MTM n°21
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 7 - Numero 3 - set/dic 2008
Dibattito - uomo, ambiente, natura
 





Anno 7 - Numero 3
set/dic 2008

 

Ogni famiglia italiana potrebbe ridurre le emissioni di gas serra di circa 2mila chilogrammi l’anno e tagliare i consumi di petrolio semplicemente seguendo abitudini alimentari più sane e sostenibili


La necessità di aumentare la produzione primaria, sia animale che vegetale, salvaguardando le risorse ambientali e genetiche diventa la vera sfida dell’umanità nei prossimi decenni




Il CNR in prima linea per l’alimentazione e l’ambiente

campoLA RICERCA CONTRO LA FAME
ALCIDE BERTANI
DIPARTIMENTO AGROALIMENTARE DEL CNR, ROMA

TEL. 06/49937803
e-mail: alcide.bertani@cnr.it

IN OCCASIONE DELL’ANNIVERSARIO della fondazione della FAO, è stata celebrata la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, dedicata quest’anno al tema de La sicurezza alimentare mondiale: la sfida del cambiamento climatico e delle bioenergie. Il CNR ha voluto sottolineare il proprio impegno a favore di un settore fondamentale, specie in un momento di crisi alimentare, causata da un aumento indiscriminato dei prezzi delle derrate che investe tutti i paesi, ma che pesa maggiormente su quelli emergenti.
«Attualmente, la produzione alimentare mondiale potrebbe essere sufficiente per tutti, e se fosse equamente distribuita, ogni essere umano avrebbe a disposizione il proprio fabbisogno calorico giornaliero», sottolinea il professor Alcide Bertani, direttore del dipartimento Agroalimentare del CNR. «Purtroppo gli squilibri socio-politici mondiali fanno sì che le persone che oggi vivono in condizioni di sottoalimentazione siano ancora scandalosamente numerose: circa 850 milioni».
Fondamentale per la risoluzione dei problemi alimentari il ruolo della ricerca, come precisa Bertani. «In ambito scientifico vi è un generale consenso sulla possibilità che il sistema agricolo mondiale possa essere in grado di aumentare la produzione attuale e che possa soddisfare le esigenze di 8-10 miliardi di persone, sostenendo così un aumento pari a circa il 50% della popolazione attuale».
Non mancano però dubbi anche in ambito scientifico. «Le incertezze», prosegue il direttore del DAA-CNR, «interessano la reale sostenibilità di un aumento di produzione di tale portata che potrebbe incidere sulla superficie e sui cicli biogeochimici della terra, portando al collasso produttivo».
La necessità di aumentare la produzione primaria, sia animale che vegetale, salvaguardando le risorse ambientali e genetiche diventa, così, la vera sfida dell’umanità nei prossimi decenni. «Ci si aspetta che la ricerca scientifica possa giocare un ruolo di primo piano», precisa Bertani, «per esempio nello sviluppo delle moderne tecnologie indirizzate alla realizzazione di sistemi per la gestione di risorse ambientali indispensabili come l’acqua e il suolo, oppure nell’adozione di tecniche, materiali e macchine innovative che rendano le pratiche agrarie sempre più efficienti e sostenibili; o ancora nella realizzazione di sistemi di produzione energetica a costo accessibile».
Grande aspettativa è riservata, infine all’analisi delle risorse genetiche. «Esse», fa notare infatti Bertani, «possono rivelarsi il fondamento per un nuovo e miglior utilizzo dell’esistente, oltre che costituire fonte e riserva di sequenze geniche necessarie a ottenere piante di nuova generazione in grado di soddisfare le future esigenze della produzione agraria. In questo contesto il sistema di ricerca deve saper analizzare, capire e comunicare con rigore scientifico e senza pregiudizi o termini del problema».


