I
principi scientifici della sicurezza dei cosmetici
di
Giuseppe Salvatore
Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria,
Istituto Superiore di Sanità
La sicurezza per la salute umana
di ogni prodotto cosmetico è attestata da un valutatore della
sicurezza in uno specifico dossier da tenere a disposizione del
Ministero della salute. A tal fine, il produttore prende in considerazione
il profilo tossicologico generale degli ingredienti, la struttura
chimica e il livello d’esposizione, sulla base di informazioni
fornite dagli stessi produttori di materie prime. Inoltre per i
cosmetici importati è un esperto che ne attesta l’idoneità
dei relativi procedimenti di fabbricazione.
La prima fase del processo di valutazione della sicurezza di una
sostanza è l’acquisizione dei suoi dati tossicologici;
questi sono ottenuti utilizzando metodi scientifici internazionalmente
riconosciuti: 1] test di base: tossicità acuta; irritazione
e corrosività; sensibilizzazione cutanea; assorbimento dermale/percutaneo;
tossicità negli animali da laboratorio a dosi ripetute: a
28 giorni e a 90 giorni [orale, dermale e inalatoria]; test di tossicità
cronica; mutagenicità/genotossicità; 2] test richiesti
quando l’ingestione orale e la penetrazione cutanea non sono
trascurabili: cancerogenicità; tossicità della riproduzione;
tossicocinetica; 3] test richiesti nel caso di una esposizione cutanea
ai raggi del sole: tossicità foto-indotta: fotoirritazione
e fotosensibilizzazione; fotomutagenicità; 4] osservazioni
sull’uomo. I dati tossicologici della sostanza sono poi valutati
per stabilirne l’entità del rischio secondo un procedimento
che considera quattro punti: a] identificazione della pericolosità
degli effetti sugli animali; b] valutazione della dose-risposta,
cioè del più alto dosaggio al quale non si osservano
effetti tossici nella specie animale più sensibile; c] stima
dell’entità dell’esposizione umana allo stesso
ingrediente; d] caratterizzazione del rischio, cioè della
probabilità che la sostanza in studio causi danno alla salute
umana. Il risultato di questa valutazione viene, poi, utilizzato
per l’azione regolatoria conseguente [divieto, autorizzazione,
eventualmente provvisoria, particolari limitazioni d’impiego].
La tematica pone una varietà di altre questioni, tra cui
si menzionano: i coloranti per capelli, i prodotti naturali, le
sostante aromatizzanti e profumanti, le sostanze con effetto endocrino
o classificabili tra i cancerogeni, mutageni e tossici per la riproduzione,
le deroghe al divieto di alcune sostanze, l’inventario degli
ingredienti, i volontari per i test cutanei di tollerabilità
e di sensibilizzazione e per le prove di efficacia. Inoltre è
opportuno richiamare la mancata messa a punto dei metodi alternativi
atti a sostituire in modo soddisfacente la sperimentazione sugli
animali e conseguentemente la proroga del previsto divieto di impiego,
a partire dal 1998, di ingredienti o di combinazioni di ingredienti
sperimentati su animali. Al riguardo una nuova direttiva dell’Unione
europea, nel regolamentare meglio la materia, annuncia per l’11
settembre 2004 un calendario per l’adozione dei singoli metodi
alternativi alla sperimentazione animale; l’intero processo
dovrà completarsi tra il 2009 e il 2013. Infine, si richiama
l’urgenza dell’attuazione del sistema di cosmeticosorveglianza,
che, riguarderà non solo il monitoraggio degli effetti indesiderati
dei cosmetici, ma un’azione più globale a carattere
di prevenzione sanitaria primaria rivolta alla verifica di ogni
conformità alle norme vigenti.
Il primo
codice deontologico della cosmesi naturale
di Sonia Capra e Alessio Musti
Cosa succede quando un consumatore attento cerca di capire qualcosa
degli ingredienti che si trovano in uno shampoo o in una crema?
La nomenclatura scelta per le etichette non sempre è accessibile
per i non addetti ai lavori e altre, e più gravi, difficoltà
nascono dalla scarsità dei controlli, vero punto debole del
sistema. Disporre di informazioni corrette e attendibili, in modo
che il consumatore sappia bene dove riporre la propria fiducia,
è ancora un traguardo lontano. Se parliamo di cosmesi naturale
intendiamo in genere la cosmesi a base vegetale. Le sostanze che
possono essere adoperate per fare cosmetici sono più di 5000.
Fra queste almeno 1000 sono naturali o derivate da fonti naturali.
È doveroso precisare che è difficile, salvo qualche
eccezione [olii da massaggio, unguenti, acque distillate aromatiche
per esempio], realizzare prodotti interamente vegetali.
Un fitocosmetico non di facciata, ma di contenuto, dovrà
garantire ai consumatori che non sono state impiegate sostanze potenzialmente
rischiose per la loro salute e per la tutela dell’ambiente.
Il consumatore consapevole vuole sapere non solo se il prodotto
è ecologico e dermocompatibile, ma anche se sono stati fatti
test sugli animali, e purtroppo la dicitura non è talvolta
totalmente veritiera. In questo quadro si inserisce Co.Co.Nat. Cosmesi
Controllata Naturale. L’associazione ha cercato di dare una
definizione alla cosmesi naturale, elaborando il primo disciplinare
italiano.
Il punto forte è la lista “positiva” dove sono
riportati solo seicento ingredienti ammessi per la produzione dei
cosmetici di cui è stata accertata l’ecologicità
e la tollerabilità. Il disciplinare si avvale delle indicazioni
della più importante fiera del settore in Europa, Biofach,
che da anni vincola gli espositori a rientrare entro livelli di
qualità rigorosi.
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