MTM n°12
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 4 - Numero 2 - mag/ago 2005
Speciale Ayurveda - Medicine e trattamenti complementari
 



Anno 4 - Numero 2
mag/ago 2005

 

 




Il setting [la visita] ayurvedico

di Alberto Chiantaretto
Laureato in medicina e chirurgia, è medico Ayurvedico e responsabile degli Studi
sulla Medicina Ayurvedica del Cesmeo di Torino.

 

……Le cose che gli vengono dette sulla sua salute, infatti, non appartengono alla sua cultura: caldo, freddo, “aria”, “fuoco”……..

La medicina ayurvedica, come ogni altro sistema medico, si propone il fine di instaurare una terapia razionale dopo aver formulato una diagnosi tramite l’anamnesi, cioè la rilevazione dei sintomi, l’esame obiettivo del paziente, in accordo con il proprio sistema di riferimento concettuale. Illustriamo questo iter descrivendo il tipico setting ayurvedico, l’incontro cioè tra medico e paziente.
Il medico inizia con lo strumento diagnostico per lui fondamentale: la palpazione del canale [la nadi] che pulsa sulla faccia inferiore del polso, alla radice del dito pollice - per l’anatomia occidentale si tratta ovviamente di palpare il polso dell’arteria radiale.
Al paziente viene consigliato di arrivare alla visita digiuno da almeno tre ore, per limitare le conseguenze della digestione sulle caratteristiche della nadi. Dopo l’esame il medico comunica il risultato della sua analisi al paziente ad esempio, eccesso di pitta = calore, presenza di ama = formazione di prodotti di scarto non assorbiti dall’intestino, eccesso di vata = possibili manifestazioni a carico delle diverse funzioni nervose, ecc.
Il paziente, che supponiamo ignori i fondamenti dell’ayurveda, può entrare in uno stato di “dissonanza cognitiva” fino a temere di aver sbagliato medico. Le cose che gli vengono dette sulla sua salute, infatti, non appartengono alla sua cultura: caldo, freddo, “aria”, “fuoco”, aria che si muove verso l’alto. Ma quando il medico ayurvedico, continuando la visita, raccoglie il suo vissuto di disagio o di malattia “traducendo” [fin dove sia possibile] nel linguaggio “occidentale” più consono al paziente, ecco scoprire che in effetti la diagnosi è ”vera” [lui ha avuto quei disturbi, quei disagi non meglio definibili, si “sente” proprio così] e rientra quindi in uno stato di “assonanza cognitiva”.
A questo punto è pronto a stipulare con fiducia un nuovo “patto terapeutico” con il medico ayurvedico, iniziando il percorso del ristabilimento complessivo del suo equilibrio di benessere.