MTM n°14
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 5 - Numero 1 - gen/giu 2006
Il Caso
 





Anno 5 Numero 1
gen/giu 2006

 



Le cistiti: prevenzione diagnosi e cura

di Dott. Dario Feminella

cistiteLa cistite è una infezione acuta o cronica della vescica urinaria in presenza o meno di patologia urologica. Ne esistono di vario tipo, ma la più comune è quella causata da batteri Gram negativi come l’Escherichia Coli, abituale commensale dell’intestino crasso. Altri entero-batteri come il Proteus, la Klebsiella, lo Pseudomonas o Gram-positivi come lo Staphylococcus Saprophyticus ed Aureus possono dare origine a tale infezione. Un semplice esame colturale delle urine, può essere dirimente per la diagnosi. Altre forme infettive, dovute quest’ultime, a batteri sessualmente trasmessi, come la Neisseria gonorrhoeae, la Chlamydia trachomatis, la Candida Albicans, non sono facilmente identificabili con l’esame delle urine, pur avendo delle evidenze sintomatiche caratteristiche. In questi casi uno striscio delle secrezioni delle vie urogenitali e l’esame microscopico possono risolvere il dubbio diagnostico.
La cistite può essere la conseguenza di una infezione originata nella uretra, nella vagina, o nei reni. Può essere favorita anche dalla congestione pelvica dovuta ad eccessi alimentari o sessuali o ad alterazioni anatomiche che sono di ostacolo allo svuotamento vescicale come nel caso della ipertrofia prostatica. Clinicamente la cistite si manifesta con una minzione dolorosa, difficoltosa, ma frequente, con emissione di urina torbida o mista a sangue [ematuria]. La cistite semplice è una infiammazione acuta, occasionale e transitoria. Ha, in genere, un decorso benigno e colpisce maggiormente la popolazione sana femminile almeno una volta prima dei 40 anni o più frequentemente. Le prime manifestazioni coincidono con il periodo di inizio della attività sessuale. L’incidenza nelle donne è molte volte superiore a quelle nell’uomo, probabilmente per la particolare anatomia dell’uomo, nel quale il meato uretrale è posizionato in un diverso piano anatomico rispetto alla vescica, dalla quale è separato da una lunga uretra.
Quando l’emissione di sangue misto all’urina è particolarmente abbondante si parla di cistite emorragica. In tale situazione l’infiammazione acuta di origine infettiva coinvolge i capillari della sottomucosa. Essa è una condizione morbosa definita semplice benché abbia lesioni caratteristiche avanzate e profonde della mucosa. Colpisce pazienti di età compresa tra i 15 e gli 80 anni e rappresenta il 10 % delle infezioni urinarie totali. Può inoltre essere la conseguenza di radiazioni ionizzanti [radio-terapia oncologica], o il risultato di una terapia con farmaci citotossici.
La terapia della cistite si basa sulla assunzione di grandi quantitativi di liquidi, sulla somministrazione di antisettici e di antibiotici per le vie urinarie. Esistono delle semplici accortezze comportamentali che possono ridurre l’insorgenza di tali infezioni. Esse sono una accurata igiene perieneale [intima], l’utilizzo ed il cambio quotidiano di biancheria intima di cotone, il corretto uso di contraccettivi meccanici da posizionare dopo accurata igiene delle mani. Anche l’assorbente interno deve essere rimosso durante la notte e l’utilizzo delle lavande vaginali deve essere ridotto ad una sola volta alla settimana.
Altri due elementi sembrano influenzare le infezioni urinarie e questi sono l’idratazione e l’acidificazione delle urine. Infatti l’idratazione riduce l’azione irritativa causata da urine troppo concentrate ed assicura una continua eliminazione della carica batterica eventualmente presente nelle vie escretrici. L’idratazione favorisce un corretto funzionamento del colon che in questo modo ridurrà la carica dei batteri fecali. L’impiego di diete ad elevato residuo acido abbassa il PH urinario riducendo drasticamente l’attecchimento dei batteri alle pareti vescicali. Leggeri stati catabolici come il digiuno notturno, acidificano le urine, ma anche la dieta può produrre un effetto simile, soprattutto se ricca di vitamina C. Il razionale dell’impiego di diete ad elevato residuo acido trova il suo riscontro nelle infezioni determinati dalle calcolosi


alimentiDieta e infezioni urinarie

La dieta può condizionare l’insorgenza delle infezioni urinarie. Infatti cibi a residuo acido abbassano il PH urinario e possono ridurre la possibilità di attecchimento dei batteri alla mucosa urinaria della vescica e delle vie escretrici. I cibi a residuo acido sono i seguenti: carni rosse, pesce, pancetta, carni bianche uova, arachidi, molluschi e tutti i tipi di formaggi, noci, amidi [tutti i tipi di pane, soprattutto integrale, cereali in genere, crackers, pasta e riso], legumi, frutta [mirtilli e prugne]. I cibi a residuo alcalino invece innalzano il PH urinario. Tra di essi troviamo: il latte ed i suoi derivati, le mandorle, le castagne, il cocco, le verdure [cavolo, dente di leone e spinaci] e la frutta ad eccezione di mirtilli e prugne.


mirtilloIl mirtillo e le infezioni urinarie

Il mirtillo, secondo le credenze popolari, era ritenuto un acidificante delle urine e la sua efficacia è stata confermata di recente. Infatti in uno studio condotto in Inghilterra è stato dimostrato che l’assunzione regolare di almeno 300 ml di succo di mirtillo, riduce del 50% l’insorgenza di infezioni delle vie urinarie recidive. Sono ancora in corso degli studi per spiegare quale elemento costitutivo del mirtillo sia responsabile di ciò, ma molto facilmente l’arcano è spiegato altre che dall’apporto di acqua, anche dall’elevato contenuto di vitamina C.