Radicali
liberi e attività antiossidante
Finalmente si possono quantificare
di Luigi Guacci
È
noto ormai a tutti i medici che l’invecchiamento e la maggior
parte delle patologie sono, se non causati, certamente e negativamente
influenzati da processi chimici ossidativi, che si attuano con l'intermediazione
di molecole fortemente reattive: i Radicali Liberi. Questi si formano
nella cellula in seguito alle reazioni di ossido-riduzione necessarie
al suo metabolismo. La presenza di elettroni spaiati è responsabile
della tendenza di queste cattive molecole a interagire con qualsiasi
altra molecola con cui vengono a contatto all’interno della
cellula danneggiandola fino a sopprimerla. Da questa interazione
si formano i derivati o metaboliti reattivi dell’ossigeno
[reactive oxygen metabolites - Rom], i quali continuano a danneggiare
la cellula, che cerca di liberarsene riversandoli in circolo, dove
fanno altri danni. A questa azione così lesiva l’organismo
cerca di opporsi con altre sostanze, dette antiossidanti, che sono
sia endogene [proteine, ac. urico, bilirubina, colesterolo] che
esogene [ascorbati, tocoferoli, caroteni, bioflavanoidi ecc.]. Il
nostro organismo, quando in buona salute, è in grado di opporsi
al danno da radicali liberi, ma in particolari condizioni che ancora
non conosciamo del tutto la quantità di radicali liberi prodotti
è tale da minacciare fortemente l’integrità
delle cellule. In questo caso parliamo di stress ossidativo, cioè
una produzione o superproduzione di radicali liberi ed una insufficienza
dei sistemi antiossidanti.
Da
quanto detto appare evidente che sarebbe indispensabile poter conoscere
e valutare quantitativamente questi due sistemi contrapposti. Finora
l’unico metodo era la Electron Spin Resonance [Esr test],
un metodo molto sofisticato sia per la professionalità che
per le apparecchiature necessarie, non alla portata dei comuni laboratori
e quindi non adatto per ricerche e per la routine con elevato numero
di campioni. Del tutto recentemente però sono comparsi dei
metodi [fotometrici] per la quantificazione sia della parte pro-ossidante
che della parte anti-ossidante:
Il d-Roms test, non potendo dosare i radicali liberi, che sono intracellulari,
instabili e ad emivita brevissima, dosa gli idroperossidi, cioè
i prodotti dell’ossidazione espulsi dalla cellula, stabili,
proporzionali ai radicali liberi che li hanno generati e dosabili
nel plasma.
Altri tests [Oxy-Adsorbent test; Bap test; shp test] dosano le capacità
antiossidanti del plasma permettendoci di completare abbondantemente
la nostra valutazione dello stress ossidativo.
Già si vedono i primi lavori eseguiti con questi metodi:
ho trovato ad esempio una valutazione dell’effetto di una
terapia chelante sui radicali liberi, il rapporto fra cataratta
e stato ossidativo, il supporto alla chemioterapia nei tumori con
un integratore composto da vitamine, selenio, l-cisteina e acido
alfa-lipoico. Ho accennato a queste ricerche perchè appaia
chiaro come tali dosaggi interessino le più svariate condizioni
e non solo patologiche, anzi, a mio modestissimo parere, dovranno
diventare, data la semplicità di esecuzione, un test di routine
per tutti accanto alla glicemia, all’emocromo, al colesterolo
ecc. Ma per ora i dosaggi, almeno a Roma per quanto ne so, vengono
eseguiti solo dall’Istituto Superiore di Sanità.
Gli altri laboratori si doteranno di queste metodiche solo quando
i medici ne saranno informati e avranno recepito l’importanza,
che ancora non è stata valutata appieno, che hanno i radicali
liberi e che sarà sempre più chiara quando sarà
sviluppato l’uso di queste metodiche. Il laboratorio infatti
si attrezzerà quando cominceranno ad arrivare le richieste
dei medici.
luiguacci@virgilio.it
I
valori del D-Roms test
Valore di riferimento: 250-300 U.CARR
Valore di soglia border line : 300-320 U.CARR
Condizione di lieve stress ossidativo : 320-340 U.CARR
Condizione di stress ossidativo : 340-400 U.CARR
Condizione di forte stress ossidativo : 400-500 U.CARR
Fortissimo stress ossidativo : oltre 500 U.CARR
Valori inferiori a 250 U.CARR si possono riscontrare
in pazienti con trattamento cortisonico o antiossidante |
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