Tra volontariato e medicina
Intervista al Dott. Renato Fanelli
del Dott. Luigi Guacci
Laureato
in Medicina e Chirurgia presso l’Università La Sapienza di
Roma.
Specializzato in Oncologia presso l’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Roma.
Membro del consiglio direttivo dell’Associazione Peter Pan.
Dal 2000 vicepresidente della Piccola Società Cooperativa sociale
Frà Albenzio.
Non esiste una immagine che possa definire
in maniera univoca la figura del medico di medicina generale. La sua natura
si estrinseca parallelamente all’aspetto intelligibile e caratteriale
del singolo uomo.
Così nel caso del Dr. Renato Fanelli, medico di medicina generale
ma anche uomo impegnato nel sostegno e nella lotta per i diritti sociali.
Un volontario d’eccezione, la cui esperienza in campo medico diviene
un mezzo al servizio della formazione e della tutela dei diritti dei malati.
Dr. Fanelli, qual è stato
il suo impegno primario nella prima parte di quest’anno?
Il 15 febbraio abbiamo avuto a Roma un convegno organizzato dalla Fiagop
(Federazione Italiana delle Associazioni Genitori Oncoematologia Pediatrica).
L’argomento centrale è stato il grosso dilemma del riconoscimento
dell’invalidità civile per i bambini oncologici e ancora
di più il riconoscimento della legge 104 che regola la condizione
di handicap del bambino.
Cosa prevedono queste due leggi?
Il riconoscimento dell’invalidità civile prevede che, al
bambino al quale venga riconosciuta una invalidità totale sia destinato
l’assegno di accompagnamento; la legge 104 prevede invece la concessione,
ai genitori del bambino malato, di tre giorni di permesso lavorativo straordinario
al mese. Queste due realtà sono già esistenti e codificate
da leggi. Noi ne chiediamo la modifica. Le nostre proposte partono dalla
convinzione che non è necessario che al bambino al quale venga
assegnata una diagnosi di malattia neoplastica, per la concessione di
un beneficio, debba essere riconosciuta l’invalidità civile
o l’handicap. Possiamo immaginare cosa vuol dire per un bambino
essere riconosciuto nello stesso tempo: ammalato di una malattia neoplastica,
invalido civile e portatore di handicap.
Cosa fare allora?
Prevedere per questi bambini una commissione interna presso l’ospedale
dove sono curati e non restringere i permessi lavorativi, per i genitori,
a tre giorni al mese, senz’altro pochi quando ad esempio il bambino
è in inizio terapia, o attraversa una fase critica.
Le è capitato di far interagire
la sua attività di medico con quella di volontario?
Senz’altro. Uno dei grossi problemi è l’assistenza
al paziente terminale a domicilio. Come medico mi è capitato di
dover prescrivere un farmaco con un ricettario particolare, perché
non esisteva sul territorio un supporto a domicilio che permettesse di
ritirare il farmaco.
Svolgo l’attività di medico oramai da 23 anni, ho una esperienza
sul territorio abbastanza valida che nasce dal costante contatto con la
gente e dall’impegno nel sociale; la mia inclinazione mi ha sempre
spinto a dare, ma devo dire di avere soprattutto ricevuto tantissimo,
e oggi cerco di rimettere in campo tutto il mio bagaglio di esperienze
nel sostegno delle fasce più bisognose.
Associazione
Frà Albenzio
Nel dopo estate del 2000, tornando dalle vacanze una signora mi disse:
«Dottore quest’estate 1 lt di latte mi è costato 30.000
£. Due mila lire il prezzo reale ed il resto il costo di una persona
che mi accompagnasse ad acquistarlo». Cominciò allora l’idea
di realizzare qualcosa per aiutare gli anziani della zona. Nacque la Piccola
Cooperativa Frà Albenzio con tre scopi fondamentali: portare servizi
alle persone, diffondere la cultura della solidarietà e portare
lavoro tra i giovani. Abbiamo comprato un pulmino di otto posti adatto
al trasporto di persone diversamente abili e guidato quotidianamente da
autisti volontari. I nostri assistiti usufruiscono del servizio con una
semplice offerta. Altra iniziativa dell’Associazione è stata
rivolta a risolvere un problema legato all’accesso all’Ospedale
oftalmico. Questo Ospedale grava su un isolotto, circondato da quattro
strade e il cui accesso fino a giugno scorso non era regolato da alcun
semaforo acustico. Dopo due/tre incidenti, di cui uno mortale, abbiamo
raccolto 2300 firme in un mese ed abbiamo ottenuto uno dei soli dieci
semafori acustici presenti a Roma.
Associazione Frà Albenzio
Piazza S. Maria delle Grazie, 5 00136 Roma
Info: tel.06.39733998 - fax 06.39038868
E.mail: fralbenzio@tiscali.it
Per sostenerci c/c postale n.80324015
Paziente e
medico
Un
medico non vale l’altro! Questo è senz’altro
lo spunto principale che due pazienti, marito e moglie, ci fanno comprendere.
Un forte senso di rispetto ancora per la categoria del medico di famiglia,
da parte delle vecchie generazioni, che più di ogni altra vi si
recano: sia per reali motivazioni mediche, ma anche, spesso, per poter
scambiare due chiacchiere ed essere rincuorati sul proprio stato di salute.
Un medico non vale l’altro -dicevamo- e i due coniugi, che da poco
hanno cambiato medico lo sottolineano più volte, anche arrabbiati
per aver dovuto sottoporsi a cure improprie. I mutuati sbuffano con i
segretari nelle sale di attesa se il medico ritarda, ma quando sopraggiunge,
torna il silenzio e quel rispetto d’altri tempi, perso oramai in
molti settori della vita sociale contemporanea, ritorna inalterato.
Se vuoi essere protagonista della nostra
rivista contattaci: redazione@mtmweb.it
Non vogliamo il tuo curriculum professionale ma che ci parli della tua
esperienza di medico.
|