LA TUTELA DELL’AMBIENTE COMINCIA A TAVOLA
GAETANO ZIPOLI
ISTITUTO DI BIOMETEOROLOGIA DEL CNR, FIRENZE

TEL. 055/301422
e-mail: g.zipoli@ibimet.cnr.it

emissioniOGNI FAMIGLIA ITALIANA potrebbe ridurre le emissioni di gas serra di circa 2mila chilogrammi l’anno e tagliare i consumi di petrolio semplicemente seguendo abitudini alimentari più sane e sostenibili. Ne guadagnerebbero pure la salute e il portafogli. Bastano pochi accorgimenti: una dieta equilibrata, maggior attenzione ai prodotti locali e di stagione [accorciando così la filiera produttore- consumatore], gli acquisti di gruppo, il riciclo dei contenitori della spesa e la riduzione degli imballaggi, un occhio più attento ai consumi energetici per la conservazione e la preparazione dei cibi. Oltre, ovviamente, al sostegno attivo alla raccolta differenziata.
Il dottor Gaetano Zipoli, ricercatore dell’ISTITUTO DI BIOMETEOROLOGIA DEL CNR di Firenze [IBIMET-CNR], li chiama “consigli per gli acquisti”: semplici e concreti suggerimenti che, se applicati su vasta scala, contribuirebbero in modo determinante alla sostenibilità ambientale. I numeri dicono tutto: «Per produrre una chilocaloria di carne», osserva Zipoli, «ne servono ben 25 di energia fossile [11 volte quella necessaria a produrre un alimento vegetale]. Se ciascun cittadino americano sostituisse nella dieta quotidiana il 5 per cento della carne con alimenti vegetali si risparmierebbero 385 kcal di energia fossile al giorno, equivalenti a 95/126 grammi di anidride carbonica».
Ma gli esempi si sprecano: dall’acqua in bottiglia [paradosso estremo: per fare un contenitore in plastica da 1,5 litri si usa mezzo litro di acqua], ai pomodori [l’import dalla Cina è responsabile dell’emissione di 40mila tonnellate di Co2 l’anno], alle prugne cilene [un viaggio di 12mila chilometri per via aerea], alla dubbia sostenibilità dei biocombustibili [produrli in Italia significherebbe oggi sottrarre un quarto dei terreni disponibili alle colture vegetali e consumare il 34 per cento in più delle risorse idriche].
In discussione c’è un intero sistema di abitudini e comportamenti. Non certo gli effetti del cambiamento climatico in atto. «Analizzando le temperature medie dal 1860 ai giorni nostri- aggiunge Zipoli - si evince come i 12 anni più caldi della storia del Pianeta si concentrino tutti negli ultimi due lustri [punta nel 1998, a seguire 2005, 2003, 2002 e 2004]». E se l’estensione dei ghiacciai al Polo Nord si è ridotta del 5 per cento in 18 anni, è sufficiente guardare in casa nostra per scoprire un clima molto diverso da quello cui erano abituati i nostri nonni: solo in Toscana, la lunghezza media delle cosiddette “ondate di calore”, durante le quali la temperatura sale oltre i 34 gradi, è passato in un secolo da una media di poco più di due giorni a oltre sette.
La concentrazione atmosferica dei gas serra è oggi la più alta degli ultimi 650mila anni: colpa soprattutto dell’uso dei combustibili fossili e delle pratiche agricole. Direttamente o indirettamente, l’agricoltura contribuisce all’emissione di una quota di gas clima-alteranti che va dal 17 al 32 per cento del totale. «Cambiare è possibile», conclude Zipoli. «Gli impatti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura possono essere parzialmente bilanciati intervenendo direttamente sulle cause del riscaldamento, mitigandone gli effetti. E con una strategia di adattamento che potrà essere sia congiunturale [variando i periodi di semina, trattamento e raccolta, nonché la tipologia e l’uso dei fertilizzanti] che strutturale: ovvero, abbandonando alcune coltivazioni in favore di altre».


L’IBBA-CNR IN SOCCORSO DEL RISO “STRESSATO”

IL RISO È IL CEREALE PIÙ CONSUMATO al mondo e sfama oltre metà della popolazione mondiale, ma soffre lo stress, un “malessere” che può comprometterne la redditività. Un dato preoccupante se si considera che l’Italia è il maggior esportatore europeo, con una produzione concentrata per il 94 per cento in Lombardia e Piemonte. L’integrazione delle biotecnologie con sistemi di miglioramento genetico tradizionale permette oggi lo sviluppo di piante di qualità superiore. Di grande importanza in questo campo risulta la comprensione dei meccanismi di resistenza del riso agli stress e la scoperta di caratteri morfologici e molecolari peculiari di questa pianta, al fine di selezionare varietà maggiormente tolleranti. In questo campo di studio, i ricercatori dell’Istituto di biologia e biotecnologia agraria [IBBA} del CNR di Milano hanno intrapreso uno studio per individuare e caratterizzare alcuni geni del cereale in grado di attivare meccanismi di protezione. «Le piante, impossibilitate a muoversi, sono continuamente esposte a rapidi cambiamenti delle condizioni ambientali, quali temperatura, disponibilità di acqua e di nutrienti, salinità del suolo, agenti inquinanti e attacco da parte di patogeni», spiega Elena Baldoni, che collabora da diversi anni con il gruppo di ricerca di Annamaria Genga dell’IBBA-CNR. «Per far fronte a tali condizioni, esse hanno sviluppato complessi meccanismi di percezione di segnali dall’ambiente e di risposta, tramite la modulazione dell’espressione di numerosi geni». Gli studi del CNR sono quindi volti alla comprensione di tali sistemi di difesa. «Attraverso la tecnica di Real Time PCR, che permette di analizzare con accuratezza e in modo quantitativo l’espressione di diversi geni contemporaneamente, come ad esempio quelli MYB, già in studio nei laboratori dell’IBBA», precisa la ricercatrice, «si potranno individuare i geni coinvolti nella risposta del cereale ai fattori di stress e selezionare varietà che li esprimano maggiormente, risultando quindi più resistenti agli stress, con evidenti vantaggi per la produttività».