MTM n°6
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 2 - Numero 5/6 - set/dic 2003

Speciale inquinamento globale - Intolleranze alimentari
 


Alessandra Malito
Alessandra Malito


Cattive abitudini
di Alessandra Malito

Dott. Marco ViscontiIntolleranze alimentari, l’approccio del Responsabile degli Ambulatori di Medicina non-convenzionale del Fatebenefratelli, dr. Marco Visconti

Che cosa sono le intolleranze alimentari?
Sono delle cattive abitudini con cui la gente si alimenta generando una alterazione della flora intestinale, una disbiosi, cioè una cattiva funzionalità legata soprattutto al primo impatto con il cibo da parte dell’intestino che si troverà impreparato e stanco. Si parla, in generale, di intolleranza alimentare quando non viene attivato il sistema immunologico, ma ci si ferma ad una reazione di primo tipo cellulare.
A quali cattive abitudini fa riferimento?
Masticare poco il cibo, mangiare quindi in fretta, con orari sregolati, mangiando poco la mattina e il giorno e molto la sera.
Quali sono le manifestazioni tipiche delle intolleranze alimentari?
Si manifesta con una serie di sintomi che variano da caso a caso: dal gonfiore prodotto per eccesso di gas a livello gastrointestinale a una serie di fastidi dovuti alla peristalsi.
Che ruolo giocano gli additivi chimici nella produzione di intolleranze alimentari?
L’aumentata presenza di additivi per rendere gradevole il sapore dei cibi e per la loro conservazione, rappresentano senz’altro un appesantimento del carico di lavoro per l’intestino. Mediamente, mangiando solo prodotti industriali, nell’arco di una anno ingeriremo dai 15 a 30 Kg di additivi. Sono elementi estranei che non partecipano della dinamica biologica del nostro corpo. Bisogna limitare l’utilizzo eccessivo di questi prodotti.
Quali sono le intolleranze alimentari statisticamente più probabili?
L’intolleranza al glutine, al lattosio ed il favismo. L’intolleranza al glutine si può presentare però anche come predisposizione genetica. Il paziente in questo caso mancherà proprio delle catene enzimatiche capaci di demolire l’alimento, per guarire da questa intolleranza bisognerà eliminare definitivamente la sostanza in causa.
Quali terapie proponete?
Insegniamo innanzitutto ai pazienti come si mangia. Una cattiva abitudine alimentare può mascherare anche malattie che in seconda battuta possono rivelarsi di una certa gravità.
Per la diagnosi di intolleranza alimentare effettuiamo un test non-convenzionale, bio-elettronico con il quale valutiamo la interferenza dell’allergene alimentare con il paziente. Non esiste un test convenzionale per le intolleranze. In prima battuta la terapia è solo di sospensione degli alimenti e di regolazione della dieta. Solo nel 10 % dei casi è necessario intervenire prescrivendo qualche farmaco, presupponendo però la presenza di altre patologie.
Il futuro?
Già da tre anni stiamo effettuando uno studio osservazionale, per produrre dei dati di valutazione di questi sistemi.