MTM n°3

 

MEDICAL TEAM MAGAZINE - Anno 2 - Numero 1 - gen/feb 2003

 


Editoriale
 


Dott. Eugenio Raimondo
Il Dott. Eugenio Raimondo
Direttore scientifico e
responsabile editoriale.


Una diagnosi errata
di Eugenio Raimondo

direttore@mtmweb.it

Quando tutto ormai ti sembra finito, una grave malattia sta portando via una persona cara e ti senti dire «purtroppo la prognosi è grave, le rimangono pochi mesi di vita», non perdere la speranza. Questo perché è l’uomo che interpreta dei dati e pertanto può sbagliare. Allora, non abbandonarti all’inevitabile ma scuotiti, apri gli occhi e comincia a guardare intorno.
Purtroppo è successo a me, ad un medico.
A mia madre, per una grossa massa renale dx (circa 10cm) e sn (circa 2cm) con profuse e confluenti metastasi retroperitoneali intorno alla vena cava (pacchetti linfonodali) e sopraclaveari, ricoverata presso un noto Centro Universitario Romano, le è stato diagnosticato un grave tumore renale ormai in stadio avanzato.
È stato deciso così di sottoporla a nefrectomia totale dx e parziale sx con probabile dialisi futura e escissione dei pacchetti linfonodali, ove più possibile, in attesa ovviamente dell’esito infausto.
Non mi sono mai rassegnato a tale diagnosi anche se i colleghi mi facevano notare che dall’aspetto delle masse rilevate alla TAC non poteva trattarsi di altro tipo di tumore.
Ma un passaggio mancava, forse il più importante: la diagnosi istologica.
Così, dimessa dal 1° ricovero, effettua in Day Hospital la biopsia del linfonodo sopraclaveare presso l’ospedale «Il Gemelli» dalla quale si effettua la diagnosi istologica di linfoma N-H, confermata successivamente da una biopsia renale presso l’ospedale «S. Eugenio». Il trattamento, come sappiamo, diventa chemioterapico (CHOP) con enorme aspettative di vita.
Dopo il 3° ciclo la grossa massa si è ridotta dell’80%. Ringrazio l’equipe di Ematologia del Prof. Amadori dell’Università di «TorVergata» ed in particolare il Dr. Alessio Perrotti che mi hanno confermato che non bisogna perdere la speranza.


Lettere al Direttore

Gent.mo Dott. Raimondo, riferendomi alla prima pagina del Medical Team Magazine del numero II, di cui lei è Direttore e, in particolare, al suo editoriale «Dicono di Noi» mi rallegro che un medico riesca ad essere obiettivo e a vedere il lato umano delle persone sofferenti; mi fa piacere sapere che c’è qualcuno «e spero che insieme a lui ce ne siano molti» che sappiano curare il sintomo del male, ma è ancora più importante che un medico sappia comprendere, come lei ha ben scritto, lo stato generale del paziente rivolgendosi con cortesia e disponibilità. Noi pazienti non vogliamo essere un numero, ma desideriamo essere rassicurati e tutti uguali, senza selezioni di classe o di simpatia.
Io mi sento fortunata nel sapere che il Dott. Raimondo la pensi come me e mi complimento per la sua rivista e i suoi scritti, che spero vengano recepiti e non restino solo delle favole, mi auguro, inoltre, che rinasca davvero la figura del medico di un tempo: bravo e attento conoscitore dei suoi pazienti.
Distinti saluti e grazie
Maria Pia Angelozzi


Spettabile Redazione Medical Team Magazine, sono un medico che vive e lavora a Roma e si occupa di Medicina Generale e Omeopatia. Casualmente ho avuto l’occasione di consultare la Vostra rivista, che ho trovato molto interessante e particolarmente innovativa nel modo di affrontare gli argomenti trattati. Condivido appieno, inoltre, l’editoriale del collega e Direttore Responsabile della rivista, Eugenio Raimondo, che compare nel n. 2 dell’anno 2002. Proprio quanto espresso dal Vostro Direttore mi ha indotto a scrivere questa mia lettera […]. Nell’attesa di un Vostro molto gradito riscontro, porgo distinti saluti.
Dr. Francesco Candeloro