SALVO, DALLA SICILIA CON SIMPATIA
di Mirella Bufalini
Fino all'età di 10 anni, Salvatore è stato
un bambino molto vivace, il primo della
classe. Un giorno, la mamma, la signora
Giovanna, aveva appena finito di cucinare, va a cercarlo
nella sua camera per avvertirlo di mettersi a tavola e
non trovandolo, cerca per tutta casa, lo chiama a voce
alta ma senza risultato. Ha un brutto presentimento e
angosciata si affaccia dal balcone dell’appartamento
sito al terzo piano: Salvo era steso al suolo, caduto non
si sa come né perché. Dopo l’incidente il bimbo entra
in coma per grave trauma cerebrale con frattura frontale,
distacco dell’ipofisi, spappolamento della milza, contusione
polmonare ed emiparesi destra. “Vegeta” per
circa un mese in sala rianimazione. I suoi familiari
non lo lasciano un attimo, continuano a pregare e a
sperare nonostante il consiglio dei medici fosse quello
di accettare il dolore e di rassegnarsi. Ma alcune volte
dove non può arrivare l’uomo, anche il miglior luminare
del mondo, può arrivare una forza Superiore che
cambia completamente le cose. In una bella giornata
di sole Salvo si sveglia e di lì il miracolo. Viene trasportato
ad Ariccia dove il dott. Pierrot si prende cura di lui con
tutte le terapie riabilitative del caso. Salvo dice le sue
prime parole: «minchia, ho fame», poi con il tempo
pronuncia anche il nome della
sorella, ricomincia pian piano
a camminare e a ricordare tutto.
È una gioia per me conoscere
Salvo, m’imprime energia positiva,
è di un umorismo unico,
potrebbe fare tranquillamente il cabarettista, ne ha
tutti i numeri. Ha appena subito un intervento chirurgico
e non ha minimamente perso la sua vivacità... mi siedo
accanto a lui e gli chiedo se si sente di tornare indietro
con gli anni, oggi è un bel trenduenne, per raccontarmi
le sensazioni di quell’esperienza traumatica del coma.
«Ricordo solo che la mia anima fu chiamata dal Signore,
sono stato accolto in cielo dai miei nonni e da quattro
angeli con le lance incrociate verso l’alto che proteggevano
una grande porta. Alla domanda che sei venuto
a fare, risposi che ero stato chiamato. Gli angeli hanno
abbassato le lance e mi hanno fatto entrare. Lì sono
stato abbagliato da una grande luce e ho visto Gesù,
non riesco a trovare le parole per descrivere quello che
ho provato. Era meraviglioso. Gesù mi ha chiesto se
volevo rimanere o tornare sulla terra…io Gli ho detto
che volevo stare con i miei genitori». Salvo si commuove
e gli sgorgano due lacrimoni ma dopo poco torna a
scherzare e a fare battute. Avrebbe voluto diventare un
notaio, invece ha un diploma come tecnico di computer,
ma ha una marcia in più, nonostante soffra di crisi epilettiche
e ripeta alcune volte le stesse cose. Ha un
quoziente d’intelligenza superiore al normale, è colto,
generoso e stare con lui è un vero dono. Il padre mi conferma
che è capace di incutere
buon umore a chiunque, tant’è
vero che a Caltanissetta, la città
dove vive, ha una miriade di amici
e tutti lo invitano per godere della
sua simpatica compagnia.
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