MTM n°5
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 2 - Numero 3/4 - mag/ago 2003

Il medico generico
 


Dott. Luigi Guacci
Dott. Luigi Guacci




Tra volontariato e medicina

Intervista al Dott. Renato Fanelli
del Dott. Luigi Guacci

Dott. FanelliLaureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università La Sapienza di Roma.
Specializzato in Oncologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Membro del consiglio direttivo dell’Associazione Peter Pan.
Dal 2000 vicepresidente della Piccola Società Cooperativa sociale Frà Albenzio.

Non esiste una immagine che possa definire in maniera univoca la figura del medico di medicina generale. La sua natura si estrinseca parallelamente all’aspetto intelligibile e caratteriale del singolo uomo.
Così nel caso del Dr. Renato Fanelli, medico di medicina generale ma anche uomo impegnato nel sostegno e nella lotta per i diritti sociali. Un volontario d’eccezione, la cui esperienza in campo medico diviene un mezzo al servizio della formazione e della tutela dei diritti dei malati.

Dr. Fanelli, qual è stato il suo impegno primario nella prima parte di quest’anno?
Il 15 febbraio abbiamo avuto a Roma un convegno organizzato dalla Fiagop (Federazione Italiana delle Associazioni Genitori Oncoematologia Pediatrica). L’argomento centrale è stato il grosso dilemma del riconoscimento dell’invalidità civile per i bambini oncologici e ancora di più il riconoscimento della legge 104 che regola la condizione di handicap del bambino.

Cosa prevedono queste due leggi?
Il riconoscimento dell’invalidità civile prevede che, al bambino al quale venga riconosciuta una invalidità totale sia destinato l’assegno di accompagnamento; la legge 104 prevede invece la concessione, ai genitori del bambino malato, di tre giorni di permesso lavorativo straordinario al mese. Queste due realtà sono già esistenti e codificate da leggi. Noi ne chiediamo la modifica. Le nostre proposte partono dalla convinzione che non è necessario che al bambino al quale venga assegnata una diagnosi di malattia neoplastica, per la concessione di un beneficio, debba essere riconosciuta l’invalidità civile o l’handicap. Possiamo immaginare cosa vuol dire per un bambino essere riconosciuto nello stesso tempo: ammalato di una malattia neoplastica, invalido civile e portatore di handicap.

Cosa fare allora?
Prevedere per questi bambini una commissione interna presso l’ospedale dove sono curati e non restringere i permessi lavorativi, per i genitori, a tre giorni al mese, senz’altro pochi quando ad esempio il bambino è in inizio terapia, o attraversa una fase critica.

Le è capitato di far interagire la sua attività di medico con quella di volontario?
Senz’altro. Uno dei grossi problemi è l’assistenza al paziente terminale a domicilio. Come medico mi è capitato di dover prescrivere un farmaco con un ricettario particolare, perché non esisteva sul territorio un supporto a domicilio che permettesse di ritirare il farmaco.
Svolgo l’attività di medico oramai da 23 anni, ho una esperienza sul territorio abbastanza valida che nasce dal costante contatto con la gente e dall’impegno nel sociale; la mia inclinazione mi ha sempre spinto a dare, ma devo dire di avere soprattutto ricevuto tantissimo, e oggi cerco di rimettere in campo tutto il mio bagaglio di esperienze nel sostegno delle fasce più bisognose.


Associazione Frà Albenzio
Nel dopo estate del 2000, tornando dalle vacanze una signora mi disse: «Dottore quest’estate 1 lt di latte mi è costato 30.000 £. Due mila lire il prezzo reale ed il resto il costo di una persona che mi accompagnasse ad acquistarlo». Cominciò allora l’idea di realizzare qualcosa per aiutare gli anziani della zona. Nacque la Piccola Cooperativa Frà Albenzio con tre scopi fondamentali: portare servizi alle persone, diffondere la cultura della solidarietà e portare lavoro tra i giovani. Abbiamo comprato un pulmino di otto posti adatto al trasporto di persone diversamente abili e guidato quotidianamente da autisti volontari. I nostri assistiti usufruiscono del servizio con una semplice offerta. Altra iniziativa dell’Associazione è stata rivolta a risolvere un problema legato all’accesso all’Ospedale oftalmico. Questo Ospedale grava su un isolotto, circondato da quattro strade e il cui accesso fino a giugno scorso non era regolato da alcun semaforo acustico. Dopo due/tre incidenti, di cui uno mortale, abbiamo raccolto 2300 firme in un mese ed abbiamo ottenuto uno dei soli dieci semafori acustici presenti a Roma.

Associazione Frà Albenzio
Piazza S. Maria delle Grazie, 5 00136 Roma
Info: tel.06.39733998 - fax 06.39038868
E.mail: fralbenzio@tiscali.it
Per sostenerci c/c postale n.80324015


Paziente e medico
Un medico non vale l’altro! Questo è senz’altro lo spunto principale che due pazienti, marito e moglie, ci fanno comprendere. Un forte senso di rispetto ancora per la categoria del medico di famiglia, da parte delle vecchie generazioni, che più di ogni altra vi si recano: sia per reali motivazioni mediche, ma anche, spesso, per poter scambiare due chiacchiere ed essere rincuorati sul proprio stato di salute. Un medico non vale l’altro -dicevamo- e i due coniugi, che da poco hanno cambiato medico lo sottolineano più volte, anche arrabbiati per aver dovuto sottoporsi a cure improprie. I mutuati sbuffano con i segretari nelle sale di attesa se il medico ritarda, ma quando sopraggiunge, torna il silenzio e quel rispetto d’altri tempi, perso oramai in molti settori della vita sociale contemporanea, ritorna inalterato.

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