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Enrico
Lancia
Autore
della Casa
Editrice Gremese per
la quale ha pubblicato
libri di successo su
Amedeo Nazzari,
Sophia Loren,
Peppino De Filippo
e Roberto Rossellini.
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L’ottavo Re di Roma
Alberto sordi. La risata più contagiosa d’Europa
di Enrico Lancia
Attore e regista. Nato a
Roma. Figlio di un direttore d’orchestra, il trasteverino Sordi
ha affrontato tutti i campi dello spettacolo. Oltre cento film. Resta
una delle stelle più luminose della commedia all’italiana.
Non è
per nulla facile iniziare un discorso su Alberto Sordi, questo straordinario
attore che ha rappresentato «vizi privati» e «pubbliche
virtù» di noi italiani. Perché non è facile?
Perché tutto è stato detto di lui e su di lui durante la
sua lunghissima e operosa carriera, una carriera che ha attraversato in
lungo e in largo tutto il panorama del cinema italiano, se consideriamo
che era già attivo durante il cosiddetto «ventennio nero»,
che visto oggi con un metro di giudizio più sereno e meno condizionato
da fattori politici non è poi così disprezzabile, se non
sul piano artistico, almeno su quello professionale con attori di ottimo
talento e caratteristi di grande precisione. Appassionato di recitazione,
tenace e testardo, per nulla demotivato dai giudizi negativi dell’insegnante
Emilia Varini che, presso l’Accademia dei Filodrammatici dove si
tenevano le lezioni di dizione e di comportamento teatrale, cercava di
dissuaderlo dal continuare perché non sarebbe mai e poi mai divenuto
«attore», proprio perché la sua pronuncia romana (forse
sarebbe meglio dire romanesca) era difficile da far sparire. Ma se l’esperienza
a Milano è rovinosa, Roma invece pian piano gli aprirà le
porte. La sua testardaggine e la sua tenacia hanno la meglio. E, nel 1937,
le prime opportunità: alla radio, in teatro, nel settore del doppiaggio.
Ed è proprio in quest’ultimo campo che si guadagna le prime
stellette della notorietà allorché riesce a diventare la
«voce italiana» di Oliver Hardy, alias Ollio,
che insieme al partner Stan Laurel in quegli anni sbancava
il botteghino. I vezzi, le storpiature, i giri di parole e le facezie
di Ollio con la voce di Sordi diventano popolarissimi soprattutto nel
teatro dove il «futuro grande attore» riesce a farsi scritturare.
Ed è accanto a grandi nomi della rivista e del varietà che
Alberto si fa le ossa riscuotendo i primi sinceri applausi. Sul palcoscenico,
alla radio e, anche senza ottenere ruoli di particolare entità,
sullo schermo, Sordi traccia le basi della sua lunga, irripetibile carriera.
Anche nei terribili giorni del secondo conflitto mondiale, Sordi è
instancabile, specialmente in teatro che lo ripaga ampiamente di tante
delusioni provate.
Il dopoguerra è invece più generoso con l’attore che
alla radio crea alcuni personaggini di grande simpatia e di immediato
impatto popolare. E poi c’è il cinema, quello vero, quello
importante che concede all’attore, grazie alle intuizioni di valorosi
registi, Fellini in testa (“Lo sceicco bianco”, “I vitelloni”),
di poter effettuare il grande salto di qualità. La genialità
dell’attore, la furbizia gretta e meschina di alcuni personaggi
da lui disegnati, la cattiveria ghiotta e irritante, 1’ egoismo
sfacciato e pittoresco, e tante altre doti interpretative vengono fuori,
come da un misterioso vaso di Pandora, per deliziare pubblico e critica.
Ma è nel biennio 1954-55, che Sordi raggiunge le vette della perfezione
con i personaggi esemplari del filo-statunitense: Nando Moriconi in “Un
americano a Roma” di Steno e con quello spietato
e rampante di Sasà in “L’arte di arrangiarsi”
di Luigi Zampa. Due personaggi, uno di una simpatia strepitosa,
l’altro di una simpatia contagiosa. Entrambi geniali, prestigiosi,
esuberanti, in poche parole semplicemente straordinari. Forse ci siamo
dilungati un po’ troppo, ma bisognava gettare le basi per giungere
all’argomento vero e proprio che ci interessa: quello medico.
Tralasciando tanti altri successi e tante altre caratterizzazioni dell’italiano
petulante, vizioso e intrigante, costruiti nei film successivi, è
sul “Medico della mutua” (1968), nato dalla penna dello scrittore
Giuseppe D’Agata, che desideriamo puntare l’obiettivo.
Il film diretto con competenza da Luigi Zampa
descrive l’ascesa di un oscuro e giovane medico, Guido Tersilli,
che non si ferma davanti a nulla pur di ottenere il posto che gli spetta
nella «società del benessere». Un uomo meschino, arrogante,
arrivista e intrallazzatore, spesso antipatico e caricaturale, pur dotato
di carica vitale e dalla attività frenetica, un personaggio che
fa indignare gli spettatori ma che Sordi, nella sua bonarietà e
nella sua genialità artistica, riesce a trasformare in una figura
accettata da tutti per la misura con cui è disegnata e l’abilità
della composizione. A questo «mediconzolo della mutua» gli
fa seguito, con meno sale ma più malignità: il prof. Dott.
Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste convenzionata con
le mutue (1969), film diretto da Luciano Salce che racconta
in chiave grottesca e amara l’ascesa all’Olimpo del sanitario
divenuto professore e, pur sfruttando ancora i mutuati, ottiene la nomina
a primario in una costosissima e lussuosa clinica in cui il cinico arrampicatore
sociale, pur di raggranellare soldi e soldi giunge al turpe e maligno
espediente di prolungare la degenza dei pazienti ricchi. Fino ad arrivare
alla rivolta dei suoi collaboratori, i quali riaffermeranno la giustizia
e la morale. Ma, come si suole dire: «il lupo perde il pelo ma non
il vizio» e così anche il nostro dott. Tersilli trova il
modo di continuare la sua lucrosa attività, trasformando «genialmente»
la vecchia clinica ladra in un centro di ringiovanimento per donne anziane:
«(...)alla ricerca del tempo perduto(...)». Il grande Alberto
Sordi, oggi invidiabile ottantenne, che ci ha deliziati in passato con
le sue acute performance e che ci fa riflettere ancora oggi sui tanti
difetti e vizi che ci appartengono in quanto esseri umani, rimane una
delle tante stelle del firmamento mondiale al quale dobbiamo di tanto
in tanto guardare per purificarci con un sano «riso verde»
dai nostri imbrogli quotidiani.
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Le sue doti
interpretative
vengono fuori come da un misterioso vaso di Pandora,
per deliziare pubblico e critica |
«Il medico della mutua» la
prima cliente. Con Pupella Maggio di Luigi Zampa (1968) |
«Il prof. Dott. Guido Tersilli,
primario della clinica Villa Celeste convenzionata dalle mutue»
di Luciano Salce (1969) |
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