MTM n°24
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 8 - Numero 3 - ott/dic 2009
Dibattito - Fitoterapia
 


Dott.ssa Caterina Carloni
Dott.ssa Caterina Carloni
Psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo psicosomatico


Anno 8 - Numero 3
ott/dic 2009

 

L’albero mette in comunicazione i tre livelli del cosmo: quello sotterraneo, per le radici che scavano le profondità in cui affondano; la superficie della terra, per il tronco e i primi rami; i cieli, per i rami superiori e la cima attirata dalla luce del sole


Non è un caso se la Medicina Psicosomatica sviluppatasi in Occidente ha accettato universalmente come suo simbolo distintivo, al pari del caduceo della tradizione medica, l’archetipo dell’albero rovesciato




La saggezza degli alberi
La natura, con i suoi eterni cicli di declino e rinascita, possiede il potere curativo di risvegliare nell’Uomo la consapevolezza della sua identità divina e trascendente
della Dott.ssa Caterina Carloni

Luigi Granetto: Il primo giorno
della Genesi, L'Albero Rovesciato, 1986L’UTILIZZO TERAPEUTICO DELLE PIANTE si ritrova in tutti i sistemi di cura, da quelli più antichi e basati sull’osservazione e sull’esperienza pratica, a quelli più sofisticati e con livelli di complessità teorica elevata, fino alla moderna biomedicina.
Comune a tutte le culture e a tutte le popolazioni sin dalla preistoria, la fitoterapia prevede l’utilizzo di piante o estratti di piante per la cura delle malattie o per il mantenimento del benessere.
Il termine viene dal greco phyton [pianta] e terapeia [cura].
Considerata medicina alternativa o complementare, per Ippocrate rappresentava il terzo strumento del medico accanto al tocco e alla parola.
La sua importanza, però, trascende i confini della medicina empirica, se si considera la straordinaria e prolifica letteratura dei temi simbolici collegati alle piante, al loro linguaggio e alla potenza evocativa e comunicativa delle immagini ad esse collegate.
Già negli anni Trenta il medico britannico Edward Bach ne aveva intuito tutto il potere curativo sottile, ideando quella geniale “terapia dei fiori” oggi nota e diffusa in tutto il mondo.
Secondo il Dottor Bach, la cura della persona deve prendere in considerazione soprattutto la prevenzione e la conoscenza dei disturbi psicologici, i quali determinerebbero i sintomi fisici. Il singolo fiore, in questa ottica, avrebbe la funzione di curare il disturbo emotivo che ha causato, o potrebbe causare, il malessere fisico. Ogni squilibrio fisico maschera, di conseguenza, un disagio dell’anima.
«La salute è la completa e armonica unione di anima, mente e corpo; non è un ideale così difficile da raggiungere, ma qualcosa di facile e naturale che molti di noi hanno trascurato »: questa celebre affermazione di E. Bach suggerisce le implicazioni filosofiche di questo metodo e il profondo amore dello studioso per la natura.
L’evidente analogia tra l’immagine del corpo umano e la struttura degli alberi suggerì al ricercatore svizzero Emil Jucker l’ideazione negli anni ‘50 di un test psicologico noto come “Baumtest”, o test dell’albero. Le sue ricerche avevano confermato che l’uomo, attraverso dinamiche inconsce, si identifica nell’albero e si proietta in quella forma verticale che ricorda la posizione eretta, esattamente come aveva ipotizzato lo psicanalista Carl Gustav Jung. Il disegno dell’albero veniva pertanto ritenuto l’equivalente di un autoritratto. I risultati delle ricerche del dottor Jucker furono raccolti da Karl Koch ne “Il reattivo dell’albero” [OS, 1984, Firenze].
Il test fa parte dei reattivi proiettivi, quelli in cui, di getto, senza indicazioni o soluzioni suggerite, la persona esprime i suoi lati oscuri.
Nel test viene richiesto di disegnare un albero.
Karl Koch interpreta l’albero disegnato dividendolo in tre parti:
1] le radici sono la parte nascosta di una pianta, forniscono nutrimento e trattengono l’albero al terreno, per cui rappresentano la parte più inconscia e istintiva dell’Io, l’espressione della capacità di radicarsi nella realtà e la parte da cui viene tratta l’energia vitale;
2] il tronco è espressione dell’Io vissuto, per cui analizzarne forma, dimensione, inclinazione significa studiare il carattere e la vita cosciente del disegnatore;
