È
la confusione, l’incomunicabilità, la diffidenza,
l’odio, la guerra. L’uomo dimentica la originale
fratellanza. Uomini sensibili avvertono la necessità
di un idioma comune che impedisca la volontà di dominio,
la violenza espressiva di una nazione sull’altra. Numerosi
i tentativi ed altrettante le disillusioni. In questo clima
di speranze deluse ma non sopite, nel dicembre del 1878 Lejzer
Zamenhof, allora diciannovenne studente ginnasiale, presenta
la prima bozza di una lingua internazionale, che chiamerà
inizialmente Lingwe Uniwersala. Lejzer Zamenhof nasce il 15
dicembre 1859 a Bialystok. La città, un tempo lituana,
era allora sotto il governatorato russo di Grodno ed i suoi
abitanti erano di lingua polacca, russa, tedesca, yiddish
con evidenti difficoltà di intesa. Zamenhof realizza
la sua grande utopia: la creazione di una lingua di tutti
gli uomini e di nessuna nazione. Nel 1887 Zamenhof, divenuto
nel frattempo medico oftalmologo, pubblica la prima grammatica
della nuova lingua con il titolo di Internacia Lingvo [pr.
Internatzìa Lingvo].
L’«iniziatore», come Zamenhof amava definirsi,
scelse di firmare il libro con lo pseudonimo di Doktoro Esperanto
[dottore che spera]. Così, senza prevederlo, Zamenhof
inventa il nome che sarebbe rimasto legato alla sua lingua
per sempre: esperanto. Zamenhof tradusse in esperanto il suo
nome Lejzer in Lazaro e vi aggiunse come secondo nome Ludoviko.
L’autore della lingua internazionale esperanto, è
conosciuto in Esperantujo, la patria ideale degli esperantisti.
Oggi, dopo più di un secolo, l’ideale zamenhofiano
di un idioma comune, ponte tra le diverse lingue e culture,
non è più utopia. Gli esperantisti nel mondo
si contano a milioni e migliaia sono coloro che partecipano
all’Universala Kongreso de Esperanto, il congresso mondiale
che dal 1905 si svolge ogni anno in una nazione diversa. Vastissima
è la produzione letteraria e di studio, dai testi didattici
nelle varie lingue, alla produzione originale ed in traduzione
di opere di culture diverse. La Dia Komedio [pr. Dìa
Komedìo] è La Divina Commedia di Dante Alighieri
tradotta magistralmente in esperanto da Giovanni Peterlongo
ed edita dalla Siei con illustrazioni di Sandro Botticelli.
Ci sono biblioteche in vari Paesi. In Italia la Biblioteca-Archivio
di Esperanto si trova a Massa. Il catalogo delle pubblicazioni
è sul sito: www.uea.org/katalogo. Si possono ascoltare
programmi radiofonici dall’Australia, Brasile, Cina,
Corea, Cuba, Francia, Isole Canarie, Polonia, Rai Internazionale
dall’Italia, Svezia, Vaticano. Certo, come per tutte
le lingue, ci sono delle regole e dei vocaboli da apprendere;
tuttavia, come disse Lev Nikolaevic Tolstoj: «I sacrifici
che l’esperanto richiede sono così piccoli e
i risultati così grandi che non si può rifiutare
di fare questa prova». Noi vogliamo fare questa prova.
E vogliamo dire grazie al dottor Zamenhof. Dankon, doktoro
Esperanto! per averci ricordato che le utopie diventano vita
reale solo se ogni uomo realizza nel luogo della propria interiorità
il “non - luogo” dell’utopia.