MTM n°18
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 6 - Numero 3 - ott/dic 2007
Dibattito
 


Piera D'Ottavio
Piera D'Ottavio
Operatrice volontaria dell’associazione onlus Banca del Tempo. Ha pubblicato un romanzo autobiografico nel 1995


Anno 6 - Numero 3
ott/dic 2007

 

Ce l’avevo fatta, ero viva, come una bambola rotta, ma viva e ancora da amare. Avevo una gran forza e voglia di vivere e con quegli occhi prima di bambina e poi di adolescente, ti ho pregato di aiutarmi




Non mi escludere dalla tua vita
La storia di chi grazie all’amore e alla tenacia è riuscita a vivere una “vita normale”

di Piera D'Ottavio

ManiForse sono queste le parole che mia madre lesse nei miei occhi di neonata perchè facessi parte della sua vita nonostante la mia diversità.
Mi accolse così, semplicemente, come si coglie un bel fiore anche se non profuma, un cucciolo randagio imperfetto ma tenero e da quel giorno, mi ha amata tanto, più di se stessa.
Angioma questa fu la diagnosi da parte del medico che mi visitò dopo la nascita. Non una forma semplice e contenuta. Continuava ad estendersi velocemente e fu un medico di Bologna che iniziò a praticare sulla parte malata cicli di roengtenterapia ripetuti periodicamente. L’esito portò ad una grave radiodermite ulcerativa acuta,[la giustificazione medica che diedero fu che se non fossi stata sottoposta a tali “torture” sarei morta, perchè l’angioma avrebbe invaso presto il viso e il mio corpicino]. Le lesioni erano estese e non guarivano, allora facesti una cosa che avrebbe fatto qualsiasi madre per un figlio, un voto alla Madonna. Trascorso un breve periodo cominciai a guarire quasi miracolosamente però la terapia aveva lasciato dei segni visibili di cicatrici da ustione e distrutto parte della faccia destra e del padiglione auricolare, atrofizzandone la crescita delle ossa della mandibola. Ma ce l’avevo fatta, ero viva, come una bambola rotta, ma viva e ancora da amare. Avevo una gran forza e voglia di vivere e con quegli occhi prima di bambina e poi di adolescente, ti ho pregato di aiutarmi. Ho lottato anche quando la gente per strada incontrandomi mi guardava, prima con curiosità, poi con compassione e poi fingeva disinteresse per educazione io me ne accorgevo e li guardavo dritti negli occhi cercando la sfida, aspettando la domanda che non arrivava. Le ferite più gravi che ancoraoggi non sono completamente rimarginate sono quelle che mi porto dentro e che solo io conosco, e non quelle lasciate prima dalle terapie forse sbagliate [mi consideroun errore medico], e poi dal bisturi dei tantissimi interventi negli interminabili viaggi della speranza nei lontanissimi ospedali di Milano dove a malincuore ho trascorso tanta parte dell’infanzia e dell’adolescenza durante le vacanze che ogni ragazzo aspetta. Io le temevo, per me Natale, Pasqua e le vacanze estive erano sinonimo di ospedale per non perdere la scuola e ripetere l’anno. Paura dell’ennesimo intervento, paura dell’anestesia, paura di morire...solitudine,. La mamma doveva dividersi tra l’ospedale in cui ero ricoverata e il ritorno a casa dove c’erano un’altra figlia da accudire ed un marito. Io rimanevo da sola per giorni, settimane intere e mi chiedevo perchè proprio io?
A sedici anni, rimasta orfana salivo su quel Lecce - Milano da sola e dopo l’intervento tornavo a casa con una cicatrice in più e una speranza in meno, chi da retta ad una minorenne? Un giorno ho detto basta ero diventata una cavia, alcuni interventi erano stati esperimenti, inutili sofferenze. Dopo trent’anni altri anni di illusione, finalmente uno spiraglio di luce che mi ha fatto ancora credere nella vita, il Prof. Cascone Piero che ringrazio pubblicamente, a gennaio di quest’anno ha cambiato la mia vita effettuando un intervento sulla mandibola riportandola dritta, permettendomi di tornare a mangiare e sorridere serenamente. Oggi guardandomi allo specchio mi vedo quasi normale. So che è l’inizio di un nuovo calvario lastricato di ostacoli, ma la mia vita non è mai stata facile, so che dovrò subire ancora diversi interventi, ma non mi arrendo non mi sono mai arresa. Sono caduta, mi sono rialzata ferita, dolorante, sanguinante ma a testa alta e sfrutterò ancora un’altra opportunità quella offertami generosamente dal Prof. Eugenio Raimondo, una persona sensibile, umana, eccezionale che ho conosciuto all’Ospedale Israelitico, un uomo che ha messo a disposizione la sua vita e il suo sapere, a servizio dei diversamente abili.
Mi opererà per le problematiche parodontali completando il superbo lavoro iniziato dal Prof. Cascone.
Il Prof. Raimondo, mi ha anche trasmesso quella carica che stavo perdendo perchè a volte la depressione ti prende e se non trovi una mano tesa che ti aiuta a rialzarti rischi di affondare senza accorgertene!
Ringrazio dal più profondo del cuore,chi mi ha dato la possibilità di raccontare questa esperienza affinchè altre persone possano trarne beneficio.
Grazie Mamma per non aver posto limiti alla Provvidenza e avermi dato la possibilità di vivere una vita anche se difficile, ma di viverla. Grazie per aver fatto si che l’ostetrica stringesse il cordone ombelicale permettendomi di non morire. Grazie per non avermi buttata giù dalla rupe Tarpea!