MTM n°4

 

MEDICAL TEAM MAGAZINE - Anno 2 - Numero 2 - mar/apr 2003

 


Cardioprotezione
 


Dott. Augusto Mazzetti
Dott. Augusto Mazzetti
Specialista in cardiologia


Acidi grassi poliinsaturi e malattie cardiovascolari
di Augusto Mazzetti

È ormai nota da più diventi anni la relazione tra dieta ricca di pesce e bassa incidenza di coronaropatia. I primi dati a carico delle popolazioni eschimesi (consumatrici di grandi quantità di pesce nella dieta) messi a confronto con quelli relativi alle popolazioni occidentalizzate ed al conseguente «stile alimentare», risalgono infatti all’inizio degli anni ‘80. L’alto contenuto di acidi grassi polinsaturi n-3 (PUEA n3), noti anche come OMEGA-3, presenti in alcuni pesci soprattutto dei mari freddi (aringhe, acciughe, sardine, sgombri, tonni, salmoni trote, carpe ecc,) ed in particolare la presenza del Dha (acido docosaesaenoico) e dell’EPA (acido eicosapentaenoico) spiegano la «cardioprotezione» riscontrata in questi soggetti. Lo studio DART (Diet and Reinfarction Trial) del 1983 e successivamente lo studio GISSI - prevenzione (Gruppo Italiano per lo Studio della Sopravvivenza nell’Infarto miocardico) tra il 1993 e il 1995 hanno fornito dati molto significativi in proposito.
Riscontro della riduzione del 29% della mortalità complessiva nel corso di due anni in maschi che assumevano pesce grasso 2 volte a settimana (studio DART in prevenzione secondaria)
I risultati del GISSI-prevenzione (in prevenzione secondaria; 850 mg/die di EPA e DVIA) hanno evidenziato una riduzione del 20% delle morti totali, 30% delle morti cardiovascolari, e del 45% delle morti improvvise! Quest’ultimo dato, indubbiamente il più sorprendente, è dovuto alle proprietà di stabilizzazione elettrica dei miociti cardiaci da parte degli OMEGA -3. La riduzione del colesterolo non è stata significativa, mentre si è avuta una piccola ma significativa riduzione dei trigliceridi.
Inequivocabili gli effetti antiaterogeni ed antitrombotici dovuti alla riduzione dei livelli plasmatici e cellulari di acido arachidonico (per inibizione e competizione) ed alla modulazione della produzione di citochine.
Si può quindi concludere che in prevenzione secondaria (quindi in pazienti con pregresso infarto del miocardio) la somministrazione di PUFA n-3 al dosaggio di 850mg-1 gr/die, risulta indicata alla luce dei suddetti sorprendenti risultati.
Anche in prevenzione primaria, i dati fino ad ora acquisiti depongano, come detto, per l’effetto cardioprotettivo degli OMEGA-3.

Sono in corso di svolgimento ulteriori studi più approfonditi su di un grande numero di pazienti, per avere dati più precisi in proposito anche a riguardo l’impiego dei PUFA n-3 nell’insufficienza cardiaca.