I
nuovi PRICK TEST le prove allergiche in età pediatrica
di Andrea Mussari
Il
prick test è tra i test allergologici quello maggiormente
usato in campo pediatrico per la sua elevata efficienza ed accuratezza,
per la semplicità nella esecuzione e nella interpretazione,
per i costi modesti e il rischio quasi nullo di effetti collaterali.
Il prick test realizza una reazione immediata cutanea di tipo IgE
mediato: le IgE di membrana adese alla superficie dei mastociti
[nel bambino sensibile], a contatto con l’allergene che viene
testato, causano la liberazione di istamina e altre sostanze vasoattive
responsabili di vasodilatazione e di uno stravaso di plasma a cui
corrisponde la comparsa di un pomfo e di un eritema.
Per eseguire un prick test si pone una goccia di estratto allergenico
standardizzato sulla faccia volare dell’avambraccio e, attraverso
questa goccia, si punge la cute con una apposita lancetta monouso
sterile [tipo Morrow-Brown che penetra per 1 mm nella cute]; dopo
circa 60 secondi si asporta la goccia e dopo 15 minuti si valuta
la comparsa di una reazione caratterizzata da un pomfo con alone
eritematoso e prurito. Una tecnica alternativa prevede l’uso
di una lancetta con punta più lunga che, inclinata a 45°,
solleva la cute in corrispondenza della goccia di estratto allergenico;
in entrambe le circostanze non si deve provocare la fuoriuscita
di sangue. Bisogna sempre aggiungere un controllo positivo della
reazione [istamina cloridrato 10 mg/ml] e un controllo negativo
[soluzione diluente l’estratto allergenico].
I prick test possono essere eseguiti a qualsiasi età: infatti
a partire dal compimento del primo mese di vita inizia ad essere
presente una certa reattività cutanea nei confronti della
istamina; tuttavia il bambino piccolo può presentare reazioni
cutanee più limitate per un minor numero di mastociti presenti
nella cute, per un ridotto numero di recettori per le IgE presenti
su queste cellule e un diminuito rilascio di mediatori. Le uniche
controindicazioni all’esecuzione dei prick test sono rappresentate
dal dermografismo o da lesioni cutanee nella sede dove deve essere
eseguito il test. Inoltre alcuni farmaci possono ridurre la reattività
cutanea, in particolare gli antistaminici che andrebbero sospesi
circa 15 giorni prima e i cortisonici topici se applicati nelle
sedi dove viene eseguito il test.
Il prick test è considerato positivo quando il diametro medio
del pomfo è maggiore di 3 mm [o l’area>7 mm2]; un
ulteriore parametro di valutazione è lo skin index, ovvero
il rapporto tra il diametro medio del pomfo indotto dall’allergene
e di quello da istamina: lo skin index infatti permette di superare
le variazioni nelle dimensioni del pomfo legate all’età.
Alcuni allergeni alimentari, in particolare vegetali, presentano
una particolare labilità che può portare alla perdita
di frazioni antigeniche durante il processo di preparazione industriale
degli estratti; per ovviare a questo problema si possono testare
direttamente gli alimenti freschi, mediante una tecnica denominata
prick by prick. Tale metodica consiste nel pungere la cute attraverso
una goccia di un alimento liquido [es. latte vaccino fresco] o,
in caso di alimenti solidi, nel pungere la cute con una lancetta
che precedentemente ha toccato l’alimento da testare. I prick
by prick sono estremamente affidabili, infatti esiste una correlazione
tra positività del test cutaneo e del test di scatenamento
del 91.7%, contro il 58.8% dei prick eseguiti con estratti commerciali.
Le principali indicazioni al prick test sono l’asma e la rinocongiuntivite
primaverile; inoltre la bronchite asmatiforme dell’età
prescolare, dove permette di prevedere se il bambino svilupperà
un’asma allergica nell’età della scuola [prick
positivo] o se crescendo non presenterà più broncospasmo
[prick negativo]. Un’altra situazione nella quale il prick
test può essere utile è la dermatite atopica del lattante,
dove la positività verso latte o uovo dà un orientamento
prognostico [evoluzione in asma] e suggerisce di iniziare da subito
una profilassi ambientale per l’acaro. Nell’orticaria
invece il prick test non è quasi mai utile, perché
solo una minima parte riconosce una patogenesi IgE mediata e in
questi casi l’alimento scatenante è spesso già
identificabile nella storia clinica. Nelle vere allergie alimentari
il prick test conferma la reattività verso un alimento e
permette nel tempo di poter valutare l’eventuale acquisizione
della tolleranza.
Nonostante l’esecuzione del prick test, sia dal punto di vista
tecnico, banale, è bene che venga eseguito solo da personale
qualificato, in grado di interpretare correttamente i risultati
e prendere le decisioni terapeutiche opportune. Inoltre, sebbene
reazioni indesiderate sistemiche siano estremamente rare, il medico
deve essere pronto, per competenza e per disponibilità di
farmaci e strumentario adatto, ad affrontare situazioni di emergenza
quali lo shock anafilattico.
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