Il rapporto medico/paziente nella cultura orientale
Ayurveda: la scienza dell’autoguarigione
di Caterina Carloni
Secondo una delle più recenti direttive emanate
dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità, il concetto di benessere non può essere
limitato ad uno stato di assenza di sintomi
conclamati, ma deve coinvolgere tutti
gli aspetti della vita umana: fattori fisici, psichici,
sociali e spirituali. Statisticamente, la
quasi metà della popolazione occidentale si
rivolge oggi alle cosiddette medicine non
convenzionali a causa di un’insoddisfazione
legata ai troppi farmaci e allo scarso rapporto
medico-paziente.
Nel panorama delle scuole di medicina tramandate
dalla Storia e dalla Cultura dell’Oriente,
l’Ayurveda, quale sistema di cura olistico
e integrato, si distingue per semplicità
e saggezza.
Il termine Ayurveda significa “Scienza della
vita” e risale ad almeno 5000 anni fa. I suoi
presupposti teorici risiedono nei Veda, la più
antica letteratura esistente al mondo, e il suo
fine è quello di fornire una guida a coloro che
cercano una più grande armonia, pace e
longevità.
La Terapia Ayurvedica prevede notoriamente
un approccio centrato sulla persona e sulle
esigenze psicofisiche individuali. Mente e
corpo sono infatti considerati elementi inscindibili
dell’essere umano, ed entrambi
partecipano tanto al processo di insorgenza
della malattia quanto al percorso terapeutico
di risanamento e di riequilibrio dei cosiddetti
“dosha”, i tre principi fondamentali
che governano tutte le funzioni biologiche,
psicologiche e fisiopatologiche di corpo,
mente e coscienza. Orientato alla comprensione
del vissuto esistenziale individuale, il
medico ayurvedico utilizza l’osservazione,
l’introspezione e l’esperienza per stabilire
con il paziente una sintonia profonda ed empatica
e favorire così lo sviluppo delle sue risorse
di autoguarigione.
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