La
trasmissione del sapere medico nel medioevo
Esercizio della medicina come vocazione religiosa
di Fabrizio Speziale
Dottore
di ricerca in antropologia sociale e storica.
Insegna antropologia sociale nella IIª Facoltà di Medicina
e Chirurgia dell’Università degli Studi di Roma La
Sapienza.
Il sapere scientifico,
e quello medico in particolare, costituiscono un ambito privilegiato
al fine di delineare i rapporti intercorsi fra la storia della civilizzazione
islamica e dell’occidente cristiano. Fin dai primi secoli
della sua esistenza, la cultura islamica operò in ambito
scientifico una poderosa sintesi di saperi di origine più
antica, grazie anche al sostanziale apporto di dotti e medici cristiani
nestoriani, ebrei, iraniani ed indiani. Attraverso la traduzione
in latino dei testi arabi, l’occidente cristiano si riappropriò
in epoca medievale della dottrina galenica e del sapere greco, alla
base anche delle discipline islamiche, e opere come il Canone di
Avicenna [m. 1037] furono studiate e pubblicate in Europa fino agli
albori dell’epoca moderna. L’eredità islamica
è ancora oggi ben visibile nella struttura di un qualunque
ospedale occidentale, la cui organizzazione in reparti ambulatoriali
e di degenza, distinti per sesso, per discipline specialistiche,
ecc., ricalca fedelmente il modello dell’ospedale islamico.
Un’importante analogia spesso ignorata, anche dagli storici
della medicina, è quella fra il ruolo svolto dalle confraternite
di entrambe le religioni nella trasmissione del sapere medico. Gli
ordini religiosi musulmani connessi al sufismo, la principale dottrina
esoterica dell’Islam, hanno svolto in tale ambito una funzione
che presenta importanti affinità [nonché significative
differenze] con quella delle confraternite cristiane. L’analogia
non riguarda solo i più evidenti aspetti religiosi della
medicina popolare, come il valore terapeutico ascritto finanche
ai nostri giorni al culto dei santi in entrambe le culture. Il ruolo
degli ordini musulmani e cristiani è stato altresì
essenziale nell’assimilazione e trasmissione del sapere galenico,
della farmacologia e della farmaceutica, un riflesso della più
ampia influenza esercitata dagli ordini religiosi sulla trasmissione
del pensiero scientifico nel mondo islamico e cristiano d’epoca
medievale e moderna. Il parallelismo più rilevante in ambito
medico è costituito certamente dall’importanza occupata
nella storia delle società cristiana e musulmana da ospedali,
ospizi e farmacie annessi alle istituzioni religiose delle confraternite.
Il ruolo medico connaturato degli ordini, è connesso al fatto
che in entrambe le tradizioni, l’esercizio della medicina
e l’assistenza ai sofferenti, sono in primo luogo una vocazione
religiosa e spirituale, sancita dal modello dei fondatori delle
due religioni, Gesù e Muhammad, i quali furono entrambi dei
guaritori. Nel mondo islamico, i detti del profeta Muhammad sulla
medicina furono raccolti in una lettura specialistica nota come
Medicina profetica, ed alcuni autori, ricollegandosi alle figure
dei profeti preislamici del monoteismo come Idris [Il biblico Enoch]
e Salomone, considerati i fondatori delle scienze fra il genere
umano, riaffermarono il concetto, ben più antico dell’Islam,
secondo il quale l’origine della scienza consiste nella rivelazione
divina. Nel sufismo, la relazione con la sfera trascendente permea
di se anche il livello conoscitivo e teorico, in quanto l’ordine
e le leggi delle scienze naturali altro non sono che riflessi simbolici
di un ordine metafisico, e il loro fine è dunque quello di
consentire la comprensione della sapienza di Dio. Un concetto che,
tenendo conto delle debite differenze, rievoca quel finalismo teleologico
che contribuì non poco a rendere la dottrina di Galeno ben
accetta sia fra i padri della chiesa sia negli ambienti religiosi
musulmani.
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