MTM n°11
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 4 - Numero 1 - gen/apr 2005
Medicine complementari - Speciale Medicina Indiana
 




Anno 4 - Numero 1
gen/apr 2005

Riuscire a correggere
lo squilibrio prima
che la malattia
sia conclamata
è una delle caratteristiche fondamentali
della medicina ayurvedica

 


 



Significato di salute e malattia nell'Ayurveda
di Alberto Chiantaretto

Alberto Chiantaretto vive a Torino; medico specialista in chirurgia. Si è formato in medicina ayurvedica sotto la guida del Dott. Pankaj Naram a Mumbai, dove trascorre un periodo annuale di aggiornamento e di attività medica. È responsabile del Programma di Studi sulla Medicina Ayurvedica del CESMEO di Torino.

Già dal nome Ayurveda [sanscrito Ayur. longevità; veda:conoscenza, consapevolezza], la medicina tradizionale indiana, definitivamente sistematizzata in forma scritta attorno al primo secolo d.C. nella Carakasamhita e nella Susrutasamhita, dichiara i propri fini: aiutare l’uomo a conservare bene la vita il più a lungo possibile, con un approccio che oggi definiremmo complessivo perché preventivo oltre che curativo. Se complessivo è l’approccio alla salute, olistica è l’interpretazione filosofica e scientifica dell’uomo: anima, spirito, mente e corpo non sono entità separabili; gli elementi e le forze che costituiscono e regolano la natura sono le stesse che costituiscono e regolano la vita degli esseri viventi: Spazio, Aria, Acqua, Fuoco, Terra. Queste forze all’interno dell’organismo sono presenti come dosha [elementi costitutivi che possono diventare “morbigeni”]. Spazio e aria sono il dosha Vata, l’elemento dinamico, il movimento. Fuoco e acqua diventano Pitta, il principio della trasformazione energetica. Terra e Acqua sono il dosha Kapha, l’elemento conservativo. Vata regola la respirazione, la circolazione, la trasmissione dell’impulso nervoso, l’attività cardiaca, il movimento dell’intestino e di qualunque altro movimento nell’essere vivente. Pitta controlla le secrezioni gastrointestinali, le attività enzimatiche, la sintesi ormonale, la termoregolazione. Kapha è la stabilità della struttura corporea e l’attività di lubrificazione articolare.
Quindi: Vata: catabolismo; Pitta: metabolismo; Kapha: anabolismo. Ed è questa corrispondenza tra fisiopatologia ayurvedica e fisiopatologia scientifica a fare della medicina tradizionale indiana un sistema medico, vivo, efficace e capace di integrazione con la biomedicina dei nostri tempi.
Lo stato di benessere e di salute è determinato dall’equilibrio dei tre dosha; lo stato di alterazione di uno o più dosha determina lo scompenso che, se non curato e riportato in condizioni di equilibrio, dà origine al processo di malattia, fino al suo cronicizzarsi. Il riuscire a correggere lo squilibrio prima che la malattia sia conclamata è una delle caratteristiche fondamentali della medicina ayurvedica. Il medico deve quindi riportare l’organismo nell’equilibrio delle sue funzioni, abbassando il dosha elevato e innalzando il dosha ridotto, sempre mantenendo l’equilibrio complessivo dei dosha non alterati.
Due i tipi di intervento: terapie di risoluzione e terapie di alleviamento. Le prime, portano all’eliminazione dell’accumulo di prodotti dell’alterato metabolismo intestinale e delle tossine accumulate, mediante evacuazioni e purificazioni, cioè il pancakarma. Le terapie di alleviamento invece si articolano in: terapia [fitoterapia e terapie fisiche], alimentazione, regole e stili di vita. Ma la prima terapia avviene con l’alimentazione: ci si nutre a seconda della propria costituzione e dello stato di equilibrio dei dosha. Un eccesso di pitta a livello dello stomaco [gastrite], deve contemplare l’uso di alimenti e di spezie raffreddanti [dieta non acida, no peperoncino, no zenzero].
Il massaggio [abhyanga] e le terapie fisiche comportano l’utilizzo di oli medicati che vengono veicolati attraverso la pelle ed esercitano la loro azione all’interno dei tessuti e sui vari organi Le regole di vita riguardano le modalità di alimentazione, le regole stagionali, l’esercizio fisico, lo yoga.