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Foto: casistica clinica Della Medical Team
Polo Odontostomatologico |
Trattamento
Ambulatoriale |
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Prima del trattamento |
Dopo il trattamento |
Applicazione
della fonte di luce |
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Lo
sbiancamento dentale
Del Dott. Eugenio Raimondo,
perfezionato in parodontologia all’Università di Göteborg
e del Dott. Ernesto Iusi [nella foto] odontoiatra
Le cause di alterazione cromatica
dei denti possono essere classificate in estrinseche ed intrinseche.
Le prime agiscono sulla superficie esterna del dente per deposizione
sullo smalto di sostanze pigmentate quali quelle contenute nel caffè,
vino, the, liquerizia, tabacco e placca batterica. Le cause intrinseche
agiscono all’interno dello smalto e della dentina per deposizione
o incorporazione di sostanze pigmentate all’interno di queste
strutture e si dividono, a loro volta, in sistemiche, se agiscono
durante le fasi dello sviluppo dentale, e locali, quando sono secondarie
a decomposizione del tessuto pulpare con produzione di numerosi
prodotti di degradazione proteica pigmentati che permangono all’interno
della camera pulpare e penetrano nei tubuli dentinali. Gli agenti
sbiancanti più utilizzati sono il perossido di idrogeno [acqua
ossigenata] in concentrazione pari al 35% e il perborato di sodio
[facilmente reperibile in commercio come “Omino Bianco”]
mescolato all’acqua ossigenata. Il principio d’azione
è basato sulla liberazione di ossigeno che va ad ossidare
e quindi a scolorire gli agenti pigmentanti presenti all’interno
dei tubuli dentinali. Quando la causa dell’alterazione è
estrinseca il trattamento può essere ambulatoriale, cioè
eseguito dal professionista, oppure domiciliare, cioè eseguito
a casa dal paziente. Nel trattamento professionale l’agente
sbiancante viene applicato sul dente assicurandosi che l’intera
superficie dello smalto sia coperta. Successivamente lo si sottopone
alla luce ultravioletta che facilita la liberazione dell’ossigeno.
La gengiva viene protetta con un materiale isolante facilmente rimovibile.
Il trattamento si effettua in un’unica seduta.
Il trattamento domiciliare prevede una prima fase in cui si rilevano
le impronte delle arcate dentarie sulle quali poi vengono costruite
delle mascherine che si adattano perfettamente ai denti. Le mascherine
vengono poi consegnate al paziente insieme all’agente sbiancante
in formato di gel. Dopo aver pulito i denti, il gel viene messo
nella mascherina che viene poi applicata. Rimossi gli eccessi del
gel lo si lascia agire per tutta la notte. Il trattamento dura in
genere due settimane. Gli svantaggi del trattamento domiciliare
sono legate alla durata del trattamento e alla collaborazione del
paziente. Se la causa dell’alterazione cromatica è
intrinseca, gli agenti sbiancanti devono essere applicati all’interno
del canale radicolare, opportunamente pulito dai residui di tessuto
pulpare e successivamente chiuso. In questo caso la liberazione
di ossigeno può essere favorita dall’applicazione di
una fonte di calore. I materiali attualmente a disposizione permettono
di ottenere dei risultati assolutamente eccellenti e duraturi nel
tempo con possibilità di ripetere il trattamento a distanza
di tempo.
Odontoiatria
e disabili
Sotto il profilo prettamente odontoiatrico, il soggetto portatore
di handicap è un paziente come tutti gli altri, in considerazione
del fatto che le patologie dento-parodontali che può sviluppare
sono esattamente le medesime. Frequentemente però, la presenza
di menomazioni psico-fisiche o della motricità, rendono impossibile
qualsiasi tipo di trattamento ambulatoriale. Nel caso di soggetti
assolutamente non collaboranti alle cure odontoiatriche, si impone
il trattamento sotto narcosi (anestesia generale). L’atteggiamento
di cura quasi ossessivo dei genitori nei confronti della patologia
dominante, lasciando in secondo piano la salute di apparati apparentemente
di secondaria importanza, come la bocca, peggiora notevolmente la
situazione. A tutto questo, infine, va aggiunta la carenza di strutture
che si occupano in maniera elettiva delle cure odontoiatriche dei
soggetti portatori di handicap soprattutto non collaboranti.
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