MTM n°11
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 4 - Numero 1 - gen/apr 2005
Sociale - Non profit
 





Anno 4 - Numero 1
gen/apr 2005

«No, morte,
non mi avrai.
Siccome sei necessaria, mi concedo, ma è un istante solo, non ti illudere».



Sono tutto tuo
Wojtyla, il carattere di un papa ambasciatore di pace
di Don Primo Martinuzzi

Tre atteggiamenti del Papa resteranno nella storia:
l’efficacia dei mezzi non violenti con i quali ha fatto cadere le tirannie;
il vigore nel mantenere la tensione verso la perfezione;
infine il modo in cui, quando era stanco,
si teneva con le due mani allo stesso ligneo
che portava la croce col corpo di Gesù tormentato.

 

 

 

 

L’attentato alla mia vita del 13.5.1981-annoterà nell’aggiunta del testamento nel 1982- ha in qualche modo confermato l’esattezza delle parole scritte». Da qui nasce l’emozione di sentirsi ora più di prima «totalmente nelle mani di Dio», affidato alla Madre sua. Uscire miracolosamente salvo dall’attentato [che gli costerà due interventi chirurgici e complessivamente tre mesi di convalescenza], ha significato per il Papa una determinazione ancor più radicale, in vista dell’approdo finale, quando questo sarà. «Desidero che tutto ciò che fa parte della mia vita terrena mi prepari a questo momento». La prospettiva della morte, per lui, va tenuta costantemente sotto gli occhi… Lui con la morte ha un rapporto fiero, avendola intravista più volte nel suo tragitto esistenziale; e ritenendosi quasi un sopravvissuto rispetto alla sua famiglia, ai suoi coetanei, la affronta come il gladiatore con la bestia. Questa si avvicina e lui non scappa. Allora la bestia indietreggia, gli dà un pò di tregua ma poi parte all’attacco su un altro fronte. E lui di nuovo pronto a resistere, a ricacciarla. La missione preme, i giovani svizzeri lo attendono, e in qualsiasi modo egli andrà. Ugualmente, va a Lourdes nell’agosto del 2004 per il 150º anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione [8/12/1854]. E poi a Loreto, il 5/9/2004, dove tra l’altro proclamerà beato anche il medico-sacerdote P. Pedro Tarres y Claret. Piegato, ma ci andrà. E l’abbiamo visto. Ce ne vorranno di assalti, fino al momento in cui anche il più esile filo di voce finirà strozzato... È proprio quell’ultimo Angelus del mercoledì dopo Pasqua il momento della svolta: non riuscendo a pronunciare parola come ardentemente desiderava, da un pugno sul leggio per espimere tutto ciò che aveva dentro. Nello stesso giorno la febbre si alza altissima per una infezione alle vie urinarie, ed in qualche giorno lo porta all’agonia finale. Allora capisce che alla bestia è riuscito di spezzare prima il passo, poi il respiro, poi la voce. Complici gli anni, l’aveva accerchiato. Ma dentro era vivo. Sotto le palpebre ha conservato fino alla fine i suoi occhi profondi, vivissimi. No, morte, non mi avrai. Siccome sei necessaria, mi concedo, ma è un istante solo, non ti illudere. Medici, non rintuzzatela oltre. «Lasciatemi andare al Signore», ha sussurrato. L’ho seguito e come se l’ho seguito, ora non desidero altro che incontrarlo. Faccia a faccia. Ti sia leggero quel velo, Padre Santo. [Dall’articolo di Dino Boffo, Avv. dell’ 8/4/2005]


TOTUS TUUS EGO SUM

Testamento del 6.3.1979
e aggiunte successive
pubblicato giovedì 7 aprile 2005

Nel Nome della Santissima Trinità. Amen.
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” [cf. Mt 24, 2]-queste parole mi ricordano l’ultima chiamata, che avverrà nel momento in cui il Signore vorrà. Desidero seguirLo e desidero che tutto ciò che fa parte della mia vita terrena mi prepari a questo momento. Non so quando esso verrà, ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della Madre del mio Maestro: Totus Tuus. Nelle stesse mani materne lascio tutto e Tutti coloro con i quali mi ha collegato la mia vita e la mia vocazione. In queste Mani lascio soprattutto la Chiesa, e anche la mia Nazione e tutta l’umanità. Ringrazio tutti. A tutti chiedo perdono. Chiedo anche la preghiera, affinché la Misericordia di Dio si mostri più grande della mia debolezza e indegnità.
Giovanni Paolo pp. II