MTM n°28
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 11 - Numero 1 - gen/apr 2012
L'angolo - Astronomia
 


Mauro Centrone
Mauro Centrone

Anno 11 - Numero 1
gen/apr 2012

 

Oggi, per l'uomo, la sfida della scoperta si è allargata a tutto il cosmo. E non è una sfida impossibile, ve lo garantisco!


E la prova che nell'universo esistono altre forme di vita intelligente è che non ci hanno ancora contattato!




ESERCIZI DI CONTEMPLAZIONE, OVVERO: RIFLESSIONI COSMICHE
Non siamo più abituati a contemplare il cielo: primo, perché non siamo più abituati a contemplare… Secondo, perché rivolgiamo ormai uno sguardo troppo distratto al cielo notturno. In più, il firmamento è ormai ridotto a poche stelle brillanti che sopravvivono a malapena alle luci artificiali delle metropoli
di Mauro Centrone

L'universo"GLI UOMINI, sia nel nostro tempo che da principio, hanno cominciato a filosofare a causa della meraviglia, poiché dapprincipio essi si meravigliavano delle stranezze che erano a portata di mano, e in un secondo momento, a poco a poco, procedendo in questo stesso modo, affrontarono maggiori difficoltà, quali le affezioni della luna, del sole, delle stelle e l'origine dell'universo" (Aristotele).
Ebbene sì: tutto è nato a causa della "meraviglia", dello stupore, e proprio grazie a questa capacità umana (di meravigliarsi) l'uomo è giunto a capire e a conoscere (quasi) tutta la realtà che lo circonda: dal mondo in cui vive, a quello che riesce solo ad osservare (magari con un buon telescopio!).
Ed è proprio di questo stupore che vorrei parlarvi; e accanto ad esso, anche di una delle più interessanti arti innate che l'uomo possiede, e che, però, utilizza solo di rado (purtroppo): l'arte della "contemplazione", in particolare della contemplazione del cielo.
Insomma, vorrei, "o miei cari lettori", con questo articolo (e con quelli che seguiranno), spronarvi a tornare a contemplare il cielo: sì, ne siete capaci, ma non lo sapete. Perché contemplare il cielo? Continuate a leggere.
Colui che vi scrive ha la fortuna di esercitare la sua professione nel campo della ricerca astronomica, ha la sfortuna di farlo in Italia (ma di questo ne parleremo in un alto articolo!), ma soprattutto ha la possibilità di scrutare il cielo con i più grandi telescopi che esistono su questo pianeta (mentre scrivo ho già il desiderio di raccontarvi le mie esperienze vissute nei vari osservatori astronomici sparsi per il mondo.... sì, credo che presto farò anche questo!).
Mi è già capitato di "divulgare" il mio modesto ma appassionato sapere, soprattutto accompagnando gruppi di persone durante osservazioni astronomiche o per parlare loro di scienza e di astronomia. E mi sono accorto di due cose: la prima è che per imparare qualcosa occorre prima provare a spiegarlo (forse per questo motivo, alla fine di questo articolo, io sarò l'unico ad aver imparato qualcosa...). La seconda è che il mestiere di divulgatore scientifico (e non è il mio) non è per nulla banale. Infatti, quando spieghi qualcosa di "astronomico", devi vincere un preconcetto molto diffuso: la gente pensa che lo scienziato possa permettersi di dire tutto e il contrario di tutto, tanto è così difficile provare ciò che dice! Un poeta statunitense scriveva che "solo lo scienziato è vero poeta: ci dà la luna, ci promette le stelle, ci farà un nuovo universo se sarà il caso." E una poesia di Trilussa, intitolata "l'Eclissi ", recita così:

Si, 'st'ecrisse che fanno li scenziati,
nu' lo nego, sarà una cosa bella,
ma però tutti l'anni è 'na storiella,
ciarimanemo sempre cojonati.

L'antr'anno mi' fratello pe' vedella
ce venne espressamente da Frascati,
stette un'ora coll'occhi spalancati
senza poté scoprì manco 'na stella

Se er celo è sempre nuvolo, succede
che un'antra volta, quanno la faranno,
nun ce sarà gnisuno che ce crede.

E io ciavrebbe gusto: perché quanno
er celo è annuvolato, chi la vede?
Che lo dicheno a fa'? Perché la fanno?"


