MTM n°20
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 7 - Numero 2 - mag/ago 2008
Medicina non convenzionale
 


Rita Tronconi
Rita Tronconi
Medico Chirurgo e Odontoiatra Vicepresidente AMNCO [Associazione per Medicine Non Convenzionali in Odontoiatria]


Anno 7 - Numero 2
mag/ago 2008

 




Cultura e pensiero non convenzionale

di Rita Tronconi

Come spesso accade, le parole ancorchè chiarire e spiegarci idee, in realtà si prestano a libere interpretazioni e conseguenti fraintendimenti. È il caso della Cultura. Se vogliamo parlare dell’insieme delle tradizioni, dei saperi peculiari e competenze di una certa società, in senso quindi antropologico, è evidente che nel termine è sotteso il concetto di pensiero dominante, prevalente, quindi comune.
Ma nell’accezione più frequente si parla di cultura pensando ad un avanzamento nelle conoscenze, individuali e poi collettive, ad uno sviluppo promosso da una ricerca di maggiore sapienza. E la sapienza, quando non sia passiva assimilazione, è esplorazione di ambiti nuovi, il cui accesso è permesso a patto di utilizzare vie di pensiero inusuali. La stessa strada conduce al medesimo punto, lo stesso strumento produce il solito effetto. Se si vogliono conoscere possibilità diverse, diverso da quello solito deve essere l’approccio. Non solito, cioè non convenzionale. Quindi si ha “cultura”, ulteriore acquisizione, portando il pensiero su strade inconsuete.
Dante ne faceva compito di ogni uomo il perseguire “virtute e conoscenza”, ed è anche il mestiere dell’intellettuale e dello scienziato andare a scoprire sentieri nuovi. Ma a quale scopo? Non è solo la soddisfazione di un impulso naturale al progresso fine a se stesso, ma la necessità di migliorare uno stato attuale che evidentemente non soddisfa.
Viviamo ora un’epoca di conflitto a causa di evidenti incongruenze: il maggiore sviluppo economico non ha portato ad una maggiore felicità, così come, nello specifico, maggiori innovazioni tecnologiche non hanno determinato una diminuzione sostanziale della malattia. Questo dovrebbe farci riflettere sul fatto che la via potrebbe non essere quella giusta, e che la cultura dominante non è scontatamente sinonimo di valore positivo. Ma se da soli non riusciamo a fare questa analisi, basta osservare che esiste come un “movimento” di filosofi, medici, psicologi, studiosi che ci stanno indicando in maniera molto precisa che perseverare con i principi attuali non porterà a buoni risultati. Non possiamo non notare quanto sempre più si senta parlare di “degenerazione” , di prossima “distruzione”. Il catastrofismo ci toglie la speranza e quindi la possibilità dell’azione. Che è invece, a mio avviso, la possibilità che ci viene data per la guarigione da questo male, che, partito dall’uomo, sta contaminando anche il suo habitat.
E quale azione sarà la ricetta? Le indicazioni degli intellettuali, delle più diverse estrazioni, vanno tutte verso un cambiamento, la sterzata urgente in un’altra direzione: il rispetto verso la Natura e i nostri simili, il riconoscimento della valenza di concetti, o meglio, comportamenti oggi e qui desueti, come l’attenzione al mondo delle emozioni e sentimenti, di cui sono in prevalenza custodi inascoltate le donne.
Lo strumento che può permetterci di virare può essere solo un pensiero “non convenzionale”, libero, originale e unico come è ogni pensiero individuale quando non serva idee preconfezionate che oltretutto svalorizzano anche il confronto.


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