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L’omeopatia Hahnemanniana:
medicina della persona
del
Dott. Prof. Antonio Negro
Dio Creò
l’uomo a sua immagine e somiglianza Similia similibus curentur
Antonio Negro, Assistente per
oltre 20 anni del Prof. Nicola Pende presso la Facoltà di Medicina
e Chirurgia dell’Università
La Sapienza di Roma, è il decano dei medici omeopatici italiani.
A lui si deve l’istituzione in Italia, nel 1947 del primo Corso
Triennale di Medicina Omeopatica Hahnemanniana per i medici.
Ha fondato ed è il Presidente della Scuola Italiana di Omeopatia
Hahnemanniana.
Nell’ambito della medicina, l’omeopatia hahnemanniana
si colloca nel pieno della tradizione scientifica neo-ippocratica, ossia
della scienza dell’individualizzazione del singolo malato riconosciuto
nel suo personale stato di malattia. Nel ‘700 Samuele Hahenemann,
nel formulare sperimentalmente i principi fondamentali della medicina
omeopatica, giunse -da vero clinico/medico moderno- ad avvalorare ed a
riaffermare l’importanza di quella ricerca clinica biotipologica
che, nella storia della medicina, costituisce, da Ippocrate in poi, l’ampio
capitolo della cosiddetta scienza delle costituzioni.
Egli, nel condurre con metodo galileiano la ricerca sperimentale direttamente
su uomo sano, dettò i capisaldi di una metodologia di studio, fisiopatologico
e clinico, unica nel suo genere. Una metodologia capace di indagare, sopportando
il peso della riprova e della verifica sperimentale, le modalità
reattive e difensive, costituzionali e temperamentali, del singolo individuo,
compreso nella sua unità ed irripetibilità biologica.
Oggi la medicina omeopatica hahnemmanniana ha alle spalle oltre duecento
anni di ricerca e di pratica clinica, sviluppate secondo le modalità
scientifiche sperimentali codificate dall’Hahnemann e valorizzate
alla luce delle conoscenze della clinica patogenetica moderna. Una lunga
pratica medica fatta di centinaia di migliaia di casi, guidati alla luce
del principio dell’individualizzazione clinica, comparando analogicamente
i risultati della ricerca sperimentale su un uomo sano con la realtà
fisiopatologia unitaria, funzionale ed organica, del malato, secondo l’antico
principio ippocratico della similitudine: similia similibus curentur.
In tal senso l’omeopatia, nella sua realtà hahnemanniana,
diviene la medicina della persona umana, ossia la scienza medica che “personalizza”
ogni malato nella diagnosi e nella terapia, che per questo è individualizzata.
Il malato viene studiato e curato, favente deo, nella sua irripetibilità
di persona, nell’originalità del suo essere individuo, compositum
unitario di spirito, mente e corpo. Non medicina quindi per la “malattia”,
ma medicina per il malato, con una clinica fondata sulla ricerca biotipogenetica
ed eziopatogenetica personale ed una terapia in accordo, per similitudine,
con l’individualità fisiologica e patologica, compresa nel
correlazionismo unitario delle polimorfe manifestazioni.
È questo il fatto clinico ippocratico, antico e modernissimo ad
un tempo, che oggi torna a rappresentare il futuro verso cui la ricerca
medica si proietta tutta: personalizzare la terapia. Un futuro che l’omeopatia
hahnemanniana conosce e pratica da oltre 200 anni.
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