiando solo prodotti industriali, nell’arco di una anno ingeriremo
dai 15 a 30 Kg di additivi. Sono elementi estranei che non partecipano
della dinamica biologica del nostro corpo. Bisogna limitare l’utilizzo
eccessivo di questi prodotti.
Quali sono le intolleranze alimentari statisticamente più
probabili?
L’intolleranza al glutine, al lattosio ed il favismo. L’intolleranza
al glutine si può presentare però anche come predisposizione
genetica. Il paziente in questo caso mancherà proprio delle catene
enzimatiche capaci di demolire l’alimento, per guarire da questa
intolleranza bisognerà eliminare definitivamente la sostanza in
causa.
Quali terapie proponete?
Insegniamo innanzitutto ai pazienti come si mangia. Una cattiva abitudine
alimentare può mascherare anche malattie che in seconda battuta
possono rivelarsi di una certa gravità.
Per la diagnosi di intolleranza alimentare effettuiamo un test non-convenzionale,
bio-elettronico con il quale valutiamo la interferenza dell’allergene
alimentare con il paziente. Non esiste un test convenzionale per le intolleranze.
In prima battuta la terapia è solo di sospensione degli alimenti
e di regolazione della dieta. Solo nel 10 % dei casi è necessario
intervenire prescrivendo qualche farmaco, presupponendo però la
presenza di altre patologie.
Il futuro?
Già da tre anni stiamo effettuando uno studio osservazionale, per
produrre dei dati di valutazione di questi sistemi.
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