Il concetto antroposofico di rapporto tra uomo e natura
La medicina antroposofica
vede i regni della natura
con un destino legato
allo sviluppo dell’umanità.
Essi non possono
sussistere disgiunti
dall’uomo e neppure
l’uomo è pensabile
a prescindere da essi
della Dr.ssa Laura Borghi
Con l'avvento della tecnica è progressivamente
cambiato il rapporto che l’uomo ha
oggi rispetto agli esseri naturali, animali, vegetali
e minerali. Possiamo pensare alla civiltà
basata sull’uso di utensili di rame, cui
ha preso posto successivamente la possibilità
di lavorare il ferro. Il rame, utilizzato oggi
nei fili di conduzione elettrica, è tuttora
elemento di comunicazione, di trasmissione,
di collegamento. Con il ferro, oggi nella
sua applicazione sottoforma di acciaio, interviene
la capacità di affermarsi maggiormente
e in modo stabile, ma anche di riaffilare
le armi gli uni contro gli altri in modo
più determinato. Le piante, modificate dall’intervento
umano con l’agricoltura, non
solo offrono nutrimento con le loro parti
specifiche, semi, frutti e fiori, steli e foglie,
radici; portano con sé per, l’influenza esercitata
dall’uomo, anche motivo di malattia
sotto forma di allergie, intolleranze. Queste
sono via via in crescita nella popolazione e
si estendono in fasce di età sempre più ampie.
La tendenza generale è di opporsi e difendersi
dagli attacchi della natura che da
sempre è amica e contemporaneamente
estranea all’uomo.
Oggi in una parte del mondo abbiamo il fenomeno
della sovrabbondanza di produzione,
che ben si caratterizza con il termine
di consumismo e sfocia in un cerchio vizioso
che sembra autoalimentarsi e che lascia
i suoi resti nei cumuli di plastica e prodotti
di scarto non degradabili. D’altra parte il
problema dell’acqua e delle risorse energetiche
e alimentari carenti è realtà in molti
luoghi della terra, la quale va soggetta a fenomeni
di mutamento come la desertificazione
di zone precedentemente rigogliose.
Il sole è amico dei cittadini che dopo giorni
di siccità al primo temporale ne lamentano
la mancanza e ne invocano il ritorno. Da esso
dobbiamo però inevitabilmente proteggerci
la pelle, gli occhi, il capo.
Qui si aprono due livelli di riflessione. Ci si
può chiedere se sia effettivamente tutto risultato degli ultimi interventi umani l’innalzamento
della temperatura, lo sciogliersi
dei ghiacciai, o se non sia un cambiamento
più radicale e più ampio di questa
fase dell’evoluzione. Si apre però anche
l’orizzonte di quanto ci circonda alla vastità
dello spazio attorno a noi. Il sole, non solo
ha un’influenza diretta sulla nostra salute,
ma è essenziale per le piante, perché con i
sali e le componenti terrestri, luce e calore
solare vengono trasformati in sostanza vegetale.
E i metalli citati prima, insieme agli
altri loro fratelli, iniziamo a chiederci da dove
vengono e da dove hanno avuto origine,
quale mai sia la loro storia. Di solito nascosti
sottoterra, l’uomo li estrae dalle miniere,
aspettano di essere liberati o più saldamente
incatenati, a seconda dell’uso che ne
viene fatto.
Gli animali, come l’uomo, si muovono sulla
superficie terrestre. Esseri del respiro utilizziamo
come gli animali l’ossigeno dell’aria,
o dell’acqua i pesci. Con gli animali abbiamo
in comune la capacità di avere sensazioni.
Provare piacere e dolore è caratteristico
dell’animale e dell’essere umano. L’animale
come l’uomo prova dolore e reagisce
ad esso nella difesa di se stesso e della propria
specie. L’uomo non lotta solo per la sopravvivenza
della specie; egli ha la possibilità
di azioni mirate o di trattenere consapevolmente
delle reazioni. La qualità dell’azione
sostenuta dalla riflessione, dalla pianificazione e programmazione è determinante
per un risveglio alle necessità oggi
stringenti dell’altro essere, sia esso uomo o
natura. Dai regni di natura prendiamo non
solo nutrimento, anche sostanze curative.
