Smaltimento
rifiuti. Italia: una pattumiera che danneggia la nostra salute
La
condanna dell'UE e le mancate garanzie per la salute dell'uomo
di Vito Scalisi
La
recente condanna della Corte di giustizia Ue, rivolta all’Italia
colpevole di non aver rispettato la normativa europea sulla gestione
dei rifiuti, riapre il dibattito sui danni alla salute causati dai
siti di smaltimento. Sotto accusa la discarica di Castel Liri, a
Frosinone, e quella di Rodano in provincia di Milano. Due anche
le gravi imputazioni rivolte al nostro Governo tra cui emerge quella
di «inadempienza dei requisiti minimi di garanzia sullo smaltminento
e recupero dei rifiuti senza pericolo per la salute dell’uomo».
Tutto questo proprio mentre in Italia si rincorrono i casi di malagestione
[come quello di Forlì, ndr.] e crescono il numero di proteste
dei cittadini campani, non più disponibili a fare da pattumiera
all’Italia. Lo stato di smarrimento delle nostre istituzioni,
incapaci di interventi consistenti, non fa che accrescere i dubbi
su di un sistema di gestione dei rifiuti corroso e antiquato. A
farne le spese è la nostra salute. Sebbene la ricerca scientifica
non sia ancora approdata a riscontri risolutivi sulla reale incidenza
dei valori e si continui a studiare, la popolazione, costretta a
convivere con questi impianti, sembra non avere dubbi sui rischi
per la sua salute denunciando danni che oscillano da disturbi sensitivi
e generali a patologie gravi e invalidanti. La ricerca scientifica
purtroppo rimane ancora troppo teorica e astratta allorquando si
cimenta in studi da laboratorio decontestualizzati e non comprensivi
dei precari sistemi di tutela, come la condanna europea conferma.
Dimostra ancora una volta la sua lentezza rispetto alla richiesta
di risposte, se non addirittura scavalcata dalle esigenze nazionali,
come dimostra il caso di Scanzano Ionico, sito disposto senza nessuna
verifica sull’impatto ambientale o irridente al rispetto dei
valori limiti. Poco o nulla si fa poi per finanziare all’interno
del nostro territorio progetti innovativi di smaltimento rifiuti,
come il compostaggio e il riciclaggio o tecniche di imballaggio
più sofisticate. E anche quando un ente di ricerca come l’Iss
evidenzia, come in una recente ricerca, incrementi significativi
di malformazioni congenite, mortalità per cause perinatali,
mortalità per tumori del colon, fegato, vescica e polmone
in popolazioni residenti nei comuni con parte o l’intero territorio
nel raggio di 5 Km dal centro di alcune discariche, la situazione
non cambia. L’analisi delle Sdo dell’archivio campano
effettuata nell’anno 2000 ha evidenziato anche la distribuzione
di patologie tumorali in termini di tassi ricovero individuali,
mostrando la maggiore frequenza di ricoveri di soggetti residenti
nelle Asl delle province di Napoli e Caserta. La condanna Europea
fotografa dunque solo una situazione di estrema arretratezza del
nostro sistema di gestione e smaltimento rifiuti, e questo non può
rassicurare coloro che ogni giorno sono stati deposti a ospitare
questi vecchi impianti.
Il problema dello smaltimento dei rifiuti in Italia si è
inoltre notevolmente aggravato nell’ultimo decennio a causa
dell’aumento della quantità di rifiuti prodotti da
parte di ogni singolo cittadino, in considerazione anche dell’avvento
di prodotti monouso e del maggiore utilizzo di imballaggi. Nonostante
i rifiuti siano fonti disponibili e rinnovabili da cui recuperare
energia e materiali, la maggior parte di essi [oltre il 70%] continua
ad essere conferita in discarica, rinunciando così alla possibilità
di sfruttare le potenzialità energetiche e di materiali dei
rifiuti, mentre risulta ancora scarsa la frazione destinata all’incenerimento
[8%], al riciclaggio o altre tecniche di trattamento [13.5 % circa].
