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Vito Scalisi
Dottor
Benedetto Bultrini,
64 anni, è laureato in Giurisprudenza e
specializzato
in Diritto
Sanitario e in Scienze amministrative.
È autore di numerose
dispense per Concorsi e
Corsi d’Aggiornamento.
Dal Novembre 2000 è
Direttore
Generale
dell’Azienda U.S.L. C.
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L’ottimizzazione della
competitività
di Vito Scalisi
Intervista al Dott. Benedetto Bultrini direttore generale della A.S.L.
Roma C
Come è cambiata
la vecchia U.S.L.? Cosa le manca per diventare realmente competitiva?
Qual è il rapporto dell’azienda con i medici di famiglia?
Una visione nuova per l’A.S.L.,
nei principi, nelle finalità, nell’organigramma, sino nelle
leggi nel rapporto con il cittadino. Quali e quanti dei presupposti fissati
sono stati raggiunti? E quali, invece, richiedono ancora, un forte impegno
da parte delle Aziende Sanitarie Locali?
Lo chiediamo al dott. Bultrini Direttore Generale dell’Azienda U.S.L.
Roma C dal Novembre 2000.
A cosa si riferisce la sigla di Azienda Sanitaria Locale?
Il decreto legislativo 502/92 e le successive modifiche e integrazioni,
hanno sostanzialmente modificato l’organizzazione del Servizio Sanitario
Nazionale, costituendo Aziende Sanitarie Locali e Aziende Ospedaliere
di rilevanza nazionale. Alle aziende sanitarie locali compete l’organizzazione
dei servizi di salute in un determinato territorio, con compiti di prevenzione,
assistenza, cura riabilitazione verso i cittadini del bacino di utenza
dedicato.
A quale zona di Roma fa riferimento la A.S.L. Roma C?
L’Azienda USL Roma C ha come territorio di competenza quattro Municipi
della città di Roma:
VI – IX – XI – XII, la popolazione da assistere nel
nostro caso è di circa 600.000 abitanti, in continua espansione.
Quante persone ruotano, all’incirca, attorno ad una A.S.L.?
I dipendenti dell’azienda sono circa 4.500, i medici di famiglia
convenzionati sono circa 600, inoltre ci sono nel territorio un Istituto
di cura a carattere scientifico IRCCS S. Lucia e un Ospedale Classificato
Figlie di san Camillo, considerando tutte le farmacie e gli ambulatori
accreditati penso raggiungiamo circa 10.000 operatori.
Come si misura il successo di una azienda sanitaria?
Il successo può essere misurato con due criteri di giudizio: efficacia
e efficienza. L’efficacia ci spiega che abbiamo raggiunto gli obiettivi
di salute, che abbiamo garantito il massimo dell’assistenza possibile
nel nostro territorio e nei nostri ospedali; l’efficienza ci permette
di valutare se per raggiungere il risultato è stato impiegato il
minimo delle risorse. Questa valutazione è particolarmente complessa,
in termini economici, a volte ricorriamo a valutazione su base storica
e verifichiamo che a parità di risultato di salute, di interventi
sanitari e prestazioni rese, il costo e le risorse impegnate sono state
inferiori all’anno precedente o sono state inferiori alla percentuale
di aumento delle prestazioni. Questo è da considerarsi un successo
per un direttore generale.
Cosa manca ad una struttura statale come la vostra, per divenire
competitiva?
La nostra azienda è particolarmente attiva nella città di
Roma, nei nostri ospedali abbiamo un altissimo numero di interventi, sono
presenti per alcune discipline centri di riferimento regionale e specialisti
di fama, il nostro problema non è di competere con le strutture
private o accreditate, bensì di permettere ai cittadini che vogliono
curarsi da noi di poter accedere alle prestazioni in tempi adeguati. Anche
per i presidi territoriali stiamo provvedendo alla umanizzazione delle
strutture, al loro adeguamento a criteri di sicurezza e di accoglienza
per garantire una buona copertura di offerta di prestazioni per tutta
la popolazione residente. Noi ci sentiamo comunque competitivi in quanto
le professionalità che esprimiamo come struttura pubblica e le
strutture ospedaliere che gestiamo direttamente sono di grande prestigio.
Altrettanto prestigiosi e noti sono gli interventi del nostro Dipartimento
Infantile e del Dipartimento dell’anziano.
Quali sono le vostre prospettive per il futuro della A.S.L. Roma
C?
Le nostre prospettive a breve termine sono di continuare a garantire il
buon livello di prestazioni per la totalità degli interventi e
arrivare all’eccellenza nelle discipline dove le risorse umane e
strumentali lo consentono; a medio termine sono di razionalizzare lo spazio
all’interno delle strutture ospedaliere, provvedere all’insediamento
nei distretti sanitari di ambulatori adeguati ad accogliere i cittadini.
Obiettivo da non perdere di vista è certamente quello del risanamento
economico dell’azienda, ma non certo a scapito della qualità
dell’assistenza che siamo tenuti e che vogliamo garantire.
La condizione di isolamento che caratterizza lo stato dei medici
generici risulta essere qualcosa di evidente. Quale è il suo parere
in proposito?
I medici di base vanno sicuramente coinvolti molto di più. Sono
stato poco tempo fa, ad un convegno ortopedico dove erano stati invitati
anche i medici di famiglia, proprio per colmare quel divario, causa di
isolamento, tra loro e le strutture sanitarie di riferimento.
Quando si potrà trovare un punto di incontro tra medico
generico, case farmaceutiche e Stato?
Di certo è un problema di non facile risoluzione. Un esempio del
problema si è potuto osservare nella reazione che le case farmaceutiche
hanno avuto alla notizia che la Regione, in riferimento ad alcuni medicinali,
vorrebbe creare una centrale d’acquisti come stanno già facendo
per tutte le A.S.L.
L’Equipe del dott. Bultrini con
la redazione del Medical Team Magazine.
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