Esse devono essere opportunamente preparate
perché agiscano come farmaco, come
rimedio.
Già un infuso, una tisana, richiede una preparazione,
la pianta secca rilascia nell’acqua
qualcosa della sua essenza, tramite colore,
aroma, sapore. I rimedi per l’uomo
d’oggi non possono essere solamente naturali,
nel senso che il processo di lavorazione
è il tramite, il ponte di congiunzione
tra l’essere umano e la natura. Il risanamento,
che ha in sé il cammino verso la
guarigione, è possibile oggi
prendendo in considerazione
anche l’organismo terrestre, il
quale necessita dell’uomo interessato
e coinvolto in questo
processo. Così, accanto alla preparazione
dei farmaci è importante
anche la coltivazione della terra in modo che possa essere risanante
anche per il suo organismo.
Tentiamo una strada possibile. Nell’ambito
della salute, la farmacia e la medicina antroposofica
cercano di avvalersi del rapporto
specifico tra uomo e natura per una terapia
sostenibile nella sua applicazione. Che
rame e Venere si corrispondano, come ferro
con Marte, che la radice grossa e colorata
della curcuma abbia una corrispondenza
con la bile e magari anche con certe cefalee
digestive, sono conoscenze non più istintive.
Da medici, veterinari, terapeuti e pazienti,
e ognuno lo è in determinati momenti
della vita, possiamo cominciare e riscoprire
i nessi con gli altri da noi.
PER SAPERNE DI PIÙ
La Medicina Antroposofica offre la possibilità di un
supporto conoscitivo all’applicazione medica per un
sistema di cura e prevenzione nei confronti della salute
adatto per l’uomo di oggi. L’approccio terapeutico
e preventivo si avvale di processi realizzati
nel rispetto della natura.
L’agricoltura biodinamica è nata per impulso di Rudolf
Steiner, fondatore dell’antroposofia o scienza
dello spirito, in risposta all’esigenza di un gruppo di
agricoltori che avevano a cuore la qualità dei frutti
della terra e della terra stessa. Essi, già negli anni
venti del secolo scorso, avevano notato l’impoverimento
dei terreni e dei prodotti agricoli a causa di
un’agricoltura estranea alle leggi della vita, anche
se le moderne tecniche applicate allora erano ancora
solo ai primordi. Le piante, modificate nel corso
delle generazioni di civiltà umana, gli animali domestici,
fornitori di prodotti alimentari, attendono
che l’uomo ricominci a guardare ad essi con il rispetto
loro dovuto, oltre e prima di divenire prodotti
industriali di consumo.
L’uomo è riconosciuto come microcosmo che riassume
in sé, ogni singolo individuo in modo peculiare,
il macrocosmo cioè il grande mondo con i regni
della natura. La natura estranea, amica-nemica,
ha una corrispondenza con l’essere umano. Siamo
solo agli inizi di una nuova comprensione delle qualità
della vita. Abbiamo superato un animismo istintivo
e siamo ancora impigliati nell’illusione che la ricerca
scientifica oggi imperante applicata alla natura
e all’uomo possa darci risposte alle domande
aperte sulle leggi della vita. Quello di cui però possiamo
avvalerci di questa scienza tecnocratica è la
facoltà di osservare la natura con metodo. Il metodo
della scienza applicato in modo rigoroso non necessariamente
fa a pugni con la sfera emotiva dei
sentimenti, piuttosto illumina la strada che abbiamo
davanti da percorrere. Tra campi coltivati a monocolture
e animali che non vedono la luce del sole,
cerchiamo di salvare specie in isole protette. Questo
è qualcosa, ma è vita in cattività.
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