MTM n°5
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 2 - Numero 3/4 - mag/ago 2003

Oncologia
 


Dott. Eugenio Raimondo
Dott. Eugenio Raimondo


Nuove tecniche di terapie integrate nel trattamento chirurgico
delle neoplasie digestive localmente avanzate.
Intervista al Dott. Sergio Alfieri

di Eugenio Raimondo

La chemioterapia intraoperatoria intraperitoneale in ipertermia a 42°C permette l’azione diretta del farmaco sulle cellule staminali.

Dott. Sergio AlfieriSergio Alfieri,
nato a Roma nel 1966, Specialista in Chirurgia Generale.
Ricercatore Universitario in Chirurgia Generale e
Dirigente Medico di I° Livello presso la Divisione di Chirurgia
Digestiva dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Docente della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale.
Ha pubblicato oltre 150 articoli su riviste nazionali ed internazionali.
Ha concentrato la sua attività di ricerca ed operatoria sui
trattamenti integrati radio-chemio-chirurgici
per i tumori gastrointestinali localmente avanzati.
Ha effettuato oltre 2000 interventi come primo operatore e come aiuto.

 

Dr. Alfieri, Quali sono i tumori digestivi localmente avanzati più comuni?
I più diffusi, in ordine di incidenza, sono i tumori maligni del colon-retto, dello stomaco e del pancreas; il più temibile è sicuramente il tumore del pancreas, la cui prognosi è spesso infausta sia per le sue caratteristiche biologiche che per la diagnosi che viene fatta spesso in fase tardiva.

Quali sono le novità in campo chirurgico per queste neoplasie avanzate?
Risultati interessanti si cominciano ad avere dall’applicazione delle nuove terapie integrate, intraoperatorie, che mirano a personalizzare il trattamento per singolo paziente e per singolo tumore, allargando quindi il numero di pazienti suscettibili di un intervento chirurgico radicale.

In che cosa consistono e a chi sono rivolte queste terapie integrate intraoperatorie?
In particolare nei tumori gastrici o del colon in cui è presente contestualmente una carcinosi peritoneale viene eseguita, dopo l’exeresi chirurgica del tumore primitivo e degli impianti di carcinosi peritoneale, una Chemioterapia Intraoperatoria Intraperitoneale in Ipertermia a 42°C.
La maggiore novità di questa terapia è rappresentata dalla scelta della via di somministrazione del chemioterapico e dal timing intraoperatorio.
La somministrazione della miscela di chemioterapico (circa 2 litri) direttamente nella cavità peritoneale permette infatti l’azione diretta del farmaco nelle sedi in cui erano impiantate le cellule tumorali.
Il timing intraoperatorio viene scelto poiché permette al chirurgo di distribuire manualmente il chemioterapico su tutta la superficie del peritoneo e sulle anse intestinali nei 90 minuti di durata della procedura; in tal modo vengono eliminate eventuali cellule neoplastiche libere in peritoneo, che altrimenti potrebbero impiantarsi o microfoci di carcinosi residue che potrebbero accrescersi nuovamente durante la fase di cicatrizzazione post-operatoria.
L’ipertermia a 42°C permette una maggiore penetrazione del farmaco a livello peritoneale e determina di per sé un effetto nocivo sulle cellule neoplastiche.
In definitiva lo scopo di questa procedura è quello di trattare quelle forme neoplastiche avanzate, che nel passato e alcune volte ancora oggi vengono considerate inoperabili e che invece in casi selezionati ed in centri specializzati possono essere suscettibili di un trattamento anche con intento curativo.
Il trattamento radio-chirurgico, che presenta gli stessi vantaggi della via di somministrazione e del timing già descritti, ha trovato invece la sua migliore applicazione nei tumori del retto medio-basso (extraperitoneale) localmente avanzati e per alcuni tumori del pancreas. Tale trattamento ha lo scopo di ridurre la percentuale di recidiva locale dopo l’exeresi chirurgica del tumore primitivo. La somministrazione della radioterapia intraoperatoria (Iort), che viene eseguita direttamente nella sede dove era presente la neoplasia, ha lo scopo di distruggere anche i residui tumorali microscopici. Tale trattamento combinato Chirurgia+Iort (spesso preceduto da una chemio-radioterapia preoperatoria) ha dato risultati molto positivi in termini di sopravvivenza a distanza per le neoplasie rettali, migliorando invece solo leggermente i risultati nelle forme pancreatiche che come sappiamo sono di per sé le più aggressive nell’ambito gastro-intestinale.

Quali sono le strutture a cui fare riferimento per queste terapie integrate?
Esistono oggi in Italia diversi centri oncologici che attuano con successo i protocolli di chemio-radioterapia preoperatoria e Iort per il trattamento chirurgico del cancro del retto.
Mi fa però piacere ricordare come proprio la Divisione di Chirurgia Digestiva del Policlinico Gemelli di Roma, con il primario Prof. Doglietto, sia stata tra le prime in Italia a sperimentare circa 15 anni or sono la Iort nel trattamento chirurgico del cancro del retto. Tale protocollo rappresenta oggi patrimonio comune per molti centri oncologici. Il discorso invece cambia per la chemioterapia intraperitoneale intraoperatoria in ipertermia. Tale trattamento viene ancora oggi eseguito solo in pochi centri, altamente specializzati, come il Policlinico Gemelli, sia per la complessità dei casi trattati che per le problematiche intra- e post-operatorie che richiedono un personale dedicato altamente specializzato.

Quale ruolo ritiene abbia, in tale ambito, il medico di medicina generale?
È indispensabile. È importante infatti che tra il medico di famiglia e il chirurgo vi sia una stretta collaborazione ed un flusso continuo di informazioni che riguardi sia quelle relative al malato che quelle concernenti la ricerca e le nuove strategie terapeutiche. Tutto questo a vantaggio dell’utente che potrà essere così consigliato al meglio ed indirizzato nel Centro più idoneo per la cura della sua malattia; il paziente si vedrà quindi seguito da una unico team, medico di famiglia - specialista chirurgo, durante e dopo il trattamento della sua malattia.