L'universoEbbene, vi assicuro, che Trilussa ha colto in pieno il problema: quando parli di "problemi di cielo" hai a che fare con un "sano" scetticismo diffuso tra quelli che ti ascoltano, che ti costringe a pesare bene quello che dici e a documentarti con sempre maggior convinzione. Ma è sano, perché senza questo scetticismo misto ad incredulità, sarebbe mancato quel motore che ha sempre spinto l'uomo a conoscere davvero le cose: non saremmo mai arrivati sulla Luna, né ad ipotizzare il Big Bang, non sapremmo che il nostro Sole è una stella nata 4 miliardi di anni fa, che è grande circa 100 volte la Terra, e che esistono miliardi di stelle come il sole, non sapremmo che facciamo parte di una galassia, e che esistono miliardi di galassie come la nostra, che il nostro universo è in espansione e che ... Quante cose !
Ma con questo articolo non voglio riempirvi di numeri (che dimentichereste non appena voltereste pagina!).
Vorrei soltanto farvi riflettere (e riflettere io stesso) su alcune considerazioni... Fare insomma insieme a voi un po' di "riflessioni cosmiche"... E vi pare poco?
Inoltre è vero o no che ogni giornale o rivista sulla faccia della Terra ha una sezione dedicata all'astrologia, mentre pochissimi ne hanno una sull'astronomia? E allora, cerchiamo di compensare questa grave mancanza.
Cominciamo allora questo percorso, che ci porterà a gustare le meraviglie dell'universo. Non illudiamoci però: non sarà facile. Non siamo più abituati a contemplare il cielo: primo, perché non siamo più abituati a contemplare… Secondo, perché rivolgiamo ormai uno sguardo troppo distratto al cielo notturno. In più, il firmamento è ormai ridotto a poche stelle brillanti che sopravvivono a malapena alle luci artificiali delle metropoli.
Soprattutto, non siamo più capaci di sognare! Perché: sognare è facile, "voler sognare" è molto più impegnativo!
Suggerimento: per imparare a "voler sognare" bisogna osservare i veri maestri nel settore: i bambini!
In realtà, molte altre cose dovremmo imparare da loro... Ma questo è un altro discorso.
Rivolgere gli occhi al cielo è il primo passo per una buona contemplazione dell'universo. Sembra facile...
Anzi dovrebbe essere naturale! Affermava Ovidio, l'antico poeta latino nativo di Sulmona, nelle sue "Metamorfosi":

E mentre gli altri esseri
hanno lo sguardo
chinato verso il basso,
diede all'uomo
un viso rivolto verso l'alto.
Lo chiamò a osservare il cielo
e a sollevare orgoglioso
il suo viso alle stelle


Quindi siamo proprio fatti per osservare il cielo! Ma quante volte abbiamo con orgoglio rivolto il viso alle stelle? Tra l'altro, si parla tanto di "vera o falsa democrazia", ma chi più delle stelle è veramente democratico? Le stelle appaiono a tutti, proprio a tutti, senza distinzione di età, sesso, o colore della pelle. Ancor più democratiche sono le stelle cadenti: esse non ci costringono neanche ad usare quei potenti telescopi che hanno solo gli astronomi, ma nella loro umiltà di piccoli o grandi detriti cosmici, si manifestano a tutti con uno spettacolo "graffiante"...che ci stuzzica il cuore e ci emoziona come bambini.
La "meraviglia" di un cielo stellato colpisce ogni uomo che ha ancora il desiderio di sognare... e quindi tutti! Ma perché contemplare il cielo? Ci credereste se vi dicessi che è una pratica addirittura utile? Eccovi alcuni motivi:

- utile perché ci permette di sognare;
- utile perché ci permette di avere un punto di vista diverso sulla realtà che ci circonda;
- utile perché la realtà che ci circonda non è sempre e solo quella che riusciamo a capire;
- utile perché ci permette di capire da dove proveniamo;
- utile perché ci permette di capire quando e come si è originato tutto;
- utile perché ci permette di capire quale sarà il destino dell'universo.

