La Floriterapia di Bach
Uno studio recente evidenzia che il 13%
degli utilizzatori di MNC fanno ricorso alla
Floriterapia di Bach. È utile che questa metodologia sia conosciuta correttamente, puntualizzandone i fondamenti
di Audisio Di Somma
Edward Bach nacque nel settembre del 1886 a
Moseley, un sobborgo di Birmingham. Si
laureò in Medicina e Chirurgia a Londra.
Uomo geniale e anticonformista, fin dagli
anni della Grande Guerra intraprese ricerche
nel campo della batteriologia, disciplina
a quel tempo agli esordi, elaborando una
serie di vaccini tratti da batteri intestinali
[detti Nosodi]. Bach fu certamente influenzato
dal clima culturale “umanistico” e spirituale
che allora muoveva le coscienze e dagli
studi di Sigmund Freud e Rudolf Steiner
[antroposofo]; inoltre in lui ebbero forte
ascendente i naturalisti Ralph Waldo Emerson
e Samuel Hahnemann [fondatore dell’Omeopatia].
Cercò dunque di “individualizzare”
la terapia migliore per ogni paziente
sperimentando le azioni psicologiche ed
emotive dei rimedi. Sulla base di questa
esperienza, a partire dal 1922 intraprese una
originale ricerca su fiori. Tale incessante lavoro
lo impegnò fino alla morte, avvenuta
nel 1936, all’età di soli 50 anni. I suoi due libri
più conosciuti, entrambi fondamentali,
sono Guarisci te stesso [Heal thyself] e Libera
te stesso [Free thyself]. Edward Bach è noto
al grande pubblico come scopritore della
Floriterapia che porta il suo nome. Si tratta
di un metodo di cura basato sull’impiego
di estratti da alcuni fiori utilizzati in base a
un criterio alternativo alla pratica ortodossa
della medicina, sia allora sia in tempi moderni.
Infatti lo studio sperimentale che sta
alla base di questa metodologia prevede l’individuazione
dello stato d’animo che affligge
il paziente dal quale deriverebbe l’intero
quadro sintomatico accusato. Al centro della
sensibilità e del pensiero di Edward Bach
vi è l’Uomo, considerato come unità indissolubile
di spiritualità, mente e corpo. La
malattia è intesa quale momento di catarsi
attraverso il quale l’individuo trasforma se
stesso. La presa di consapevolezza del dolore,
fisico ed emotivo, rappresenta un percorso
necessario all’evoluzione del paziente. Questo “viaggio” interiore non va represso mediante l’impiego di farmaci
“forti”, tali da annullare le espressioni messe in campo dalla crisi vissuta dall’individuo-
patologia, al contrario va modulato e diretto, tramite sostanze naturali
ad azione dinamica, specifica e delicata, verso un superamento. La guarigione
consiste in una modificazione del sentire profondo, in uno stato d’animo
più armonico e sollevato, in un rapporto più “naturale” tra il vissuto interiore
e il funzionamento del corpo. Alla base del pensiero di Bach vi è l’intuizione
della semplicità, un ritorno all’incantevole ed arcaica capacità guaritrice della
Natura. Alcuni aspetti della sua filosofia riportano
alle atmosfere di San Francesco di
Assisi. I Fiori selezionati da E.Bach sono 39.
Tra questi sono compresi due rimedi particolari,
uno non botanico, Rock Water [Acqua
di roccia], proveniente da una fonte incontaminata,
espressione di purezza e di anelito
alla perfezione; un altro è composto da
cinque Fiori associati in unica formula, Rescue
Remedy [Rimedio di Pronto Soccorso],
utile in situazioni di trauma acuto, di crollo
emotivo. I Fiori di Bach sono classicamente
suddivisi in sette gruppi ad azione omogenea,
ognuno da scegliere in base alle specificità
particolari: 1. per chi ha paura, 2. per
chi ha incertezza e insicurezza, 3. per chi vive
scarso interesse per il presente, 4. per chi
soffre di solitudine, 5. per chi è ipersensibile
alle influenze esterne, 6. per chi è scoraggiato
o disperato, 7. per chi dedica cure eccessive
agli altri e non a sé. Edward Bach elaborò
due sistemi di preparazione dei Fiori,
in base alla loro natura botanica e alla migliore
possibilità di estrazione dei principi
attivi. Questi metodi sono originali e non seguono
le procedure farmaceutiche in uso
nella consueta fitoterapia. Infatti, a differenza
di questa, le quantità di principi attivi
risultano sub ponderali e non chimicamente
rilevabili. Se da un canto tale “diluizione”
sottile evita le possibilità di intossicazione
e di allergizzazione, dall’altro espone
la Floriterapia a una serie feroce di critiche
da parte della scienza ufficiale che ne disconosce
le possibilità di azione medicamentosa.
