ESERCIZI DI CONTEMPLAZIONE,
OVVERO: RIFLESSIONI COSMICHE
Non siamo più abituati a contemplare il cielo: primo, perché non siamo più
abituati a contemplare… Secondo, perché rivolgiamo ormai uno sguardo
troppo distratto al cielo notturno. In più, il firmamento è ormai ridotto a poche
stelle brillanti che sopravvivono a malapena alle luci artificiali delle metropoli
di Mauro Centrone
"GLI UOMINI, sia nel nostro tempo che da principio,
hanno cominciato a filosofare a causa
della meraviglia, poiché dapprincipio essi si meravigliavano
delle stranezze che erano a portata di mano, e
in un secondo momento, a poco a poco, procedendo in
questo stesso modo, affrontarono maggiori difficoltà,
quali le affezioni della luna, del sole, delle stelle e
l'origine dell'universo" (Aristotele).
Ebbene sì: tutto è nato a causa della "meraviglia",
dello stupore, e proprio grazie a questa capacità umana
(di meravigliarsi) l'uomo è giunto a capire e a conoscere
(quasi) tutta la realtà che lo circonda: dal mondo in
cui vive, a quello che riesce solo ad osservare (magari
con un buon telescopio!).
Ed è proprio di questo stupore che vorrei parlarvi; e
accanto ad esso, anche di una delle più interessanti
arti innate che l'uomo possiede, e che, però, utilizza
solo di rado (purtroppo): l'arte della "contemplazione",
in particolare della contemplazione del cielo.
Insomma, vorrei, "o miei cari lettori", con questo
articolo (e con quelli che seguiranno), spronarvi a tornare
a contemplare il cielo: sì, ne siete capaci, ma non
lo sapete. Perché contemplare il cielo? Continuate a
leggere.
Colui che vi scrive ha la fortuna di esercitare la sua
professione nel campo della ricerca astronomica, ha
la sfortuna di farlo in Italia (ma di questo ne parleremo
in un alto articolo!), ma soprattutto ha la possibilità di
scrutare il cielo con i più grandi telescopi che esistono
su questo pianeta (mentre scrivo ho già il desiderio di
raccontarvi le mie esperienze vissute nei vari osservatori
astronomici sparsi per il mondo.... sì, credo che presto
farò anche questo!).
Mi è già capitato di "divulgare" il mio modesto ma appassionato
sapere, soprattutto accompagnando gruppi
di persone durante osservazioni astronomiche o per
parlare loro di scienza e di astronomia. E mi sono
accorto di due cose: la prima è che per imparare qualcosa
occorre prima provare a spiegarlo (forse per
questo motivo, alla fine di questo articolo, io sarò
l'unico ad aver imparato qualcosa...). La seconda è
che il mestiere di divulgatore scientifico (e non è il
mio) non è per nulla banale. Infatti, quando spieghi
qualcosa di "astronomico", devi vincere un preconcetto
molto diffuso: la gente pensa che lo scienziato possa
permettersi di dire tutto e il contrario di tutto, tanto è
così difficile provare ciò che dice! Un poeta statunitense
scriveva che "solo lo scienziato è vero poeta: ci dà la
luna, ci promette le stelle, ci farà un nuovo universo
se sarà il caso." E una poesia di Trilussa, intitolata
"l'Eclissi ", recita così:
Si, 'st'ecrisse che fanno li scenziati,
nu' lo nego, sarà una cosa bella,
ma però tutti l'anni è 'na storiella,
ciarimanemo sempre cojonati.
L'antr'anno mi' fratello pe' vedella
ce venne espressamente da Frascati,
stette un'ora coll'occhi spalancati
senza poté scoprì manco 'na stella
Se er celo è sempre nuvolo, succede
che un'antra volta, quanno la faranno,
nun ce sarà gnisuno che ce crede.
E io ciavrebbe gusto: perché quanno
er celo è annuvolato, chi la vede?
Che lo dicheno a fa'? Perché la fanno?"
Ebbene, vi assicuro, che Trilussa ha colto in pieno il problema: quando parli di "problemi di cielo" hai a
che fare con un "sano" scetticismo diffuso tra quelli
che ti ascoltano, che ti costringe a pesare bene quello
che dici e a documentarti con sempre maggior convinzione.
Ma è sano, perché senza questo scetticismo
misto ad incredulità, sarebbe mancato quel motore
che ha sempre spinto l'uomo a conoscere davvero le
cose: non saremmo mai arrivati sulla Luna, né ad ipotizzare
il Big Bang, non sapremmo che il nostro Sole è
una stella nata 4 miliardi di anni fa, che è grande circa
100 volte la Terra, e che esistono miliardi di stelle
come il sole, non sapremmo che facciamo parte di
una galassia, e che esistono miliardi di galassie come
la nostra, che il nostro universo è in espansione e che
... Quante cose !
