MTM n°22
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 8 - Numero 1 - gen/apr 2009
Medicina non convenzionale
 



Dott. Vincenzo Aloisantoni


Anno 8 - Numero 1
gen/apr 2009

 

La vita vale la pena di essere vissuta a lungo e bene, ed è per questo che speriamo tutti che la biologia molecolare, la medicina ufficiale, e le medicine non convenzionali, possano aiutare a migliorare la qualità di vita




Nuovi concetti nella antiaging therapy.
HGH: l’ormone della giovinezza
L’invecchiamento è un evento fisiologico di cui accettiamo passivamente i disturbi, ma negli USA si studia da tempo per intervenire sulle sue cause così da aumentare la lunghezza e la qualità della vita

del
Dott. Vincenzo Aloisantoni

DNADa sempre medici e biologi hanno considerato l’invecchiamento come un evento fisiologico a cui tutti noi esseri umani dobbiamo sottostare passivamente accettando i disturbi ad esso correlati quali lo scadimento delle prestazioni psicofisiche oppure le varie patologie che ne derivano. Da circa 20 anni negli USA si è però fatto strada un intenso desiderio, da parte della comunità scientifica, di intervenire sulle cause dell’invecchiamento per aumentare la durata e la qualità della vita umana. Harmon fu un pioniere in questo perché negli anni 80 capì che i radicali liberi [atomi o molecole altamente ossidanti] sono coinvolti nel processo di invecchiamento cellulare; egli aprì così la strada alla teoria dello stress ossidativo e delle difese antiossidanti che ancora oggi è fortemente oggetto della ricerca scientifica. Il salto di qualità è avvenuto quando Daniel Rudman, endocrinologo dell’università del Wisconsin, intuì che somministrando l’ormone della crescita ricombinante [HGH] ad anziani sani avveniva una retromarcia del processo di invecchiamento, un ringiovanimento psicofisico stimabile intorno ai 20 anni. I miglioramenti osservati furono i seguenti: 14% di perdita di massa grassa, 8% di guadagno di massa muscolare senza esercizio fisico, aumento dello spessore cutaneo con più idratazione ed attenuazione delle rughe del viso, maggiore densità ossea nelle vertebre lombari e nel radio, aumento di qualche centimetro dell’altezza per maggiore idratazione dei dischi intervertebrali; ancor più notevole era l’impatto sulla sfera psicoemotiva con attenuazione dei sintomi depressivi, miglioramento del senso di benessere, aumento della self confidence [gli anziani si vedevano più giovani e belli] e miglioramento della quantità e qualità del sonno con il riaffacciarsi dei sogni vividi tipici della giovinezza; tutto quanto decorato da una ridistribuzione del grasso sottocutaneo che dall’addome si spostava al palmo delle mani ed a guance e labbra; purtroppo questo studio aveva come limite il breve periodo di sperimentazione [6 mesi] e l’esiguo numero di anziani studiati, oltre che la presenza di effetti collaterali legati all’eccessiva quantita di HGH somministrato; ciò nonostante ecco aperta la porta all’Antiaging Medicine attraverso il bilanciamento degli ormoni della giovinezza. Il nuovo concetto era: non è importante come arrivare al bilanciamento ormonale [segretagoghi ormonali, terapia sostitutiva ormonale, omeopatia, agopuntura] ma è importante arrivarci, per poter così evitare anche gli innumerevoli farmaci tossici che quasi ogni anziano assume in quantità spesso notevole per le varie patologie legate all’invecchiamento [antiipertensivi, antidepressivi, antilipidemici, antidiabetici, sonniferi ecc.]. Studi successivi rigorosi hanno confermato l’intuizione geniale di Rudman, arrivando alla conclusione che bassi dosaggi di HGH con alta frequenza di somministrazione [0,4 u.i. die] mimavano meglio la pulsatilità circardiana del GH, avendo gli stessi benefici senza alcun effetto collaterale significativo [Chein and Terry]. L’ormone della crescita viene secreto dall’ipofisi nel sangue con un ritmo circadiano [picchi prevalentemente notturni nel sonno ad onde lente con ampiezza e frequenza dei picchi che diminuisce col fluire dell’età già a partire dai 20 anni]. Parallelamente alla discesa del GH nel sangue [la produzione a 20 anni è circa 500 microgrammi al giorno, a 40 anni è circa 200, a 80 anni circa 25] aumentano i segni dell’invecchiamento [aumento di massa grassa, perdita di massa magra e ossea, perdita di vigore fisico e psichico, incanutimento dei capelli ecc..]. In realtà il GH interviene nel trofismo cellulare sia direttamente sia attraverso il suo figlioccio IGF1 di cui stimola la produzione; l’IGF1 stimola la sintesi proteica e l’anabolismo, incrementando la proliferazione cellulare e limitando l’apoptosi [morte programmata cellulare]; tutto ciò in concerto con altri ormoni che amplificano l’azione del GH [DHEA, testosterone, estrogeni, melatonina e ormone tiroideo]; è evidente che in una buona terapia antiinvecchiamento bisogna testare nel sangue tali ormoni per poter intervenire in caso di carenza o di eccessi creando un terreno adatto all’azione del GH [politerapia ormonale]. In conclusione sappiamo bene che dobbiamo invecchiare, ma chi decide il come e il quando? La vita vale la pena di essere vissuta a lungo e bene, ed è per questo che speriamo tutti che la biologia molecolare, la medicina ufficiale, e specialmente le nuove entrate medicine non convenzionali, possano aiutare a migliorare la qualità di vita esaltando la prevenzione delle malattie con il raggiungimento dell’equilibrio organico; ciò è certamente da preferire rispetto all’andare poi a curare singolarmente una moltitudine di malattie, definite dell’invecchiamento, con farmaci tossici, ricchi di effetti collaterali e spesso poco efficaci.


