MTM n°4

 

MEDICAL TEAM MAGAZINE - Anno 2 - Numero 2 - mar/apr 2003

 


Editoriale
 


Dott. Eugenio Raimondo
Il Dott. Eugenio Raimondo
Direttore scientifico e
responsabile editoriale.


Morire due volte
di Eugenio Raimondo

direttore@mtmweb.it

Un ospedale, una corsia di un Reparto Oncologico, tanti camici bianchi, una suora, un carrello spinto nel corridoio che ogni tanto scompare nelle stanze. Un malato ti guarda negli occhi. Vuole sapere da te qualcosa di più: il decorso della sua malattia, l’esito della terapia, le sue aspettative di vita. Tu non ti soffermi nemmeno a parlarci. Guardi la cartella. Non un sorriso, una carezza... ma una TAC, una radiografia, una biopsia. Non è la persona che ti preoccupa, ma le tue aspettative cliniche. Qualcosa non va, il tumore non risponde alla cura. Ti guardi intorno, parli con i colleghi. Il tuo sguardo è sempre lontano dal malato che vorrebbe comprendere il tuo messaggio. Sai che poche sono le speranze. Il carrello si sposta al letto successivo. La visita è finita. Trascorrerà un altro giorno, un’altra notte con i suoi pensieri, la tristezza per la morte del vicino diletto, il dubbio della sua malattia. Il malato è un individuo, a cui la malattia ha tolto la sua integrità e giunge a te non solo con i suoi organi vitali, ma con il suo passato, le paure, le grandi o piccole esperienze di sofferenza, la sua fragilità.
Dobbiamo accoglierlo nella nostra casa per nutrirgli la speranza, lenire il suo dolore, moderare le sue preoccupazioni perché con la nostra comprensione e amicizia e scoprendo il suo mondo interiore possiamo migliorare le sue risposte alla nostra scelta terapeutica. Non è solo il suo fegato, linfonodo, pancreas, o il suo organo vitale leso che devono essere importanti, ma la sua intera persona perché la sua risposta alle cure migliorerà se apriremo i canali dell’amore facendolo sentire coccolato. Dobbiamo essere vicini al mondo che il malato ci affida per non commettere il rischio che possa morire due volte.


Lettere al Direttore

Gent.mo Dott. Raimondo, a pagina cinque della vostra rivista di Gennaio-Febbraio 2003, si legge l’incredibile «proposta-invito» ai sindacati medici di non prevedere la corresponsione di arretrati... (sic)» da parte del Sig. Bove Antonio, medico. Dopo che la categoria medica dei sanitari è stata derubata (unica categoria in Italia) degli arretrati dell’intero anno 1988, si desiderano nuovi furti a danno della summenzionata categoria, invece di richiedere con decisione e secondo il diritto oggettivo il rispetto delle date contrattuali (il contratto scadeva al 31/12/2000), si producono asserzioni fuori della logica e dal minimo buon senso. A quando la rettifica del Sig. Bove Antonio?
Ottima la rivista, ma aprite al dialogo altrimenti è un nuovo segno della morte della democrazia!
Lettera non firmata

La mia provocatoria richiesta di effettuare una donazione, nel prossimo rinnovo contrattuale della Convenzione per la Medicina Generale, era dettata solo da una mia personale considerazione. La corresponsione degli arretrati, avvenuta con la contemporanea messa a regime dei benefici del contratto, ha definito un cumulo di emolumenti che ha determinato un devastante salasso fiscale, vanificando lo scopo del recupero economico contrattuale. Poiché il lettore non si è qualificato non posso fargli comprendere la provocazione esternata nella mia intervista, non pubblicata per intero. Proponevo in essa, in alternativa agli arretrati, di chiedere il diritto a fruire di un mese di ferie pagato dalla AsL, con obbligo di sostituzione a carico della stessa, risparmiando così il pagamento che noi effettuiamo al collega che ci sostituisce. Alternativa più accettabile dal lettore dissenziente. Lo scrivente chiede al lettore anonimo di essere propositivo, elencando altre alternative che garantiscano recupero economico senza averne danno. Vorrei darGli una chicca di cui forse non è a conoscenza. Dalla lettura di un articolo apparso sul Corriere Medico del 3/4/2003, si evince che nel prossimo rinnovo contrattuale per la Medicina Generale, l’Agenzia delle Regioni propone la riduzione del compenso della quota capitaria del 20%, a fronte di ulteriori disponibilità a lavorare di più e con maggiori oneri burocratici. Come vede caro Lettore anonimo la fantasia supera la realtà proposta dalla cosiddetta MINI ARAN!
Dr. Antonio Bove