MTM n°9
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 3 - Numero 5 - set/ott 2004
Ecologia
 



Vito Scalisi

Anno 3 - Numero 5
set/ott 2004

Il problema si è aggravato a causa
dell’aumento della quantità di rifiuti
prodotti da parte di ogni singolo cittadino, ma anche dopo l’avvento di prodotti
monouso e del maggior utilizzo di imballaggi


L’Iss evidenzia incrementi di malformazioni congenite, mortalità per cause perinatali, per tumori
in popolazioni residenti nel raggio di cinque km dalle discariche

 



Smaltimento rifiuti. Italia: una pattumiera che danneggia la nostra salute
La condanna dell'UE e le mancate garanzie per la salute dell'uomo
di Vito Scalisi

La recente condanna della Corte di giustizia Ue, rivolta all’Italia colpevole di non aver rispettato la normativa europea sulla gestione dei rifiuti, riapre il dibattito sui danni alla salute causati dai siti di smaltimento. Sotto accusa la discarica di Castel Liri, a Frosinone, e quella di Rodano in provincia di Milano. Due anche le gravi imputazioni rivolte al nostro Governo tra cui emerge quella di «inadempienza dei requisiti minimi di garanzia sullo smaltminento e recupero dei rifiuti senza pericolo per la salute dell’uomo». Tutto questo proprio mentre in Italia si rincorrono i casi di malagestione [come quello di Forlì, ndr.] e crescono il numero di proteste dei cittadini campani, non più disponibili a fare da pattumiera all’Italia. Lo stato di smarrimento delle nostre istituzioni, incapaci di interventi consistenti, non fa che accrescere i dubbi su di un sistema di gestione dei rifiuti corroso e antiquato. A farne le spese è la nostra salute. Sebbene la ricerca scientifica non sia ancora approdata a riscontri risolutivi sulla reale incidenza dei valori e si continui a studiare, la popolazione, costretta a convivere con questi impianti, sembra non avere dubbi sui rischi per la sua salute denunciando danni che oscillano da disturbi sensitivi e generali a patologie gravi e invalidanti. La ricerca scientifica purtroppo rimane ancora troppo teorica e astratta allorquando si cimenta in studi da laboratorio decontestualizzati e non comprensivi dei precari sistemi di tutela, come la condanna europea conferma. Dimostra ancora una volta la sua lentezza rispetto alla richiesta di risposte, se non addirittura scavalcata dalle esigenze nazionali, come dimostra il caso di Scanzano Ionico, sito disposto senza nessuna verifica sull’impatto ambientale o irridente al rispetto dei valori limiti. Poco o nulla si fa poi per finanziare all’interno del nostro territorio progetti innovativi di smaltimento rifiuti, come il compostaggio e il riciclaggio o tecniche di imballaggio più sofisticate. E anche quando un ente di ricerca come l’Iss evidenzia, come in una recente ricerca, incrementi significativi di malformazioni congenite, mortalità per cause perinatali, mortalità per tumori del colon, fegato, vescica e polmone in popolazioni residenti nei comuni con parte o l’intero territorio nel raggio di 5 Km dal centro di alcune discariche, la situazione non cambia. L’analisi delle Sdo dell’archivio campano effettuata nell’anno 2000 ha evidenziato anche la distribuzione di patologie tumorali in termini di tassi ricovero individuali, mostrando la maggiore frequenza di ricoveri di soggetti residenti nelle Asl delle province di Napoli e Caserta. La condanna Europea fotografa dunque solo una situazione di estrema arretratezza del nostro sistema di gestione e smaltimento rifiuti, e questo non può rassicurare coloro che ogni giorno sono stati deposti a ospitare questi vecchi impianti. Il problema dello smaltimento dei rifiuti in Italia si è inoltre notevolmente aggravato nell’ultimo decennio a causa dell’aumento della quantità di rifiuti prodotti da parte di ogni singolo cittadino, in considerazione anche dell’avvento di prodotti monouso e del maggiore utilizzo di imballaggi. Nonostante i rifiuti siano fonti disponibili e rinnovabili da cui recuperare energia e materiali, la maggior parte di essi [oltre il 70%] continua ad essere conferita in discarica, rinunciando così alla possibilità di sfruttare le potenzialità energetiche e di materiali dei rifiuti, mentre risulta ancora scarsa la frazione destinata all’incenerimento [8%], al riciclaggio o altre tecniche di trattamento [13.5 % circa]. Il quadro italiano così descritto è in netta contrapposizione con la situazione esistente nella maggioranza degli altri paesi europei, dove i rifiuti sono considerati già da tempo una risorsa energetica importante, come possibile alternativa ai combustibili fossili, e dove la termovalorizzazione è una tecnica ormai diffusa con cui trattare gran parte [dal 35 al 75 %] dei rifiuti solidi urbani ed assimilabili prodotti. In Germania c’è una legge che prevede la riconsegna al produttore di tutte le merci per riciclarle. Cioè l’obiettivo non è lo smaltimento ma la non produzione dei rifiuti. In alcuni paesi, come la Nuova Zelanda, si prevede esplicitamente l’opzione rifiuto zero. E sempre in Germania si va con il tubetto del dentifricio vuoto a ricaricarlo al supermercato. Così mentre in Europa i rifiuti si riducono in Italia aumentano ed il rischio di rimanerne sommersi diviene sempre più elevato.


