MTM n°7
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 3 - Numero 1/2 - gen/apr 2004
Odontoiatria
 


Dott. Ernesto Iusi
Dott. Ernesto Iusi

Anno 3 - Numero 1/2
gen/apr 2004


Foto: casistica clinica Della Medical Team Polo Odontostomatologico
Trattamento Ambulatoriale
Prima del trattamento
Dopo il trattamento
Applicazione
della fonte di luce

Lo sbiancamento dentale
Del Dott. Eugenio Raimondo, perfezionato in parodontologia all’Università di Göteborg
e del Dott. Ernesto Iusi [nella foto] odontoiatra

Le cause di alterazione cromatica dei denti possono essere classificate in estrinseche ed intrinseche. Le prime agiscono sulla superficie esterna del dente per deposizione sullo smalto di sostanze pigmentate quali quelle contenute nel caffè, vino, the, liquerizia, tabacco e placca batterica. Le cause intrinseche agiscono all’interno dello smalto e della dentina per deposizione o incorporazione di sostanze pigmentate all’interno di queste strutture e si dividono, a loro volta, in sistemiche, se agiscono durante le fasi dello sviluppo dentale, e locali, quando sono secondarie a decomposizione del tessuto pulpare con produzione di numerosi prodotti di degradazione proteica pigmentati che permangono all’interno della camera pulpare e penetrano nei tubuli dentinali. Gli agenti sbiancanti più utilizzati sono il perossido di idrogeno [acqua ossigenata] in concentrazione pari al 35% e il perborato di sodio [facilmente reperibile in commercio come “Omino Bianco”] mescolato all’acqua ossigenata. Il principio d’azione è basato sulla liberazione di ossigeno che va ad ossidare e quindi a scolorire gli agenti pigmentanti presenti all’interno dei tubuli dentinali. Quando la causa dell’alterazione è estrinseca il trattamento può essere ambulatoriale, cioè eseguito dal professionista, oppure domiciliare, cioè eseguito a casa dal paziente. Nel trattamento professionale l’agente sbiancante viene applicato sul dente assicurandosi che l’intera superficie dello smalto sia coperta. Successivamente lo si sottopone alla luce ultravioletta che facilita la liberazione dell’ossigeno. La gengiva viene protetta con un materiale isolante facilmente rimovibile. Il trattamento si effettua in un’unica seduta.
Il trattamento domiciliare prevede una prima fase in cui si rilevano le impronte delle arcate dentarie sulle quali poi vengono costruite delle mascherine che si adattano perfettamente ai denti. Le mascherine vengono poi consegnate al paziente insieme all’agente sbiancante in formato di gel. Dopo aver pulito i denti, il gel viene messo nella mascherina che viene poi applicata. Rimossi gli eccessi del gel lo si lascia agire per tutta la notte. Il trattamento dura in genere due settimane. Gli svantaggi del trattamento domiciliare sono legate alla durata del trattamento e alla collaborazione del paziente. Se la causa dell’alterazione cromatica è intrinseca, gli agenti sbiancanti devono essere applicati all’interno del canale radicolare, opportunamente pulito dai residui di tessuto pulpare e successivamente chiuso. In questo caso la liberazione di ossigeno può essere favorita dall’applicazione di una fonte di calore. I materiali attualmente a disposizione permettono di ottenere dei risultati assolutamente eccellenti e duraturi nel tempo con possibilità di ripetere il trattamento a distanza di tempo.


Odontoiatria e disabili

Sotto il profilo prettamente odontoiatrico, il soggetto portatore di handicap è un paziente come tutti gli altri, in considerazione del fatto che le patologie dento-parodontali che può sviluppare sono esattamente le medesime. Frequentemente però, la presenza di menomazioni psico-fisiche o della motricità, rendono impossibile qualsiasi tipo di trattamento ambulatoriale. Nel caso di soggetti assolutamente non collaboranti alle cure odontoiatriche, si impone il trattamento sotto narcosi (anestesia generale). L’atteggiamento di cura quasi ossessivo dei genitori nei confronti della patologia dominante, lasciando in secondo piano la salute di apparati apparentemente di secondaria importanza, come la bocca, peggiora notevolmente la situazione. A tutto questo, infine, va aggiunta la carenza di strutture che si occupano in maniera elettiva delle cure odontoiatriche dei soggetti portatori di handicap soprattutto non collaboranti.