I tumori della vescica
di Dario Femminella dariofeminella@tiscali.it
La
vescica è un organo adibito alla raccolta delle urine, alloggiato
all’interno del bacino e costituita da una struttura di supporto
muscolare rivestita da mucosa. In essa i condotti provenienti dai
reni , gli ureteri, convogliano le urine. Dalla vescica le urine
raggiungono l'esterno attraverso un altro condotto denominato uretra.
Le pareti interne di tutto l’apparato urinario sono rivestite
da uno strato di cellule speciali definito epitelio transizionale
o uroteliale. Esso è un epitelio molto specializzato con
un turnover molto lento che, tuttavia, ha la particolarità
di rigenerarsi velocemente nei casi di insulto lesivo.
Il primum movens di un tumore vescicale è da ricercare nei
prodotti escreti nelle urine che a contatto con la mucosa inducono,
in concorso con altri fattori di rischio la cancerogenesi. Tra le
molecole più indiziate troviamo le amine aromatiche o nitrosamine
che vengono facilmente assorbite dalla mucosa e dalla cute e attraverso
un’azione metabolizzante e attivante del fegato vengono eliminate
nelle vie urinarie. Le nitrosamine possono anche avere una genesi
endovescicale ad opera di batteri stanziali che utilizzano i nitrati
urinari come substrato. In alcuni casi, soprattutto durante le infezioni
da schistosomiasi [malattia provocata dalla presenza di un parassita
nell’acqua potabile], predomina l’insorgenza di tumori
maligni a cellule squamose [ il 5% del totale].
Nel fegato esistono enzimi come la N-acetiltrasferasi la glutatione
transferasi, con una attività variabile, capaci di inattivare
le sostanze cancerogene. Tra i principali fattori di rischio del
tumore vescicale troviamo il fumo di sigaretta , per la liberazione
di sostanze come la 2-naftilamina e il 4 -aminodifenile sulle quali
incide anche il tempo di esposizione o l’età del paziente.
Le differenze legate al sesso che vedono una prevalenza dell’insorgenza
del tumore vescicale nell’uomo, sembrerebbero da mettersi
in relazione all’esposizione lavorativa. Un innalzamento del
picco di incidenza è da rilevarsi anche nei soggetti esposti
a radiazioni ionizzanti: in primis delle pazienti trattate con radioterapia
per cancro della cervice uterina.
I tumori della vescica per il 90% sono costituiti da cellule uroteliali
e per il 5% da cellule squamose. Rari sono anche gli adenocarcinomi.
I tumori vescicali si dividono, grosso modo, in due gruppi: quelli
detti "superficiali", chiamati anche "papillomi"
o "polipi" della vescica e quelli "infiltranti"
o invasivi. Entrambi sono tumori maligni, anche se la malignità
della lesione superficiale è di basso grado.
TUMORE VESCICALE SUPERFICIALE
Sebbene non si parli molto del tumore della vescica, esso non è
affatto una malattia rara. Infatti si registrano ogni anno circa
50.000 nuovi casi nei soli Stati Uniti. Il tumore superficiale della
vescica è invece rara nei pazienti con età inferiore
ai 40 anni, mentre ha uno speciale picco di incidenza intorno alla
sesta e settima decade di vita. È più frequente nell'uomo
rispetto alla donna. Altri fattori di rischio sono il fumo ed i
coloranti dell’industria.
SEGNI E SINTOMI
L'ematuria è spesso l'unico segno rivelatore di una lesione
tumorale a sede vescicale superficiale. Tuttavia non sempre è
vero che il sangue nelle urine indica la presenza di lesione neoplastica.
I casi più frequenti di ematuria microscopica non devono
procurare falsi allarmi soprattutto nei pazienti giovani, per i
quali l’insorgenza della malattia maligna è più
rara. Tali pazienti dovrebbero essere inviati innanzitutto dal nefrologo
se la microematuria è confermata e soprattutto se ad essa
si associa proteinuria [perdita di proteine con le urine], ipertensione
arteriosa, alterazioni anatomo-funzionali dei reni [come l’aumento
della creatininemia]. Invece i soggetti anziani, con test positivo
all’ematuria devono essere sottoposti ad accurate indagini
morfologiche a meno che l’ematuria non sia attribuibile a
patologie infiammatorie note e documentabili. I pazienti maschi
di età compresa tra i 55 ed i 75 anni, fumatori o ex-fumatori,
con anamnesi positiva per esposizione a cancerogeni uroteliali sono
i soggetti da sottoporre a o screening di massa con stick per la
microematuria. Tale studio impiegato su popolazione selezionata
può assumere un elevato valore costo-efficacia. Infatti,
nel sospetto di lesione neoplastica, al test di screening positivo
per ematuria, possono seguire indagini strumentali più approfondite
TUMORE VESCICALE INFILTRANTE
Il tumore vescicale superficiale dopo il trattamento può
andare incontro a due processi separati ma in rapporto tra loro:
la recidiva e la progressione della malattia verso uno stadio superiore.
In generale la recidiva si verifica nel 50% - 70% dei casi, mentre
la progressione della malattia solo nel 15% dei casi.
Tra i fattori di rischio del tumore infiltrante troviamo gli stessi
agenti del tumore vescicale superficiale: le amine aromatiche, le
sostanze di derivazione del fumo del tabacco, i coloranti industriali.
Anche la fenacetina [ analgesici], il consumo di caffè e
l’infezione da Schistosoma haematobium sembrano direttamente
correlati a tale patologia. In particolare l’infezione da
Schistosoma haematobium e l’irritazione vescicale cronica
sembra correlata al tumore a cellule squamose. Le alterazioni del
gene oncosoppressore p53 [ sul cromosoma 17p] rappresentano i mutamenti
più frequentemente riscontrati in generale nei tumori maligni
umani e quindi si ritrovano anche nel caso del tumore invasivo della
vescica.
Istologicamente il tumore vescicale infitrante è per il 90%
costituito da cellule a transizione, per il 2 % da adenocarcinomi,
per la restante parte è costituito da tumori a cellule squamose.
Quest’ultimo tumore è spesso associato ad infezioni,
ad irritazioni croniche come da cateterismi ripetuti della vescica.
SEGNI E SINTOMI
Tra i segni più frequenti iniziali ritroviamo l’ematuria
macro- o microscopica, accompagnata o meno da sintomi di irritabilità
vescicale, fra i sintomi più avanzati il dolore al fianco,
il dolore osseo ed il calo ponderale.
Il tumore infiltrante è considerato quello che abbia superato
gli strati superficiali mucosi della parete e che quindi infiltra
la muscolatura parietale vescicale o gli strati periviscerali.
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