Non mi escludere dalla tua vita
La storia di chi grazie all’amore e alla tenacia è riuscita a vivere una “vita normale”
di Piera D'Ottavio
Forse sono queste le parole che mia madre
lesse nei miei occhi di neonata perchè facessi
parte della sua vita nonostante la mia
diversità.
Mi accolse così, semplicemente, come si
coglie un bel fiore anche se non profuma,
un cucciolo randagio imperfetto ma tenero
e da quel giorno, mi ha amata tanto, più
di se stessa.
Angioma questa fu la diagnosi da parte del
medico che mi visitò dopo la nascita. Non
una forma semplice e contenuta. Continuava
ad estendersi velocemente e fu un medico
di Bologna che iniziò a praticare sulla parte
malata cicli di roengtenterapia ripetuti periodicamente.
L’esito portò ad una grave radiodermite
ulcerativa acuta,[la giustificazione
medica che diedero fu che se non fossi
stata sottoposta a tali “torture” sarei morta,
perchè l’angioma avrebbe invaso presto
il viso e il mio corpicino]. Le lesioni erano
estese e non guarivano, allora facesti una cosa
che avrebbe fatto qualsiasi madre per un
figlio, un voto alla Madonna. Trascorso un
breve periodo cominciai a guarire quasi miracolosamente
però la terapia aveva lasciato
dei segni visibili di cicatrici da ustione e
distrutto parte della faccia destra e del padiglione
auricolare, atrofizzandone la crescita
delle ossa della mandibola. Ma ce l’avevo
fatta, ero viva, come una bambola rotta, ma
viva e ancora da amare. Avevo una gran forza
e voglia di vivere e con quegli occhi prima
di bambina e poi di adolescente, ti ho pregato
di aiutarmi. Ho lottato anche quando la gente per strada incontrandomi mi guardava,
prima con curiosità, poi con compassione
e poi fingeva disinteresse per educazione
io me ne accorgevo e li guardavo dritti negli
occhi cercando la sfida, aspettando la domanda
che non arrivava. Le ferite più gravi
che ancoraoggi non sono completamente rimarginate
sono quelle che mi porto dentro
e che solo io conosco, e non quelle lasciate
prima dalle terapie forse sbagliate [mi consideroun
errore medico], e poi dal bisturi dei
tantissimi interventi negli interminabili
viaggi della speranza nei lontanissimi ospedali
di Milano dove a malincuore ho trascorso
tanta parte dell’infanzia e dell’adolescenza
durante le vacanze che ogni ragazzo
aspetta. Io le temevo, per me Natale, Pasqua
e le vacanze estive erano sinonimo di ospedale
per non perdere la scuola e ripetere l’anno. Paura dell’ennesimo intervento, paura
dell’anestesia, paura di morire...solitudine,.
La mamma doveva dividersi tra l’ospedale in
cui ero ricoverata e il ritorno a casa dove c’erano
un’altra figlia da accudire ed un marito.
Io rimanevo da sola per giorni, settimane intere
e mi chiedevo perchè proprio io?
A sedici anni, rimasta orfana salivo su quel
Lecce - Milano da sola e dopo l’intervento
tornavo a casa con una cicatrice in più e una
speranza in meno, chi da retta ad una minorenne?
Un giorno ho detto basta ero diventata
una cavia, alcuni interventi erano stati
esperimenti, inutili sofferenze. Dopo
trent’anni altri anni di illusione, finalmente
uno spiraglio di luce che mi ha fatto ancora
credere nella vita, il Prof. Cascone Piero che
ringrazio pubblicamente, a gennaio di quest’anno
ha cambiato la mia vita effettuando
un intervento sulla mandibola riportandola
dritta, permettendomi di tornare a mangiare
e sorridere serenamente. Oggi guardandomi
allo specchio mi vedo quasi normale.
So che è l’inizio di un nuovo calvario lastricato
di ostacoli, ma la mia vita non è mai stata
facile, so che dovrò subire ancora diversi
interventi, ma non mi arrendo non mi sono
mai arresa. Sono caduta, mi sono rialzata ferita,
dolorante, sanguinante ma a testa alta e
sfrutterò ancora un’altra opportunità quella
offertami generosamente dal Prof. Eugenio
Raimondo, una persona sensibile, umana,
eccezionale che ho conosciuto all’Ospedale
Israelitico, un uomo che ha messo a disposizione
la sua vita e il suo sapere, a servizio
dei diversamente abili.
Mi opererà per le problematiche parodontali
completando il superbo lavoro iniziato dal
Prof. Cascone.
Il Prof. Raimondo, mi ha anche trasmesso
quella carica che stavo perdendo perchè a
volte la depressione ti prende e se non trovi
una mano tesa che ti aiuta a rialzarti rischi di
affondare senza accorgertene!
Ringrazio dal più profondo del cuore,chi mi
ha dato la possibilità di raccontare questa
esperienza affinchè altre persone possano
trarne beneficio.
Grazie Mamma per non aver posto limiti alla
Provvidenza e avermi dato la possibilità di
vivere una vita anche se difficile, ma di viverla.
Grazie per aver fatto si che l’ostetrica
stringesse il cordone ombelicale permettendomi
di non morire. Grazie per non avermi
buttata giù dalla rupe Tarpea!
|