Ma con questo articolo non voglio riempirvi di numeri
(che dimentichereste non appena voltereste pagina!).
Vorrei soltanto farvi riflettere (e riflettere io stesso) su
alcune considerazioni... Fare insomma insieme a voi
un po' di "riflessioni cosmiche"... E vi pare poco?
Inoltre è vero o no che ogni giornale o rivista sulla
faccia della Terra ha una sezione dedicata all'astrologia,
mentre pochissimi ne hanno una sull'astronomia? E
allora, cerchiamo di compensare
questa grave mancanza.
Cominciamo allora questo percorso,
che ci porterà a gustare le meraviglie
dell'universo. Non illudiamoci
però: non sarà facile. Non
siamo più abituati a contemplare
il cielo: primo, perché non siamo
più abituati a contemplare… Secondo, perché rivolgiamo
ormai uno sguardo troppo distratto al cielo
notturno. In più, il firmamento è ormai ridotto a poche
stelle brillanti che sopravvivono a malapena alle luci
artificiali delle metropoli.
Soprattutto, non siamo più capaci di sognare! Perché:
sognare è facile, "voler sognare" è molto più impegnativo!
Suggerimento: per imparare a "voler sognare"
bisogna osservare i veri maestri nel settore: i bambini!
In realtà, molte altre cose dovremmo imparare da
loro... Ma questo è un altro discorso.
Rivolgere gli occhi al cielo è il primo passo per una
buona contemplazione dell'universo. Sembra facile...
Anzi dovrebbe essere naturale! Affermava Ovidio,
l'antico poeta latino nativo di Sulmona, nelle sue
"Metamorfosi":
E mentre gli altri esseri
hanno lo sguardo
chinato verso il basso,
diede all'uomo
un viso rivolto verso l'alto.
Lo chiamò a osservare il cielo
e a sollevare orgoglioso
il suo viso alle stelle
Quindi siamo proprio fatti per osservare il cielo! Ma
quante volte abbiamo con orgoglio
rivolto il viso alle stelle? Tra l'altro,
si parla tanto di "vera o falsa democrazia",
ma chi più delle stelle
è veramente democratico? Le stelle
appaiono a tutti, proprio a tutti,
senza distinzione di età, sesso, o
colore della pelle. Ancor più democratiche sono le
stelle cadenti: esse non ci costringono neanche ad
usare quei potenti telescopi che hanno solo gli astronomi,
ma nella loro umiltà di piccoli o grandi detriti
cosmici, si manifestano a tutti con uno spettacolo
"graffiante"...che ci stuzzica il cuore e ci emoziona
come bambini.
La "meraviglia" di un cielo stellato colpisce ogni uomo
che ha ancora il desiderio di sognare... e quindi tutti!
Ma perché contemplare il cielo? Ci credereste se vi dicessi
che è una pratica addirittura utile? Eccovi alcuni
motivi:
- utile perché ci permette di sognare;
- utile perché ci permette di avere un punto di vista
diverso sulla realtà che ci circonda;
- utile perché la realtà che ci circonda non è sempre e
solo quella che riusciamo a capire;
- utile perché ci permette di capire da dove proveniamo;
- utile perché ci permette di capire quando e come si
è originato tutto;
- utile perché ci permette di capire quale sarà il destino
dell'universo.
Pensate sia sufficiente? Provate, e capirete!
E appena lo avrete fatto, sono sicuro che il primo concetto con cui vi scontrerete è quello della
"distanza". Pensiamo a quanto il concetto di distanza
sia ricorrente nella nostra vita quotidiana: quanto è
lunga la strada che percorro per raggiungere il mio
posto di lavoro? Quanto è distante il parcheggio che
sto cercando da circa un'ora? Quanto dista il mio simpatico
vicino di casa dalla mia stanza dove riposo? È
più distante il Sole, la Luna o lo stipendio di fine mese?
A che distanza i vostri figli cominciano ad azzuffarsi
senza pietà?
Ma finché si parla di distanze sulla Terra, siamo esperti.
Abbiamo misurato tutto. Sulla Terra non ci sono
neanche più continenti da scoprire. Oggi, per l'uomo,
la sfida della scoperta si è allargata a tutto il cosmo. E
non è una sfida impossibile, ve lo garantisco!