PER APPROFONDIRE

Esistono vari modi per tenere nel range giovanile i livelli di GH ed IGF1; sono sia di tipo farmacologico che, soprattutto, dipendenti dallo stile di vita. In primis è importantissimo dormire almeno 8 ore a notte, con buona qualità del sonno per migliorare la secrezione pulsatile dell’ormone [un buon modo è assumere melatonina a lento rilascio 3 mg. sempre alla stessa ora di sera – Prof. Maurizio Nordio]; altrettanto importante è mantenere bassi i livelli di insulina serali consumando una cena ricca in proteine e povera di carboidrati e grassi; assumere poi supplementi a base di arginina, ornitina e glutammina che favoriscono il rilascio ipofisario di GH; eseguire un moderato esercizio fisico giornaliero, di breve durata [inferiore a 40 minuti per non attivare la secrezione di cortisolo], iniziando col sollevare pesi e finendo con esercizi di resistenza; importante è anche vincere lo stress psichico che favorisce la secrezione di cortisolo [nemico acerrimo del GH] con la meditazione, yoga, agopuntura e tecniche di rilassamento. L’omeopatia funziona benissimo regolando e normalizzando il rilascio delle citochine e del cortisolo [Prof. Salvatore Bardaro]. Si può procedere altrimenti con la somministrazione di HGH ricombinante con iniezioni giornaliere alle minime dosi efficaci, ciò riporterà il livello dell’IGF1 ai valori di un adulto di 30 anni [circa 200 nanogrammi su millilitro]. Deve risultare chiaro che solamente in presenza di palese deficit di GH, documentato da test ematochimici statici e dinamici, con bassi livelli di IGF1 ematico e sintomi di chiaro decadimento psicofisico, si può procedere in tal senso; ciò peraltro deve avvenire sotto la supervisione di un medico antiaging esperto in GH. Negli USA si è riusciti ultimamente a micro incapsulare la molecola di GH, normalmente conica, in un matrix delivery system, elongandola geometricamente e permettendone l’assorbimento per via sottolinguale. Questo metodo di somministrazione, anche se non ufficialmente approvato dall’FDA, sta mostrando una buona efficacia senza particolari effetti collaterali alle dosi consigliate; anche l’HGH omeopatico è apparso nello scenario, ma studi scientifici al riguardo sono ancora all’inizio.