La campagna di Greenpeace
L’incenerimento di rifiuti rappresenta una minaccia all’ambiente e alla popolazione, che l’industria sta attuando insieme alla Amministrazione pubblica per evitare di applicare sistematicamente il recupero di materia prima dalle merci - rifiuti, e l’abbandono definitivo delle produzioni dannose, soprattutto quelle di plastiche. L’effetto dell’incenerimento è quello di trasformare la componente non riciclabile e già tossica del rifiuto urbano o industriale, in sostanze più tossiche, correntemente indicate come microinquinanti, i quali hanno la proprietà di essere immediatamente e inevitabilmente rilasciati nell’ambiente, e qui di risalire la catena alimentare accumulandosi progressivamente e incessantemente nell’uomo. Oggi la concentrazione media nell’uomo della sola diossina [9 nanogrammi per chilogrammo], supera quella sufficiente alla depressione del nostro sistema immunitario [7ng/kg]. L’incenerimento rappresenta un “vantaggio” solo per l’industria - in particolare quella della plastica. Per più di 50 anni ormai, ricercatori hanno prodotto una impressionante documentazione sul declino di animali e vegetazione, dovuto alla crescente tossicità ambientale. Ora, le stesse indicazioni riguardano noi, umani industrializzati. Buona parte della nostra vita media risulta significativamente affetta dall’intossicamento industriale. Mentre la dispersione di microinquinanti durante la produzione di merci, può essere fatta apparire come inevitabile, la messa in opera di inceneritori , la destinazione dei rifiuti facilitata per chiunque si offra di bruciarli, come i cementifici, costituiscono un avvelenamento dell’ambiente e dell’uomo interamente intenzionale [vd. Acerra, ndr] www.greenpeace.it


Il compostaggio
Circa un terzo dell’immondizia prodotta da una persona è composta da rifiuti organici, che possono quindi essere reintrodotti nei cicli della natura. Il compostaggio dei rifiuti organici della cucina e dell’orto è la soluzione più naturale per smaltire questi rifiuti e produrre al tempo stesso dell’ottimo humus da restituire alla terra. Il compostaggio è infatti il più antico e naturale concime ed ammendante del terreno che si conosca. Mantiene fertile e sano il terreno e nutre piante. Con la raccolta differenziata dei rifiuti organici e il loro compostaggio non produciamo solo un ottimo concime per le nostre piante ma abbiamo la possibilità di dare un contributo attivo alla salvaguardia dell’ambiente producendo meno rifiuti. Per il compostaggio è bene scegliere un luogo parzialmente ombreggiato, ma esposto a sud, possibilmente lontano dai confini con latri giardini. Nei cumuli e cassoni aperti, il composto deve sempre essere coperto con uno strato di materiale permeabile come paglia vecchia, stuoie o sacchi di juta. Questo al fine di impedire l’eccesso di calore nelle giornate di sole e che il cumulo si inzuppi di troppa acqua nelle giornate piovose. La decomposizione dei materiali organici è un processo vivente al quale prende parte un numero inimmaginabile di organismi i quali possono operare se posti nelle condizioni adatte. È necessario che nel composto non venga a mancare ossigeno perché in tal caso la sostanza organica invece di trasformarsi in buon humus marcisce. Onde evitare ristagni, cumulo e cassone devono poggiare direttamente sul terreno, ma su un fondo impermeabile come cemento o asfalto. Il materiale non deve essere troppo compresso e se molto sminuzzato è bene aggiungere qualche pezzo grossolano che favorisca l’areazione, soprattutto sul fondo del cassone e del cumulo. Per accelerare la maturazione occorre rimescolare il composto ogni 6-12 settimane.
È questo il momento migliore per aggiungere calcare, terra dell’orto e bentonite. Cosa si può compostare? Resti di frutta e ortaggi, resti di cibi [al centro del composto], fiori secchi, filtri di tè e caffè, gusci d’uova triturati, resti di lana, penne, cappelli, erbacce, fogliame, materiali legnosi sminuzzati, cenere di legna, carta non stampata e cartone.
www.mostramida.it