Vorrei quindi farvi riflettere sul fatto che capire che il
mondo che ci circonda è una questione di dettagli, ma
da superare! Mi spiego: in natura esistono due forme
di semplicità, quella dell'infinitamente piccolo e quella
dell'infinitamente grande. L'infinitamente piccolo è
semplice perché i dettagli sono assenti [le particelle
elementari costituiscono l'ultima realtà prima del vuoto
assoluto, dopo di essi non esiste più un dentro, non ci
sono altri ingranaggi!]. L'infinitamente grande è semplice
perché ci è consentito trascurare i dettagli [infatti nella
descrizione del cosmo possiamo dimenticare stelle e
pianeti come quando descriviamo la terra su un mappamondo
trascurando monti e vallate]. Per questo la
fisica delle particelle e la fisica dell'universo sono tra
le scienze moderne più sviluppate.
È alle scale intermedie, quelle delle cellule, del cervello,
dell'atmosfera, che le cose si complicano! Sono sistemi
troppo grandi per essere considerati elementari, e
troppo piccoli per permettersi di trascurarne i dettagli.
Pochi gradi in più nell'acqua del Pacifico possono significare
siccità in Indonesia e tempeste nel Mediterraneo.
I dettagi dell'ecosistema possono muovere le
montagne!
Quindi, a patto di trascurare i dettagli, possiamo
accettare la sfida di conoscere l'intero
cosmo.
Bene. Ma oggi cosa sappiamo? Cerchiamo
insieme di elencare soltanto
una ristrettissima parte di questo
immenso sapere, diciamo un assaggio, mentre per una
cena vera e propria rimandiamo ai successivi articoli...
Innanzitutto partiamo dalla prima "regola cosmica":
ogni oggetto dell'universo fa parte di qualcosa di più
grande. Un concetto di "grande" che sfugge sempre
più alla comune esperienza di un essere umano man
mano che si vuole misurare il "tutto". Per esempio,
oggi sappiamo che molte stelle sono più grandi e più
luminose del Sole. Recentemente si è inoltre accertato
che molte stelle sono, come il Sole, circondate da
pianeti. I sistemi planetari noti sono ormai oltre il centinaio,
ma in tutta la Galassia potrebbero essere un miliardo.
Tutte le stelle visibili a occhio nudo fanno parte
della nostra Galassia, detta anche Via Lattea, una
struttura così grande che la luce ne percorre il diametro
in più di centomila anni. E questa non è che una tra
miliardi di galassie osservabili con i grandi telescopi.
Vi gira la testa? Non ancora? Passiamo allora alla
seconda regola cosmica: le galassie si allontanano le
une dalle altre, e hanno avuto origine da una "grande
esplosione" (il Big Bang), avvenuta 13 o 14 miliardi di
anni fa. Ma non sappiamo "cosa" esplose né perché…
Il Big Bang non è stato un'esplosione "nello" spazio,
ma l'espansione "dello" spazio! Perché l'universo è
tutto ciò che esiste: lo spazio, il tempo e tutta la materia
e l'energia che esso contiene. E siamo oggi certi che
l'Universo si espande da quando ha avuto origine nel
Big Bang.
Terza regola cosmica: ogni punto dell'universo è il
centro dell'universo: per quanto la distanza tra tutte le
galassie stia aumentando, né la Terra, né alcun altro
punto dello spazio si trova al centro dell'Universo,
quindi ogni punto è equivalente ad un altro.
Vi immaginavate che il nostro universo avesse questa
carta di identità? Ciò che ancora non sappiamo con
certezza è quale sarà la sua fine. Ma non vogliamo
pensare a questo per ora, potremmo entrare in una
crisi molto profonda, e di crisi in questo periodo ne
abbiamo già a sufficienza.
Certo è che al di là delle previsioni su come finirà
l'Universo [se finirà!], se si ammette che sia da sempre
in espansione, l'Universo deve, in un remoto passato,
essere stato più piccolo e più denso. Tutto era concentrato
in un unico punto. E non si doveva stare molto comodi.
Pensate che neanche la luce riusciva a farsi strada! Ha
dovuto impiegare non poco tempo prima di cominciare
a viaggiare e a giungere fino a noi ed è proprio quella
luce che noi oggi osserviamo con i grandi telescopi.
Una luce che forse non siamo i soli ad osservare. Forse
esistono altri esseri che in questo momento stanno
scrivendo un articolo come questo ma in un'altra galassia.
Anzi ne sono sicuro. E la prova che nell'universo
esistono altre forme di vita intelligente
è che non ci hanno ancora
contattato!
Ma di questo ne parleremo la prossima
volta.
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