Il dottor Bach inventò dapprima il
metodo del sole, mediante il quale le corolle
dei Fiori appena raccolti vengono deposte
in coppelle di acqua di sorgente e esposti alla
luce solare: in questo caso avviene una
sorta di processo naturale di estrazione alchimista
in cui luce, terra e acqua, gli elementi
in gioco, si congiungono in una miscela
non tanto “chimica” quanto vibrazionale
e magnetica, utile ad agire sui piani sottili
dell’individuo. Il secondo metodo di
estrazione prevede la bollitura dei fiori inadatti
da preparare con il sistema del sole; si
tratta soprattutto dei fiori degli alberi e degli
arbusti. In conclusione è bene che il medico
conosca la Floriterapia di Bach, almeno
nei fondamenti a scopo informativo o
per approfondirne il tema.
PER SAPERNE DI PIÙ
MOLTO SPESSO SUI MEDIA e negli ambienti medici ortodossi
si assiste ad attacchi contro la Floriterapia di Bach,
ritenuta priva di ogni fondamento scientifico, equiparata
a un semplice placebo. Il fatto che non sia
possibile una misurazione quantitativa, chimica, degli
elementi presenti nei rimedi è, per i critici, prova
sufficiente e determinante a una ferma condanna.
D’altra parte l’azione clinica della Floriterapia è ben
documentata dai riscontri empirici che, caso per caso,
molti medici riportano in pubblicazioni e in lavori
congressuali. Va ricordato che in Floriterapia di Bach
ogni individuo è considerato un caso particolare,
insieme specifico di sintomatologia fisica ed emozionale.
Ragione per cui un’analisi scientifica organizzata
per campioni, gruppi omogenei e categorie
diagnostiche risulta limitativo seppure fondamentale
per giungere a dimostrare eventuali differenze statisticamente
significative tra il gruppo di controllo e
il gruppo di studio. In ogni caso esistono seri lavori
scientifici che dimostrano come l’effetto della Floriterapia
superi quello relativo al puro effetto placebo.
Si citano, tra gli altri, lo studio clinico Il luogo dell’Anima
e la forma del corpo: nuovo metodo di trattamento
dei D.C.A. (Disturbi del Comportamento Alimentare)
in uno spazio condiviso di cura, condotto
tra il 2005 e il 2006 a Todi presso Palazzo Francisci,
la prima Struttura Residenziale pubblica (A.S.L. 2 dell’Umbria),
extraospedaliera, dalle dottoresse Simonetta
Marucci e Cristiana Pettinelli; lo studio Sinergie
terapeutiche tra Fiori di Bach, Omotossicologia e Psicoterapia
ad integrazione corporea nei disturbi psicologici
e psicosomatici realizzato nel periodo 2001,
2003 dal dottor Eugenio Sclauzero su un campione
di 120 utenti giunti presso il proprio ambulatorio di
Psicoterapia a Bagnaria Arsa [UD]; entrambi questi
studi sono stati pubblicati nel volume Floriterapia del
Dr. Bach – Medicina dell’anima e del futuro [Guna Edizioni,
2008]. Altri due studi in doppio cieco sono: Rescue
Remedy nella riduzione degli stati d'ansia, comparso
su Complementary Health Practice Review e
Fiori di Bach nel controllo del dolore, pubblicato su
Complementary Therapies in Clinical Practice.
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