MTM n°16
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 6 - Numero 1 - dic/mar 2007
Allergie
 


Andrea Mussari
Andrea Mussari
Specializzato in Pediatria
Dirigente Medico presso l’Unità Operativa di Pediatria dell’Ospedale di Adria (RO)


Anno 6 - Numero 1
dic/mar 2007

 

I prick test possono essere eseguiti a qualsiasi età: infatti a partire dal compimento del primo mese di vita inizia ad essere presente una certa reattività cutanea nei confronti della istamina




I nuovi PRICK TEST le prove allergiche in età pediatrica

di Andrea Mussari

testIl prick test è tra i test allergologici quello maggiormente usato in campo pediatrico per la sua elevata efficienza ed accuratezza, per la semplicità nella esecuzione e nella interpretazione, per i costi modesti e il rischio quasi nullo di effetti collaterali. Il prick test realizza una reazione immediata cutanea di tipo IgE mediato: le IgE di membrana adese alla superficie dei mastociti [nel bambino sensibile], a contatto con l’allergene che viene testato, causano la liberazione di istamina e altre sostanze vasoattive responsabili di vasodilatazione e di uno stravaso di plasma a cui corrisponde la comparsa di un pomfo e di un eritema.
Per eseguire un prick test si pone una goccia di estratto allergenico standardizzato sulla faccia volare dell’avambraccio e, attraverso questa goccia, si punge la cute con una apposita lancetta monouso sterile [tipo Morrow-Brown che penetra per 1 mm nella cute]; dopo circa 60 secondi si asporta la goccia e dopo 15 minuti si valuta la comparsa di una reazione caratterizzata da un pomfo con alone eritematoso e prurito. Una tecnica alternativa prevede l’uso di una lancetta con punta più lunga che, inclinata a 45°, solleva la cute in corrispondenza della goccia di estratto allergenico; in entrambe le circostanze non si deve provocare la fuoriuscita di sangue. Bisogna sempre aggiungere un controllo positivo della reazione [istamina cloridrato 10 mg/ml] e un controllo negativo [soluzione diluente l’estratto allergenico].
I prick test possono essere eseguiti a qualsiasi età: infatti a partire dal compimento del primo mese di vita inizia ad essere presente una certa reattività cutanea nei confronti della istamina; tuttavia il bambino piccolo può presentare reazioni cutanee più limitate per un minor numero di mastociti presenti nella cute, per un ridotto numero di recettori per le IgE presenti su queste cellule e un diminuito rilascio di mediatori. Le uniche controindicazioni all’esecuzione dei prick test sono rappresentate dal dermografismo o da lesioni cutanee nella sede dove deve essere eseguito il test. Inoltre alcuni farmaci possono ridurre la reattività cutanea, in particolare gli antistaminici che andrebbero sospesi circa 15 giorni prima e i cortisonici topici se applicati nelle sedi dove viene eseguito il test.
Il prick test è considerato positivo quando il diametro medio del pomfo è maggiore di 3 mm [o l’area>7 mm2]; un ulteriore parametro di valutazione è lo skin index, ovvero il rapporto tra il diametro medio del pomfo indotto dall’allergene e di quello da istamina: lo skin index infatti permette di superare le variazioni nelle dimensioni del pomfo legate all’età.
Alcuni allergeni alimentari, in particolare vegetali, presentano una particolare labilità che può portare alla perdita di frazioni antigeniche durante il processo di preparazione industriale degli estratti; per ovviare a questo problema si possono testare direttamente gli alimenti freschi, mediante una tecnica denominata prick by prick. Tale metodica consiste nel pungere la cute attraverso una goccia di un alimento liquido [es. latte vaccino fresco] o, in caso di alimenti solidi, nel pungere la cute con una lancetta che precedentemente ha toccato l’alimento da testare. I prick by prick sono estremamente affidabili, infatti esiste una correlazione tra positività del test cutaneo e del test di scatenamento del 91.7%, contro il 58.8% dei prick eseguiti con estratti commerciali.
Le principali indicazioni al prick test sono l’asma e la rinocongiuntivite primaverile; inoltre la bronchite asmatiforme dell’età prescolare, dove permette di prevedere se il bambino svilupperà un’asma allergica nell’età della scuola [prick positivo] o se crescendo non presenterà più broncospasmo [prick negativo]. Un’altra situazione nella quale il prick test può essere utile è la dermatite atopica del lattante, dove la positività verso latte o uovo dà un orientamento prognostico [evoluzione in asma] e suggerisce di iniziare da subito una profilassi ambientale per l’acaro. Nell’orticaria invece il prick test non è quasi mai utile, perché solo una minima parte riconosce una patogenesi IgE mediata e in questi casi l’alimento scatenante è spesso già identificabile nella storia clinica. Nelle vere allergie alimentari il prick test conferma la reattività verso un alimento e permette nel tempo di poter valutare l’eventuale acquisizione della tolleranza.
Nonostante l’esecuzione del prick test, sia dal punto di vista tecnico, banale, è bene che venga eseguito solo da personale qualificato, in grado di interpretare correttamente i risultati e prendere le decisioni terapeutiche opportune. Inoltre, sebbene reazioni indesiderate sistemiche siano estremamente rare, il medico deve essere pronto, per competenza e per disponibilità di farmaci e strumentario adatto, ad affrontare situazioni di emergenza quali lo shock anafilattico.