MTM n°28
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 11 - Numero 1 - gen/apr 2012
L'angolo - Intervista
 


Serena Fumaria
Serena Fumaria

Anno 11 - Numero 1
gen/apr 2012

 

La boxe è senza alcun dubbio una filosofia di vita, che lo sportivo abbraccia completamente


La boxe non è uno sport amato come il calcio, è meno seguito e quindi è poco sostenuto economicamente




INTERVISTA A GIAMMARIO GRASSELLINI IL PUGILE DAL GRANDE CUORE
Giammario Grassellini nasce a Gubbio il 22 maggio del 1977, conosce i primi successi dilettantistici alla meta' degli anni novanta. Passa al professionismo nel 2001, vincendo consecutivamente le cinture I.B.F. del Mediterraneo, Internazionale e Intercontinentale. www.grassellini.it
di Serena Fumaria

Grassellini durante un incontro di boxeOCCHI PROFONDI, occhiali da sole specchiati, mascella serrata, abbigliamento sportivo e cappellino in testa, Giammario Grassellini, incarna sia nel look che nel portamento, l'immagine del pugile professionista. Il "Lupo di Gubbio", noto nel panorama sportivo con questo nome, vanta tra i tanti titoli, la conquista della cinture I.B.F. del Mediterraneo, Internazionale e del titolo Intercontinentale.
Parlando con lui, la sua immagine a prima vista dura e fredda, si modifica in quella di un uomo che ama fortemente la sua arte, la sua famiglia e la sua città. Parla ironicamente, ma con il cuore, quello di un uomo che ama, e che combatte per la sua passione e per gli oneri e gli onori che essa comporta.
Giammario, perché ti sei avvicinato al pugilato?
Sono sempre stato d'indole vivace, come del resto mio fratello gemello, Gianpaolo, così mio padre, probabilmente sperando di farci stancare e renderci più "sopportabili" a casa, ci portò da un ottimo maestro, per farci fare questa attività. Da quel momento, entrambi ci siamo dedicati in maniera molto seria a questo sport. Era divertente, anche mio fratello era molto forte, ci allenavamo insieme e duramente, ma con il passare del tempo, lui ha fatto un'altra scelta. Oggi canta in un gruppo, ma mi segue, in ogni mio match. Io a differenza sua, ho scelto di continuare "prendere e dare cazzotti" per vivere. Sto scherzando, chiaramente. La boxe, anche se sembra uno sport violento, ha un codice d'onore, una rigidità comportamentale, che porta a rispettare l'avversario e che non lo rende tale.
Come definiresti la tua arte?
La boxe è senza alcun dubbio una filosofia di vita, che lo sportivo abbraccia completamente. Forgia ogni fibra di chi la vive coinvolgendo parenti e amici. È uno sport molto duro, fatto di sacrifici fisici, di complicazioni emotive. Lo spettatore vede semplicemente me, il mio avversario e un ring sul quale ci sarà un combattimento, ma vi assicuro che c'è molto di più. Ogni volta che sono salito su un ring, da dilettante o da professionista, avevo con me la mia storia. Nella mia mente avevo il mio allenatore, la mia grinta e il mio amore per lo sport, avevo la mia famiglia; mio padre, che mi ha sempre sostenuto; mia madre Teresa, e i suoi occhi preoccupati per ogni mia possibile lesione; mia nonna Antonia, che mi guardava tifando per me; i tre miei fratelli, che soffrivano in silenzio per ogni mia possibile delusione. Avevo con me le persone care, gli amici e gli abitanti della mia città, quelli che mi hanno sostenuto. Io non ho mai combattuto per me, ma per tutti quelli che mi amano e che credono in quel che sono.
La tua carriera pugilistica annovera 25 match di cui 19 vinti in maniera più che onorevole, ma negli ultimi due anni, sei stato un po' assente. Cosa ti ha portato a questa scelta?
Ho vinto molto, sofferto, pianto e riso a fianco dei miei sostenitori, ma il sistema nel mondo sportivo è molto complicato e non sempre le cose vanno come si vorrebbe. La boxe non è uno sport amato come il calcio, è meno seguito e quindi è poco sostenuto economicamente. Nel mio caso, come nel caso di chi vive lontano dalle grandi città, vivere a Gubbio, precludeva spostamenti continui, allenamenti con maestri fuori sede, situazioni di un peso economico mai coperto dai miei sponsor e ho dovuto fare quindi la scelta di lavorare per allenarmi. In questo caso le cose si complicano molto, la lucidità mentale e fisica, cambia notevolmente. La concentrazione cambia. Non sto cercando scuse, ho continuato a lottare e a credere in quel che faccio e sempre lo farò. Continuo a sognare il Mondiale e tutti i titoli che ho sempre cercato di raggiungere, ma sono un pò disilluso dal sistema e da coloro che mi hanno tanto promesso mentre ero alle stelle, per dimenticarlo proprio nel momento in cui avrei avuto la necessità di essere sostenuto per salire più in alto.
Giammario Grassellini titolo Internazionale del Mediterraneo IBF, Corona Internazionale IBF e Corona Intercontinentale IBF. Qui ritratto da Mattia PasseriCosa vedi nel tuo futuro lavorativo?
Sogno il Mondiale e ho progetti in merito che desidero fortemente realizzare. Desidero riuscirci, non solo per me, ma per coloro che in me ripongono fiducia. La mia vita è legata alla boxe, comunque, sempre. Continuo ad amarla come il primo giorno. Le sono fedele. Ho il coraggio e la forza per crederci e trasmetterlo a chi si allena con me e che in questo sport ritrova se stesso.
Sogno e faccio sognare. Molti non sanno che coloro che si approcciano a questo sport, sono spesso persone con una grande rabbia repressa, provocata spesso da traumi momentanei della vita. Vedo ragazzi giovanissimi, che allenandosi con me, tirano fuori quella grinta che non sanno neppure di avere.
Entrano in palestra spaventati da qualcosa che non capiscono, e poco a poco, sfogandosi con il sacco, o semplicemente allenandosi e tornando in forma, ritrovano il loro centro. Parliamo di uno sport esplosivo, e l'adrenalina che entra in circolo nell'attività, nel momento del riposo fa allentare la tensione, scioglie la rabbia. Non allenerei mai chi pensa di utilizzare il mio sport per far del male a qualcuno. Lo ricordo: la boxe non è violenza.
Sembra quasi una terapia medica alternativa alla cura dello stress…
Non so, non sono certo un medico, ma vedo che le persone che si allenano, sono più serene e sicure di loro stesse oltre ad essere più performanti e sane. Sicuramente rinforza animo e corpo.
Qual'è il tuo rapporto con le medicine e i metodi naturali?
Noi sportivi professionisti veniamo visitati e controllati con cadenza di pochi mesi. Siamo sani per necessità professionale. Fortunatamente non ho problemi di salute e sono abituato a sostenere il dolore, per cui evito anche gli antidolorifici. Mi curo solo dalle forme influenzali, preferendo i metodi omeopatici a quelli tradizionali.
Ma se devo dirla tutta, non c'è niente che mi curi quanto l'affetto delle persone che amo.