Significato
di salute e malattia nell'Ayurveda
di Alberto Chiantaretto
Alberto Chiantaretto vive a Torino;
medico specialista in chirurgia. Si è formato in medicina
ayurvedica sotto la guida del Dott. Pankaj Naram a Mumbai, dove
trascorre un periodo annuale di aggiornamento e di attività
medica. È responsabile del Programma di Studi sulla Medicina
Ayurvedica del CESMEO di Torino.
Già dal nome Ayurveda [sanscrito
Ayur. longevità; veda:conoscenza, consapevolezza], la medicina
tradizionale indiana, definitivamente sistematizzata in forma scritta
attorno al primo secolo d.C. nella Carakasamhita e nella Susrutasamhita,
dichiara i propri fini: aiutare l’uomo a conservare bene la
vita il più a lungo possibile, con un approccio che oggi
definiremmo complessivo perché preventivo oltre che curativo.
Se complessivo è l’approccio alla salute, olistica
è l’interpretazione filosofica e scientifica dell’uomo:
anima, spirito, mente e corpo non sono entità separabili;
gli elementi e le forze che costituiscono e regolano la natura sono
le stesse che costituiscono e regolano la vita degli esseri viventi:
Spazio, Aria, Acqua, Fuoco, Terra. Queste forze all’interno
dell’organismo sono presenti come dosha [elementi costitutivi
che possono diventare “morbigeni”]. Spazio e aria sono
il dosha Vata, l’elemento dinamico, il movimento. Fuoco e
acqua diventano Pitta, il principio della trasformazione energetica.
Terra e Acqua sono il dosha Kapha, l’elemento conservativo.
Vata regola la respirazione, la circolazione, la trasmissione dell’impulso
nervoso, l’attività cardiaca, il movimento dell’intestino
e di qualunque altro movimento nell’essere vivente. Pitta
controlla le secrezioni gastrointestinali, le attività enzimatiche,
la sintesi ormonale, la termoregolazione. Kapha è la stabilità
della struttura corporea e l’attività di lubrificazione
articolare.
Quindi: Vata: catabolismo; Pitta: metabolismo; Kapha: anabolismo.
Ed è questa corrispondenza tra fisiopatologia ayurvedica
e fisiopatologia scientifica a fare della medicina tradizionale
indiana un sistema medico, vivo, efficace e capace di integrazione
con la biomedicina dei nostri tempi.
Lo stato di benessere e di salute è determinato dall’equilibrio
dei tre dosha; lo stato di alterazione di uno o più dosha
determina lo scompenso che, se non curato e riportato in condizioni
di equilibrio, dà origine al processo di malattia, fino al
suo cronicizzarsi. Il riuscire a correggere lo squilibrio prima
che la malattia sia conclamata è una delle caratteristiche
fondamentali della medicina ayurvedica. Il medico deve quindi riportare
l’organismo nell’equilibrio delle sue funzioni, abbassando
il dosha elevato e innalzando il dosha ridotto, sempre mantenendo
l’equilibrio complessivo dei dosha non alterati.
Due i tipi di intervento: terapie di risoluzione e terapie di alleviamento.
Le prime, portano all’eliminazione dell’accumulo di
prodotti dell’alterato metabolismo intestinale e delle tossine
accumulate, mediante evacuazioni e purificazioni, cioè il
pancakarma. Le terapie di alleviamento invece si articolano in:
terapia [fitoterapia e terapie fisiche], alimentazione, regole e
stili di vita. Ma la prima terapia avviene con l’alimentazione:
ci si nutre a seconda della propria costituzione e dello stato di
equilibrio dei dosha. Un eccesso di pitta a livello dello stomaco
[gastrite], deve contemplare l’uso di alimenti e di spezie
raffreddanti [dieta non acida, no peperoncino, no zenzero].
Il massaggio [abhyanga] e le terapie fisiche comportano l’utilizzo
di oli medicati che vengono veicolati attraverso la pelle ed esercitano
la loro azione all’interno dei tessuti e sui vari organi Le
regole di vita riguardano le modalità di alimentazione, le
regole stagionali, l’esercizio fisico, lo yoga.
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