MTM n°13
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 4 - Numero 3 - set/dic 2005
Ambiente
 



Anno 4 Numero 3
set/dic 2005

 

 





Radon, killer
di Giancarlo Torri

Il radon è un componente gassoso della nostra atmosfera. Viene prodotto per decadimento radioattivo dal radio che a sua volta proviene dall’uranio. L’uranio è presente fin dai tempi della formazione della terra in concentrazioni diverse in tutti i tipi di terreni e di rocce. Come elemento gassoso si libera dai granuli di terreno e roccia e diffonde nell’atmosfera. In aria aperta si diluisce rapidamente, ma nei luoghi chiusi [case, scuole, uffici, ecc] si accumula e può raggiungere in alcuni casi concentrazioni che sono ritenute pericolose per la salute. Essendo anch’esso radioattivo produce a sua volta altri elementi [detti anche figli del radon] che, inalati, si fissano all’interno dell’apparato polmonare causando un irraggiamento dei tessuti. In particolari circostanze e in funzione della concentrazione di radon viene aumentata la probabilità di insorgenza di un tumore polmonare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato il radon come agente cancerogeno fin dal 1988. Alla esposizione al radon è attribuita la seconda causa di decessi per tumore polmonare dopo il fumo.
In Italia il 5 -20% dei casi di tumore polmonare è attribuito al radon.
Negli anni 70-90 molti paesi hanno condotto indagini per conoscere l’entità del fenomeno. L’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici [Apat] e l’Istituto Superiore della Sanità [Iss] hanno condotto, in collaborazione con tutte le regioni, un’indagine nazionale su un campione rappresentativo di abitazioni. Tale indagine ha consentito una prima valutazione del fenomeno: la concentrazione media italiana è risultata di circa 70 Bq/m3 [Becquerel per metrocubo, unità di misura della concentrazione di radon] con una situazione diversificata da regione e regione. Campania, Friuli, Lazio e Lombardia sono le regioni in cui, mediamente, la concentrazione è risultata più elevata.
Il nodo centrale del problema è tuttavia l’individuazione dei singoli edifici in cui la concentrazione di radon può rappresentare un rischio eccessivo per gli occupanti e la loro eventuale bonifica: è, infatti, possibile risanare un edificio, sono centinaia di migliaia, nel mondo, gli edifici bonificati o costruiti con criteri anti-radon. Ma quando un rischio radon diventa eccessivo?
A tale proposito si può far riferimento a dei livelli di concentrazione, ma bisogna distinguere tra abitazioni e luoghi di lavoro [in virtù del fatto che nelle abitazioni si trascorre mediamente un tempo maggiore]. Per le abitazioni, in assenza di una normativa nazionale, si può fare riferimento alla Raccomandazione Europea 143/90 Euratom in cui sono riportati due distinti valori: 400 Bq/m3 per le abitazioni esistenti e 200 Bq/m3 per le abitazioni da costruire, come parametro di progetto. Per i luoghi di lavoro esiste, invece, una specifica normativa italiana, peraltro non ancora completamente attuata, nella quale è fissato un primo livello di intervento pari a 500 Bq/m3.
Molti paesi sono impegnati nell’individuazione delle aree del proprio territorio in cui il fenomeno è più incisivo in termini di numero di edifici con elevate concentrazioni di radon. Tale operazione definita “mappatura”, è riconosciuta quale utile strumento per la definizione di opportune strategie di intervento, per concentrare energie e risorse con lo scopo di cercare e identificare i singoli edifici soggetti ad elevate concentrazioni di radon. In Italia, sugli ambienti di lavoro le regioni sono state incaricate di eseguire queste mappature e molte di esse stanno già operando, anche in assenza di specifiche indicazioni sulle modalità di esecuzione delle indagini che dovevano essere prodotte proprio dalla completa applicazione della normativa. I primi risultati cominciano a essere prodotti.

Per saperne di più è possibile rivolgersi alle Agenzie Regionali e Provinciali per la Protezione dell’Ambiente ARPA APPA. Inquinamento Indoor
http://www.apat.gov.it


Un problema ancora sottovalutato
Con il Decreto Legislativo n.241/00, pubblicato nell’agosto 2000, è stato introdotto l’obbligo per l’esercente di controllare la concentrazione di radon in aria in tutti i luoghi di lavoro sotterranei (lettera a) -art. 10 bis) ed in tutti i luoghi di lavoro in superficie qualora questi ultimi siano presenti in “aree a rischio” (lettera b) -art. 10 bis) ampliando di fatto il campo di azione della norma radioprotezionistica. Ma, nonostante il riconoscimento della problematica da parte delle istituzioni, la questione Radon continua ad essere sottovalutata. Nel 1988 infatti il radon è stato classificato dal WHO-IARC [Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità] un agente cancerogeno di Gruppo 1 [con evidenza scientifica di cancerogenicità sugli umani]; il radon inoltre è il secondo agente di rischio di induzione di cancro polmonare, dopo il fumo di tabacco. L’Italia in particolare è caratterizzata, come stimato da un’indagine svolta dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale [ANPA ora APAT], da una concentrazione di radon indoor circa doppia rispetto a quella media mondiale. Tra le azioni di carattere normativo, parallelamente al recepimento della Direttiva 96/29/EURATOM con il suddetto Decreto Legislativo n.241/00, il Ministero della Salute ha ordinato l’istituzione di una Commissione nell’ambito della quale un gruppo di lavoro ha predisposto il «Piano Nazionale Radon», un documento strategico da attuare nell’ambito delle azioni previste dal Piano Sanitario Nazionale. Tale Piano ha avuto approvazione dal Consiglio Superiore di Sanità e anche dalla Conferenza Stato-Regioni, ma attende ormai da anni la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per problemi, si afferma, legati allo stanziamento di fondi.
MTM