3] la chioma [e quindi anche i rami ed eventualmente i frutti] rappresenta la capacità di interagire con l’ambiente e l’espressione della vitalità mentale [aspirazioni, interessi e ideali].
Il Baumtest non consente certo una completa analisi del carattere, ma può completare o arricchire i dati ottenuti con altri metodi considerati più precisi. Da sempre considerato la raffigurazione del cosmo vivente in continua rigenerazione, l’albero evoca il carattere ciclico dell’evoluzione degli universi, la continua alternanza di morte e rinascita.
L’albero, inoltre, mette in comunicazione i tre livelli del cosmo: quello sotterraneo, per le radici che scavano le profondità in cui affondano; la superficie della terra, per il tronco e i primi rami; i cieli, per i rami superiori e la cima attirata dalla luce del sole.
Esso riunisce tutti gli elementi: l’acqua circola con la linfa, la terra si integra al suo corpo attraverso le radici, l’aria nutre le sue foglie, il fuoco si sprigiona dal legno se lo si strofina.
Per le sue radici affondate al suolo e per i rami che s’innalzano al cielo, l’albero è universalmente ritenuto un simbolo dei rapporti che si possono stabilire fra la terra e il cielo; il suo simbolismo di asse del mondo trova la sua rappresentazione ideale nella quercia in Gallia, nel tiglio presso i Germani, nel frassino in Scandinavia, nell’olivo nell’Islam, nel baniano in India, nella betulla o larice in Siberia.
Secondo una tradizione cinese l’albero Chien-mu[Legno diritto] è al centro del mondo e lungo di esso ascendono i sovrani per accordare fra loro Cielo e Terra; nell’antico Egitto l’albero sacro per eccellenza è Nehet, il sicomoro, «sui cui rami abitano gli dei», come si legge nei Testi delle Piramidi, ma più spesso tale albero era per gli Egizi simboleggiato da Djed, la colonna sacra munita di quattro capitelli, ritenuta a sua volta simbolo della colonna vertebrale. Nella Bibbia si narra dell’albero della Vita piantato al centro del Paradiso terrestre. In America l’immagine dell’Albero cosmico ritorna nell’uso Sioux di piantare un albero al centro dello spazio riservato alla danza del Sole, oppure, nella civiltà azteca, come emblema di Quetzalcoatl, il “Serpente piumato”, dio supremo ed eroe capostipite degli Aztechi, nonché simbolo solare della divinizzazione dell’uomo.
Non è un caso se la Medicina Psicosomatica sviluppatasi in Occidente ha accettato universalmente come suo simbolo distintivo, al pari del caduceo della tradizione medica, l’archetipo dell’albero rovesciato.
«L’uomo è come una pianta rovesciata con le radici che tendono al cielo e i rami verso terra », diceva Platone.
«L’Universo è un albero rovesciato che affonda le radici in cielo e stende i rami sopra tutta la terra», è scritto nel Rig Veda.
«Io so che esiste un frassino chiamato Yggdrasil, un alto albero, bagnato di bianca brina; di là derivano le rugiade che cadono nelle valli, e sempre verde sta presso la fonte di Urdhr» [Voluspa, 19]. Così recita nel poema nordico Edda, l’indovina interrogata da Odino sul destino del mondo. Yggdrasill, come l’Asvattha indiano, è il simbolo dell’Universo.
Si leva al centro di esso, la sua cima tocca la dimora degli dei, mentre i suoi rami abbracciano il mondo terrestre.
«Esiste un albero baniano, le cui radici si dirigono verso l’alto e i rami verso il basso; le sue foglie sono gli inni vedici. Chi lo conosce, conosce i Veda. La vera forma di quest’albero non può essere percepita in questo mondo.
Nessuno può vederne la fine, l’inizio o la base. Tuttavia si deve abbattere con determinazione quest’albero così profondamente radicato usando l’arma del distacco. In seguito si deve cercare quel luogo dal quale, dopo averlo raggiunto, non si torna più indietro », afferma Dio stesso nella Bhagavadgita.
Questa immagine rappresenta l’universo materiale come estensione di un’altra realtà, immanifesta e originale, di cui l’albero è solo il riflesso.
Anche l’uomo, come l’albero rovesciato, affonda le sue radici in una realtà senza tempo che sfugge alla percezione sensoriale, in un universo la cui ricerca e comprensione, tuttavia, sono l’unica garanzia di felicità e benessere.