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Valentina
Borghese
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Appuntamento con... il carnevale
a Roma
di Valentina Borghese
Il carnevale a Roma oggi non è che
un pallido ricordo di quella sagra dell’allegria e dell’abbondanza
che era in passato, tanto che stupirà certo sapere che questa festa
è nata proprio in questa città!
Quando le feste dell’antica Urbe (Baccanali, Saturnali, etc.), scomparvero,
non scomparve però la voglia di divertirsi dei cittadini romani.
Si ha testimonianza che nel IX-X sec. durante le Feste dei Pazzi, com’erano
chiamati allora i giorni di Carnevale, lo stesso clero profanava le chiese
insieme al popolo: un diacono veniva eletto re dei Pazzi e gli altari
venivano trasformati in tavoli per banchetti.
Per alcuni secoli Piazza Navona pare sia stata il teatro principale del
Carnevale romano mentre alla Domenica di Carnisprivium la festa si trasferiva
al Testaccio. Per queste feste ciascun rione offriva i migliori giocatori
ed alcuni tori per una specie di corrida. Nel XVI secolo si diffuse la
lotta ai giudei in cui malcapitati venivano spogliati, chiusi in botti
e fatti rotolare da monte Testaccio. Papa Paolo II Barbo spostò
poi il Carnevale nel centro della città: da Piazza del Popolo fino
a Palazzo Venezia si svolgeva la corsa delle Bestie Bipede in cui ebrei,
garzoni e vecchi si disputavano la conquista dei palii. Dopo un periodo
in cui alcuni Papi vietarono maschere e travestimenti con Leone X Roma
divenne il centro dei divertimenti e delle feste: si cominciarono a dare
i primi spettacoli teatrali e fu fatta la prima corsa dei cavalli, riflesso
medievale delle corse romane che si facevano nel Circo Massimo. Nel 1500
Sisto V impose la pena di morte per licenze carnevalesche mentre, più
tardi, nel XVII secolo il Carnevale giunse al colmo del suo splendore:
persino cardinali monsignori e abati se la spassavano in questi giorni
di festa; nelle case dei ricchi si stava «in gran libertà»;
si diffusero le mascherate con i carri e l’uso di giustiziare in
piazza i «delinquenti carnevaleschi».
Vi era poi il gioco dei Moccoli: consisteva nel portare una candela accesa
cercando di spegnere quelle degli altri. Si metteva il moccolo in cima
a lunghi bastoni perché fosse più difficile da spegnere
e più facile arrivare a spegnere quelli degli altri; si cercava
di spegnere i moccoli delle ragazze conio scopo di attaccar discorso e
si calavano panni bagnati dalle finestre per spegnere quanti più
moccoli possibile. Così c’era un gioco continuo di fiammelle
che si spegnevano e accendevano, incrociandosi, alzandosi ed abbassandosi.
Mai come in questi giorni si poteva vedere tanta gente accalcata per le
strade; Piazza Navona diventava il luogo dove ballare, divertirsi e magari
dove «conquistare una bella figliola». Dal 900 l’energia
del Carnevale sembra aver abbandonato questa città e solo con l’inaugurazione
della fontana delle Naiadi, in Piazza Esedra, si organizzò una
mascherata che fu l’ultimo «sprazzo» di vita del Carnevale
Romano
A proposito
di carnevale...
Il nome deriva da “carnem levare” ed, anticamente indicava
il banchetto d’addio alla carne che si teneva prima della Quaresima,
periodo di digiuno e di astinenza non solo dalla carne ma anche dal sesso
e da ogni altro divertimento. Si pensa che il Carnevale derivi dall’antica
festa romana dei Saturnali per alcuni elementi comuni:
l’elezione di un monarca fittizio, il suo sacrificio ed un comportamento
alla rovescia di tutta la collettività. Ma la festa attuale non
ha più un carattere religioso bensì parodico in quanto ad
essere eletto non è più un uomo in carne ed ossa ma un fantoccio
di paglia o di cartone. I Saturnali si collocavano in un periodo-soglia
in cui terminava un ciclo agrario e ne cominciava un altro ed il Carnevale
pare abbia ereditato anche questo ruolo di festa di Capodanno in cui si
derideva il passato per poter ristabilire poi quell’ordine che avrebbe
garantito il regolare fluire del nuovo anno. Ben presto diventò
la festa in cui il popolo si abbandonava a tutte le sfrenatezze proibite
dalla società: indossare una maschera infatti permetteva di disfarsi
del proprio ruolo sociale e di sognare una realtà più positiva
mentre l’ebbrezza, allentando i freni inibitori, rendeva i rapporti
tra gli individui più spontanei. In quei tempi basati sulla scrupolosa
osservanza della morale, il Carnevale diventava un momento per facilitare
l’incontro con l’altro sesso e per farsi notare. Oggi è
tanto il desiderio di stare in libertà e di divertirsi che non
si sente più il fascino dell’ingenuo travestimento e forse
è questo che ha spento la spontaneità ed il gusto per il
Carnevale.
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