Pensate sia sufficiente? Provate, e capirete!
E appena lo avrete fatto, sono sicuro che il primo concetto con cui vi scontrerete è quello della "distanza". Pensiamo a quanto il concetto di distanza sia ricorrente nella nostra vita quotidiana: quanto è lunga la strada che percorro per raggiungere il mio posto di lavoro? Quanto è distante il parcheggio che sto cercando da circa un'ora? Quanto dista il mio simpatico vicino di casa dalla mia stanza dove riposo? È più distante il Sole, la Luna o lo stipendio di fine mese? A che distanza i vostri figli cominciano ad azzuffarsi senza pietà?
Ma finché si parla di distanze sulla Terra, siamo esperti. Abbiamo misurato tutto. Sulla Terra non ci sono neanche più continenti da scoprire. Oggi, per l'uomo, la sfida della scoperta si è allargata a tutto il cosmo. E non è una sfida impossibile, ve lo garantisco!
Vorrei quindi farvi riflettere sul fatto che capire che il mondo che ci circonda è una questione di dettagli, ma da superare! Mi spiego: in natura esistono due forme di semplicità, quella dell'infinitamente piccolo e quella dell'infinitamente grande. L'infinitamente piccolo è semplice perché i dettagli sono assenti [le particelle elementari costituiscono l'ultima realtà prima del vuoto assoluto, dopo di essi non esiste più un dentro, non ci sono altri ingranaggi!]. L'infinitamente grande è semplice perché ci è consentito trascurare i dettagli [infatti nella descrizione del cosmo possiamo dimenticare stelle e pianeti come quando descriviamo la terra su un mappamondo trascurando monti e vallate]. Per questo la fisica delle particelle e la fisica dell'universo sono tra le scienze moderne più sviluppate.
È alle scale intermedie, quelle delle cellule, del cervello, dell'atmosfera, che le cose si complicano! Sono sistemi troppo grandi per essere considerati elementari, e troppo piccoli per permettersi di trascurarne i dettagli. Pochi gradi in più nell'acqua del Pacifico possono significare siccità in Indonesia e tempeste nel Mediterraneo.
L'universoI dettagi dell'ecosistema possono muovere le montagne!
Quindi, a patto di trascurare i dettagli, possiamo accettare la sfida di conoscere l'intero cosmo.
Bene. Ma oggi cosa sappiamo? Cerchiamo insieme di elencare soltanto una ristrettissima parte di questo immenso sapere, diciamo un assaggio, mentre per una cena vera e propria rimandiamo ai successivi articoli...
Innanzitutto partiamo dalla prima "regola cosmica": ogni oggetto dell'universo fa parte di qualcosa di più grande. Un concetto di "grande" che sfugge sempre più alla comune esperienza di un essere umano man mano che si vuole misurare il "tutto". Per esempio, oggi sappiamo che molte stelle sono più grandi e più luminose del Sole. Recentemente si è inoltre accertato che molte stelle sono, come il Sole, circondate da pianeti. I sistemi planetari noti sono ormai oltre il centinaio, ma in tutta la Galassia potrebbero essere un miliardo.
Tutte le stelle visibili a occhio nudo fanno parte della nostra Galassia, detta anche Via Lattea, una struttura così grande che la luce ne percorre il diametro in più di centomila anni. E questa non è che una tra miliardi di galassie osservabili con i grandi telescopi.
Vi gira la testa? Non ancora? Passiamo allora alla seconda regola cosmica: le galassie si allontanano le une dalle altre, e hanno avuto origine da una "grande esplosione" (il Big Bang), avvenuta 13 o 14 miliardi di anni fa. Ma non sappiamo "cosa" esplose né perché… Il Big Bang non è stato un'esplosione "nello" spazio, ma l'espansione "dello" spazio! Perché l'universo è tutto ciò che esiste: lo spazio, il tempo e tutta la materia e l'energia che esso contiene. E siamo oggi certi che l'Universo si espande da quando ha avuto origine nel Big Bang.
Terza regola cosmica: ogni punto dell'universo è il centro dell'universo: per quanto la distanza tra tutte le galassie stia aumentando, né la Terra, né alcun altro punto dello spazio si trova al centro dell'Universo, quindi ogni punto è equivalente ad un altro.
Vi immaginavate che il nostro universo avesse questa carta di identità? Ciò che ancora non sappiamo con certezza è quale sarà la sua fine. Ma non vogliamo pensare a questo per ora, potremmo entrare in una crisi molto profonda, e di crisi in questo periodo ne abbiamo già a sufficienza.
Certo è che al di là delle previsioni su come finirà l'Universo [se finirà!], se si ammette che sia da sempre in espansione, l'Universo deve, in un remoto passato, essere stato più piccolo e più denso. Tutto era concentrato in un unico punto. E non si doveva stare molto comodi.
Pensate che neanche la luce riusciva a farsi strada! Ha dovuto impiegare non poco tempo prima di cominciare a viaggiare e a giungere fino a noi ed è proprio quella luce che noi oggi osserviamo con i grandi telescopi.
Una luce che forse non siamo i soli ad osservare. Forse esistono altri esseri che in questo momento stanno scrivendo un articolo come questo ma in un'altra galassia.
Anzi ne sono sicuro. E la prova che nell'universo esistono altre forme di vita intelligente è che non ci hanno ancora contattato!
Ma di questo ne parleremo la prossima volta.