Il quadro italiano così descritto è in netta contrapposizione
con la situazione esistente nella maggioranza degli altri paesi
europei, dove i rifiuti sono considerati già da tempo una
risorsa energetica importante, come possibile alternativa ai combustibili
fossili, e dove la termovalorizzazione è una tecnica ormai
diffusa con cui trattare gran parte [dal 35 al 75 %] dei rifiuti
solidi urbani ed assimilabili prodotti. In Germania c’è
una legge che prevede la riconsegna al produttore di tutte le merci
per riciclarle. Cioè l’obiettivo non è lo smaltimento
ma la non produzione dei rifiuti. In alcuni paesi, come la Nuova
Zelanda, si prevede esplicitamente l’opzione rifiuto zero.
E sempre in Germania si va con il tubetto del dentifricio vuoto
a ricaricarlo al supermercato. Così mentre in Europa i rifiuti
si riducono in Italia aumentano ed il rischio di rimanerne sommersi
diviene sempre più elevato.
La campagna
di Greenpeace
L’incenerimento di rifiuti rappresenta una
minaccia all’ambiente e alla popolazione, che l’industria
sta attuando insieme alla Amministrazione pubblica per evitare di
applicare sistematicamente il recupero di materia prima dalle merci
- rifiuti, e l’abbandono definitivo delle produzioni dannose,
soprattutto quelle di plastiche. L’effetto dell’incenerimento
è quello di trasformare la componente non riciclabile e già
tossica del rifiuto urbano o industriale, in sostanze più
tossiche, correntemente indicate come microinquinanti, i quali hanno
la proprietà di essere immediatamente e inevitabilmente rilasciati
nell’ambiente, e qui di risalire la catena alimentare accumulandosi
progressivamente e incessantemente nell’uomo. Oggi la concentrazione
media nell’uomo della sola diossina [9 nanogrammi per chilogrammo],
supera quella sufficiente alla depressione del nostro sistema immunitario
[7ng/kg]. L’incenerimento rappresenta un “vantaggio”
solo per l’industria - in particolare quella della plastica.
Per più di 50 anni ormai, ricercatori hanno prodotto una
impressionante documentazione sul declino di animali e vegetazione,
dovuto alla crescente tossicità ambientale. Ora, le stesse
indicazioni riguardano noi, umani industrializzati. Buona parte
della nostra vita media risulta significativamente affetta dall’intossicamento
industriale. Mentre la dispersione di microinquinanti durante la
produzione di merci, può essere fatta apparire come inevitabile,
la messa in opera di inceneritori , la destinazione dei rifiuti
facilitata per chiunque si offra di bruciarli, come i cementifici,
costituiscono un avvelenamento dell’ambiente e dell’uomo
interamente intenzionale [vd. Acerra, ndr] www.greenpeace.it
Il compostaggio
Circa un terzo dell’immondizia prodotta da
una persona è composta da rifiuti organici, che possono quindi
essere reintrodotti nei cicli della natura. Il compostaggio dei
rifiuti organici della cucina e dell’orto è la soluzione
più naturale per smaltire questi rifiuti e produrre al tempo
stesso dell’ottimo humus da restituire alla terra. Il compostaggio
è infatti il più antico e naturale concime ed ammendante
del terreno che si conosca. Mantiene fertile e sano il terreno e
nutre piante. Con la raccolta differenziata dei rifiuti organici
e il loro compostaggio non produciamo solo un ottimo concime per
le nostre piante ma abbiamo la possibilità di dare un contributo
attivo alla salvaguardia dell’ambiente producendo meno rifiuti.
Per il compostaggio è bene scegliere un luogo parzialmente
ombreggiato, ma esposto a sud, possibilmente lontano dai confini
con latri giardini. Nei cumuli e cassoni aperti, il composto deve
sempre essere coperto con uno strato di materiale permeabile come
paglia vecchia, stuoie o sacchi di juta. Questo al fine di impedire
l’eccesso di calore nelle giornate di sole e che il cumulo
si inzuppi di troppa acqua nelle giornate piovose. La decomposizione
dei materiali organici è un processo vivente al quale prende
parte un numero inimmaginabile di organismi i quali possono operare
se posti nelle condizioni adatte. È necessario che nel composto
non venga a mancare ossigeno perché in tal caso la sostanza
organica invece di trasformarsi in buon humus marcisce. Onde evitare
ristagni, cumulo e cassone devono poggiare direttamente sul terreno,
ma su un fondo impermeabile come cemento o asfalto. Il materiale
non deve essere troppo compresso e se molto sminuzzato è
bene aggiungere qualche pezzo grossolano che favorisca l’areazione,
soprattutto sul fondo del cassone e del cumulo. Per accelerare la
maturazione occorre rimescolare il composto ogni 6-12 settimane.