La raccolta differenziata


VETRO
Rappresenta il 5-6% del totale dei rifiuti ed è possibile raccoglierlo separatamente nel 70-80% dei casi. Può essere riciclato molte volte, specie se raccolto differenziatamene anche rispetto al calore [verde, marrone, trasparente, ecc.].

CARTA
In termini di peso la percentuale cartacea è stimata tra il 20% e il 30% del totale dei rifiuti solidi urbani [Rsu]. Recuperare questo materiale significa risparmiare enormi quantità d’acqua e d’energia [necessarie in fase di produzione] oltre che la pasta di cellulosa proveniente dalle piantagioni arboree. Non è riciclabile la carta copiativa, plastificata, lucida, oleata, ecc.

ALLUMINIO
Il peso delle lattine rappresenta meno del 3% del totale dei rifiuti, però questa percentuale risulta essere molto maggiore in termini di volume. Oltre il 70% delle lattine in circolazione è di alluminio, materiale molto pregiato. Per ricavare 1 Kg di alluminio nuovo da quello riciclato, occorre 20 volte meno energia che per produrlo ex novo dalla bauxite [minerale da cui ha origine].

PLASTICHE
Rappresentano il 10-12% in peso ed il 20-25% in volume dei nostri scarti. Nessun organismo vivente è in grado di metabolizzarle, quindi rimangono per sempre nell’ambiente, sia nel terreno che nelle acque. Se bruciate rilasciano nell’aria varie sostanze tossiche tra le quali la diossina.

RIFIUTI TOSSICI
Sono costituiti da: scarti dell’industria chimica, scorie radioattive, materiali cancerogeni. Piuttosto che stivarli nei paesi dove non esistono controlli, bisognerebbe non produrli.

RIFIUTI SPECIALI
Si calcola che buona parte dei farmaci venduti rimanga alla fine inutilizzata. In essa è contenuta un’infinità di principi attivi che in ogni caso non devono finire in discarica dove, mescolati con altro, potrebbero creare dei prodotti altamente venefici.
Le batterie delle automobili oltre a vari acidi contengono metalli pesanti quali il mercurio e il cadmio: la quantità di mercurio contenuta in 400 g di pile, pari a 1 g, è in grado di contamire 1000 mq d’acqua o 200 quintali di cibo. Lo smaltimento differenziato dei metalli pesanti, nonostante gli alti costi, serve ad evitare che questi entrino nella catena alimentare comportando danni per la salute dell’intero ecosistema.


Discarica o inceneritore?
Dal momento che materiali non biodegradabili vengono messi in circolazione, ogni collocazione risulta eco logicamente insoddisfacente, ogni tecnica messa in campo per la loro gestione, rimane inevitabilmente inscritta nell’ambito della “riduzione del danno”. In questo senso le discariche con la loro ingombrante presenza ripropongono il problema della insostenibilità globale dei nostri consumi, mentre gli inceneritori tendono a celare il problema scaricandolo direttamente nell’atmosfera sotto forma di emissioni nocive con gravi danni per la nostra salute.