MTM n°26
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 9 - Numero 1 - set/nov 2010
Cultura - Sfide
 


Antonio Mancuso
Antonio Mancuso


Anno 9 - Numero 2
set/nov 2010

 

Gli apneisti sfidano le profondità marine superando spesso ataviche paure




Nel profondo del mare trattenendo il respiro
Apnea non più come una sfida estrema di uomini eccezionali, ma come possibilità offerta a tutti di vivere il mondo marino. Apnea come avventura sommersa in cui ritrovare se stessi. Apnea come improbabile, quanto suggestivo, ritorno al grembo materno

Testi e foto di Antonio Mancuso

Un’immagine di Antonio Mancuso in apneaL'ambiente subacqueo è un mondo misterioso e affascinante che l’uomo ha da sempre cercato di conquistare. Solo in tempi relativamente recenti, tuttavia, si è avuto modo di esplorarlo, e questo grazie alla moderna tecnologia che ha permesso la realizzazione di attrezzature sempre più sofisticate, in grado, cioè, di farci raggiungere risultati fino a non molto tempo fa inimmaginabili.
La possibilità di immergersi con l’ausilio di apparecchiature autonome di respirazione particolarmente complesse, capaci, comunque, di garantire a coloro che ne fanno ricorso elevati standards di sicurezza, e l’opportunità di inviare negli abissi marini speciali robot teleguidati muniti di occhio elettronico, ha dato alle attuali generazioni la facoltà di conoscere le meraviglie nascoste in fondo al mare, lasciando inesplorate solo piccole porzioni abissali di questo mondo straordinariamente conturbante, ma allo stesso tempo ricco di seduzione.
Se ci si pensa bene, però, ciò che a spinto i primi uomini a confrontarsi con un mondo sotto certi versi inquietante, è stato lo spirito del cacciatore.
Andare a catturare in un ambiente ostile all’uomo prede nate e cresciute in fondo al mare, infatti, è stata la molla che ha spinto i pionieri delle discipline subacquee a sfidare se stessi, sperimentando sulla propria pelle (a volte a costo della loro stessa vita) quello che in seguito la fisica e gli studi sulla fisiologia del corpo umano in immersione hanno meglio spiegato.
Passeggiata subacqueaRisalitaGrazie al coraggio di quei primi temerari, dunque, oggi l’esplorazione subacquea non riserva più le difficoltà di un tempo e, sempre grazie a loro, le bellezze del mondo sommerso sono alla portata di tutti.
Andare sott’acqua non è più una prerogativa di pochi “eletti” e farlo con l’ausilio di apparecchiature autonome di respirazione (seguendo, ovviamente, i necessari corsi d’immersione), è una possibilità offerta a chiunque lo desideri, a patto, però, che il proprio fisico sia integro e, naturalmente, opportunamente allenato. In questo contesto, dove gli orizzonti subacquei sono stati aperti a quanti desiderano visitarli senza particolari sforzi, tuttavia, vi è una folta schiera di appassionati che ha scelto di immergersi senza l’aiuto di apparecchiature che permettano loro di respirare sott’acqua, contando, quindi, esclusivamente sull’aria contenuta nei propri polmoni: in apnea. Il fascino dell’apnea è un fascino discreto e chi ha scelto di immergersi in questo modo lo fa senza clamore e a costo di notevoli sacrifici.
Lontano dall’occhio delle telecamere, gli apneisti sfidano le profondità marine, superando spesso ataviche paure, in un tuffo che dura solo quella manciata di secondi che la propria autonomia gli concede, in una sorta di confronto con la propria intimità. L’apnea, dunque, diventa per loro una filosofia di vita e poco importa se il gesto tecnico-sportivo lo si compie per andare a cacciare il pesce per la cena, se per puro diletto o, infine, per superare i propri limiti. Un ultima inspirazione profonda, quindi, e poi giù, sempre più giù, soli con se stessi, in quella che per molti non è una discesa in fondo al mare, ma rappresenta la realizzazione delle proprie aspirazioni.


APNEA PERCHÉ

Apnea, perché per i tempi di una subacquea ipertecnologica e superaccessoriata è un ritorno alla semplicità.
Come un tornare alle origini, a quell'atavico istinto che ha spinto l'uomo, cacciatore, a immergersi per la sopravvivenza.
Apnea, dunque, come semplicità.
Il ritrovarsi a contatto del mare contando unicamente sulle proprie risorse psico-fisiche.
Apnea come filosofia di vita.
Apnea come poesia.
Senza nulla togliere alle didattiche delle immersioni con autorespiratori, che hanno avuto il grande pregio di consentire ad un numero sempre crescente di persone di esplorare i fondali marini, si è ormai diffuso un modo nuovo di confrontarsi con il mare e, perché no, con se stessi.
Apnea, dunque, non più intesa come improvvisazione, ma come scuola di pensiero che vede il sub tecnicamente preparato e conscio delle problematiche connesse ad un tipo d’immersione in cui, volutamente, le funzioni respiratorie vengono temporaneamente interrotte.
Le sfide con gli abissi marini: l'uomo e il palombaro (1950 - Raimondo Bucher, che per primo raggiunse i -30 metri togliendo dalle mani di un palombaro un plico sigillato contenente la pergamena della sfida), la soglia dei -50 metri (1961-Enzo Maiorca che supera la fatidica soglio oltre la quale si riteneva che la cassa toracica implodesse inesorabilmente), il muro dei - 100 metri (1976-Jaques Mayol, che nell'entusiasmante sfida a distanza con l'italiano Maiorca supera questa quota), frutto del temperamento e della forza fisica di campioni, fanno ormai parte di un recente passato che sembra lontano anni luce.
Oggi l'immersione in apnea ha una propria didattica che ha, come obiettivo prioritario, quello di formare l'uomo subacqueo attraverso lo sviluppo delle sue capacità e il miglioramento della preparazione fisica e mentale, allo scopo di raggiungere la massima sicurezza in acqua.
Ed andare sott'acqua (in apnea), oggi, va inteso come la capacità di adattare alle nuove condizioni psico-fisiche, che scaturiscono da stimoli e reazioni differenti rispetto a quelli che si provano nella quotidianità.
Star bene sott'acqua, quindi, e senza mai perdere di vista il fattore fondamentale della sicurezza.
L'apnea non può che essere sinonimo di salute fisica e mentale.
Non a caso, i campioni di questa disciplina (espressione estrema dello sport “No-limits”), legano le loro performance non più, esclusivamente, a faticosi allenamenti fisici, ma anche alla filosofia orientale dello Yoga o alla tecnica occidentale del Training Autogeno.
Ma, se l'apnea estrema, è affermazione del singolo, il successo di discipline ad essa legate testimonia quanto sia sentito il bisogno di un nuovo approccio verso il mare.
A partire dallo snorkeling, primo “timido” tentativo riservato soprattutto a giovani allievi di scoprire i segreti del mondo sommerso, per continuare con i gradi di specializzazione, fino a concludersi con la pesca in apnea.
Apnea, quindi, non più come una sfida estrema di uomini eccezionali, ma come possibilità offerta a tutti di vivere il mondo marino da una prospettiva diversa da quella data da un litorale più o meno affollato o da un'imbarcazione. Apnea, quindi, come avventura sommersa in cui ritrovare se stessi. Apnea, quindi, come improbabile, quanto suggestivo, ritorno al grembo materno.