È questo il momento migliore per aggiungere calcare, terra
dell’orto e bentonite. Cosa si può compostare? Resti
di frutta e ortaggi, resti di cibi [al centro del composto], fiori
secchi, filtri di tè e caffè, gusci d’uova triturati,
resti di lana, penne, cappelli, erbacce, fogliame, materiali legnosi
sminuzzati, cenere di legna, carta non stampata e cartone.
www.mostramida.it
La raccolta differenziata
VETRO
Rappresenta il 5-6% del totale dei rifiuti ed è
possibile raccoglierlo separatamente nel 70-80% dei casi. Può
essere riciclato molte volte, specie se raccolto differenziatamene
anche rispetto al calore [verde, marrone, trasparente, ecc.].
CARTA
In termini di peso la percentuale cartacea è stimata
tra il 20% e il 30% del totale dei rifiuti solidi urbani [Rsu].
Recuperare questo materiale significa risparmiare enormi quantità
d’acqua e d’energia [necessarie in fase di produzione]
oltre che la pasta di cellulosa proveniente dalle piantagioni arboree.
Non è riciclabile la carta copiativa, plastificata, lucida,
oleata, ecc.
ALLUMINIO
Il peso delle lattine rappresenta meno del 3% del totale
dei rifiuti, però questa percentuale risulta essere molto
maggiore in termini di volume. Oltre il 70% delle lattine in circolazione
è di alluminio, materiale molto pregiato. Per ricavare 1
Kg di alluminio nuovo da quello riciclato, occorre 20 volte meno
energia che per produrlo ex novo dalla bauxite [minerale da cui
ha origine].
PLASTICHE
Rappresentano il 10-12% in peso ed il 20-25% in volume
dei nostri scarti. Nessun organismo vivente è in grado di
metabolizzarle, quindi rimangono per sempre nell’ambiente,
sia nel terreno che nelle acque. Se bruciate rilasciano nell’aria
varie sostanze tossiche tra le quali la diossina.
RIFIUTI TOSSICI
Sono costituiti da: scarti dell’industria chimica,
scorie radioattive, materiali cancerogeni. Piuttosto che stivarli
nei paesi dove non esistono controlli, bisognerebbe non produrli.
RIFIUTI SPECIALI
Si calcola che buona parte dei farmaci venduti rimanga alla fine
inutilizzata. In essa è contenuta un’infinità
di principi attivi che in ogni caso non devono finire in discarica
dove, mescolati con altro, potrebbero creare dei prodotti altamente
venefici.
Le batterie delle automobili oltre a vari acidi contengono metalli
pesanti quali il mercurio e il cadmio: la quantità di mercurio
contenuta in 400 g di pile, pari a 1 g, è in grado di contamire
1000 mq d’acqua o 200 quintali di cibo. Lo smaltimento differenziato
dei metalli pesanti, nonostante gli alti costi, serve ad evitare
che questi entrino nella catena alimentare comportando danni per
la salute dell’intero ecosistema.
Discarica
o inceneritore?
Dal momento che materiali non
biodegradabili vengono messi in circolazione, ogni collocazione
risulta eco logicamente insoddisfacente, ogni tecnica messa in campo
per la loro gestione, rimane inevitabilmente inscritta nell’ambito
della “riduzione del danno”. In questo senso le discariche
con la loro ingombrante presenza ripropongono il problema della
insostenibilità globale dei nostri consumi, mentre gli inceneritori
tendono a celare il problema scaricandolo direttamente nell’atmosfera
sotto forma di emissioni nocive con gravi danni per la nostra salute.
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