MTM n°12
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 4 - Numero 2 - mag/ago 2005
Cultura - Percorsi medici
 



Vito Scalisi


Anno 4 - Numero 2
mag/ago 2005


 

Scienza, partita a scacchi con la morte
Scienziati di Pittsburgh inducono la morte clinica negli animali e li resuscitano dopo tre ore
di Vito Scalisi

Ricerca e medicina scientifica viaggiano ormai da anni a ritmi vertiginosi. Ad un surplus di sperimentazioni da laboratorio, i cui confini di applicazione appaiono ancora estremamente labili e privi di una universale regolamentazione, corrisponde un lento percorso di appropriazione di significati teorici in grado di svelare nuove strutture semantiche e relazionali esistenti nel rapporto tra la vita e la morte, sufficienti a gettare nella contraddizione interi sistemi di valori giudicati sino ad oggi acquisizioni indubitabili del genere umano. Sottolineare l’efficacia e l’importanza di preservare tali sistemi di valori è stato il compito forsennato su cui hanno costruito il loro potere regimi e dittature del passato e su cui fondano la sopravvivenza istituzioni politiche, religiose ed economiche di oggi. Quanto compiuto qualche mese fa da alcuni ricercatori di Pittsburg e riportato da Repubblica.it, rappresenta forse il limite più alto raggiunto nel tentativo di privare la morte delle sue credenziali escatologiche: «Riportare in vita un gruppo di cani dopo aver verificato per tre ore l’assenza di qualunque segnale nei loro corpi».
L’istituzione che sta dietro questa ricerca ai limiti della realtà è il Safar Center for Resuscitation Research, fondato da Peter J. Safar, universalmente riconosciuto come l’inventore della respirazione bocca a bocca e della rianimazione cardiopolmonare. Gli scienziati di Pittsburgh hanno preso un gruppo di cani, ne hanno svuotato le vene del sangue presente, sostituendolo con una soluzione salina a 7 gradi centigradi di temperatura inducendo infine gli animali ad uno stato di morte apparente. Dopo tre ore in queste condizioni, hanno ripompato il sangue nel corpo delle bestie che, stimolate con elettroshock e ossigeno per rimettere in moto cuore e polmoni, hanno ripreso a vivere, apparentemente senza alcun danno agli organi vitali. Mentre già alcune organizzazioni animaliste hanno espresso il loro rifiuto nei confronti di questo genere di studi, queste sperimentazioni piacciono di più ai vertici militari che in questa tecnica hanno visto la possibilità di iniettare la soluzione gelata nelle vene di soldati seriamente feriti e lasciarli inerti a lungo, in attesa di soccorsi, senza che i loro organi vitali risultino compromessi. Ma c’è già chi teme usi meno ortodossi del sistema: qualcuno in cerca di esperienze forti potrebbe infatti sottoporsi deliberatamente al trattamento per un viaggio di tre ore nell’aldilà. Il percorso per fortuna è ancora lungo e bisognerà attendere almeno fino al 2015 per verificare le reali implicazioni di tali esperimenti, data indicata dagli scienziati per l’inizio della sperimentazione sull’uomo.


Linea mortale, l’aldilà a portata di scienza
Linea mortale torna d’attualità dopo il recente esperimento effettuato da scienziati di Pittsburgh. Il film del 1990, diretto da Joel Schumacher, narra le vicende di un gruppo di studenti di medicina che sperimentano su se stessi la morte indotta chimicamente con l’unico scopo di provare l’esistenza dell’aldilà. Il titolo originale del film, Flatliners, deriva dal termine inglese flatline, linea piatta. Questa linea viene visualizzata sulla strumentazione medica collegata ad un paziente quando il cuore di quest’ultimo si ferma. La trama narra di gruppo di amici dell’università intenti in un controverso esperimento scientifico. L’idea è semplice, provocare la morte tramite forti dosi di medicinali e resuscitare, grazie alla scienza, per poi raccontare agli altri la propria esperienza nell’aldilà. Ognuno nel gruppo partecipa per la voglia di sperimentare e poco per volta diventa una sorta di scommessa a chi resterà morto più a lungo. Ma dopo poco tempo il gruppo si trova a fare i conti con oscure presenze, a volte violente, come nel caso di Nelson, che sembrano volerli punire per eventi del loro passato.