Le cistiti: prevenzione diagnosi e cura
di Dott. Dario Feminella
La
cistite è una infezione acuta o cronica della vescica urinaria
in presenza o meno di patologia urologica. Ne esistono di vario
tipo, ma la più comune è quella causata da batteri
Gram negativi come l’Escherichia Coli, abituale commensale
dell’intestino crasso. Altri entero-batteri come il Proteus,
la Klebsiella, lo Pseudomonas o Gram-positivi come lo Staphylococcus
Saprophyticus ed Aureus possono dare origine a tale infezione. Un
semplice esame colturale delle urine, può essere dirimente
per la diagnosi. Altre forme infettive, dovute quest’ultime,
a batteri sessualmente trasmessi, come la Neisseria gonorrhoeae,
la Chlamydia trachomatis, la Candida Albicans, non sono facilmente
identificabili con l’esame delle urine, pur avendo delle evidenze
sintomatiche caratteristiche. In questi casi uno striscio delle
secrezioni delle vie urogenitali e l’esame microscopico possono
risolvere il dubbio diagnostico.
La cistite può essere la conseguenza di una infezione originata
nella uretra, nella vagina, o nei reni. Può essere favorita
anche dalla congestione pelvica dovuta ad eccessi alimentari o sessuali
o ad alterazioni anatomiche che sono di ostacolo allo svuotamento
vescicale come nel caso della ipertrofia prostatica. Clinicamente
la cistite si manifesta con una minzione dolorosa, difficoltosa,
ma frequente, con emissione di urina torbida o mista a sangue [ematuria].
La cistite semplice è una infiammazione acuta, occasionale
e transitoria. Ha, in genere, un decorso benigno e colpisce maggiormente
la popolazione sana femminile almeno una volta prima dei 40 anni
o più frequentemente. Le prime manifestazioni coincidono
con il periodo di inizio della attività sessuale. L’incidenza
nelle donne è molte volte superiore a quelle nell’uomo,
probabilmente per la particolare anatomia dell’uomo, nel quale
il meato uretrale è posizionato in un diverso piano anatomico
rispetto alla vescica, dalla quale è separato da una lunga
uretra.
Quando l’emissione di sangue misto all’urina è
particolarmente abbondante si parla di cistite emorragica. In tale
situazione l’infiammazione acuta di origine infettiva coinvolge
i capillari della sottomucosa. Essa è una condizione morbosa
definita semplice benché abbia lesioni caratteristiche avanzate
e profonde della mucosa. Colpisce pazienti di età compresa
tra i 15 e gli 80 anni e rappresenta il 10 % delle infezioni urinarie
totali. Può inoltre essere la conseguenza di radiazioni ionizzanti
[radio-terapia oncologica], o il risultato di una terapia con farmaci
citotossici.
La terapia della cistite si basa sulla assunzione di grandi quantitativi
di liquidi, sulla somministrazione di antisettici e di antibiotici
per le vie urinarie. Esistono delle semplici accortezze comportamentali
che possono ridurre l’insorgenza di tali infezioni. Esse sono
una accurata igiene perieneale [intima], l’utilizzo ed il
cambio quotidiano di biancheria intima di cotone, il corretto uso
di contraccettivi meccanici da posizionare dopo accurata igiene
delle mani. Anche l’assorbente interno deve essere rimosso
durante la notte e l’utilizzo delle lavande vaginali deve
essere ridotto ad una sola volta alla settimana.
Altri due elementi sembrano influenzare le infezioni urinarie e
questi sono l’idratazione e l’acidificazione delle urine.
Infatti l’idratazione riduce l’azione irritativa causata
da urine troppo concentrate ed assicura una continua eliminazione
della carica batterica eventualmente presente nelle vie escretrici.
L’idratazione favorisce un corretto funzionamento del colon
che in questo modo ridurrà la carica dei batteri fecali.
L’impiego di diete ad elevato residuo acido abbassa il PH
urinario riducendo drasticamente l’attecchimento dei batteri
alle pareti vescicali. Leggeri stati catabolici come il digiuno
notturno, acidificano le urine, ma anche la dieta può produrre
un effetto simile, soprattutto se ricca di vitamina C. Il razionale
dell’impiego di diete ad elevato residuo acido trova il suo
riscontro nelle infezioni determinati dalle calcolosi
Dieta
e infezioni urinarie
La dieta può condizionare
l’insorgenza delle infezioni urinarie. Infatti cibi a residuo
acido abbassano il PH urinario e possono ridurre la possibilità
di attecchimento dei batteri alla mucosa urinaria della vescica
e delle vie escretrici. I cibi a residuo acido sono i seguenti:
carni rosse, pesce, pancetta, carni bianche uova, arachidi, molluschi
e tutti i tipi di formaggi, noci, amidi [tutti i tipi di pane, soprattutto
integrale, cereali in genere, crackers, pasta e riso], legumi, frutta
[mirtilli e prugne]. I cibi a residuo alcalino invece innalzano
il PH urinario. Tra di essi troviamo: il latte ed i suoi derivati,
le mandorle, le castagne, il cocco, le verdure [cavolo, dente di
leone e spinaci] e la frutta ad eccezione di mirtilli e prugne.
Il
mirtillo e le infezioni urinarie
Il mirtillo, secondo le credenze
popolari, era ritenuto un acidificante delle urine e la sua efficacia
è stata confermata di recente. Infatti in uno studio condotto
in Inghilterra è stato dimostrato che l’assunzione
regolare di almeno 300 ml di succo di mirtillo, riduce del 50% l’insorgenza
di infezioni delle vie urinarie recidive. Sono ancora in corso degli
studi per spiegare quale elemento costitutivo del mirtillo sia responsabile
di ciò, ma molto facilmente l’arcano è spiegato
altre che dall’apporto di acqua, anche dall’elevato
contenuto di vitamina C.
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