MTM n°17
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 6 - Numero 2 - apr/set 2007
Dibattito
 


Fernando Fabó
Fernando Fabó, LC
Decano della Facoltà di Bioetica Ateneo Pontificio Regina Apostolorum


Anno 6 - Numero 2
apr/set 2007

 

Vi è un vecchio detto: il potere corrompe. Se questo è così e se l'etica è la scienza che fa l'uomo più buono, allora è un assurdo mettere assieme queste due parole. C'è chi parla di un'etica del potere e c'è invece, chi difende la tolleranza e il consenso come unico limite all'agire umano. Non è questa una questione facile d’affrontare

Potere ed etica; l’uno ha bisogno dell’altra. Ma tutti e due hanno bisogno di fondarsi sulla verità delle cose come sono. Come una costante al centro del pensiero politico dei grandi rappresentanti del pensiero classico, si trova proprio il problema dell'armonizzazione tra questi due termini: etica e potere




Etica e potere

di Fernando Fabó, LC

cieloDa sempre l'uomo, essere sociale per natura, ha dovuto riflettere sulle problematiche etiche collegate all’esercizio del potere. Infatti in ogni comunità c’è stata sempre, in un modo o in un altro, un’autorità, cioè il potere. Superate le vecchie forme tiranniche, pian piano che la civiltà e la dignità dell’uomo si sono fatte strada, nuove forme di organizzazione sociale e di esercizio del potere hanno visto la luce. Platone nei suoi dialoghi spesso si interroga sulla giustizia e nella sua famosa Repubblica teorizza una organizzazione sociale ideale, utopica diciamo noi. Aristotele col suo celebre trattato intitolato La Politica e anche tramite la redazione di numerose costituzioni politiche, ha cercato di far possibile il buon governo di numerose polis dell’antica Grecia. Nel medioevo Tommaso D’Aquino, ha cercato di concretizzare l’insegnamento aristotelico nella cristianità europea presentando la figura del principe cristiano. Altri autori come Rousseau, Hobbes, Tocqueville, Kant o lo stesso Maritain hanno continuato a riflettere sul nostro argomento.

Come una costante al centro del pensiero politico dei grandi rappresentanti del pensiero classico, si trova proprio il problema dell’armonizzazione tra questi due termini: etica e potere. Gli argomenti cambiano, il contenuto dell’argomentazione si svuota progressivamente di ogni riferimento al sacro, di ogni motivazione religiosa e punta ogni volta di più su riferimenti razionali, sulla cosiddetta morale naturale, ma la problematica centrale continua sempre ad essere la stessa. C’è, possiamo dire, un filo conduttore tra tutte queste proposte: chi esercita il potere deve essere buono e deve fare il bene. Dietro a queste parole si nasconde uno dei principi fondamentali dell’etica: il fine non giustifica i mezzi.

Altri, invece, hanno cercato di risolvere il problema eliminando uno dei due termini. Forse Il Principe di Niccolò Machiavelli rappresenta una sintesi perfetta in questo senso. Non conta tanto la bontà dei mezzi, la bontà delle singole scelte che vengono compiute, quanto la bontà dei risultati. In altre parole, nella modernità il problema viene risolto affermando che il fine buono [a cui si arriva tramite il consenso] è l’elemento determinante per l’esercizio del potere. In altre parole: il fine giustifica i mezzi.
Il vecchio ordine gerarchico dell’etica che faceva leva nella distinzione tra il bene onesto [quel bene che vale sempre per se stesso], il bene utile [quel bene che ha una funzione di mediazione è che non vale per se stesso, come ad esempio il denaro] è il bene piacevole [il gusto, il capriccio, la mia preferenza soggettiva], viene sostituito da un nuovo ordine in cui le scelte vengono mediate dalla tolleranza e dal consenso. Il bene onesto [verità, bontà] non conta più - di fatto sparisce - e viene sostituito dall’ utile [utilitarismo sociale, altruismo] e dal piacevole [edonismo]. Questo si traduce in un nuovo concetto di bene comune che viene fondamentalmente integrato dal reddito annuo per persona, dal PIL, dal grado di alfabetizzazione, dalla possibilità di accesso ai servizi di salute, ecc. Questi soddisfattori sarebbero lo scopo da raggiungere da chi detiene il potere.

San Tommaso D'AquinoL’esercizio della professione medica si realizza in questo contesto culturale e viene seriamente condizionato dalla visione postmoderna sul bene, sia per quanto riguarda la finalità della medicina [si pensi ad esempio alla medicina dei desideri], sia per quanto riguarda la sua prassi. Molto al di là dell’esercizio liberale della professione medica, oggi sia il singolo professionista che le associazioni di tipo mutualistico, ecc. tutti gli operatori in campo sanitario hanno a che vedere con le strutture di potere, sia nell’ambito del privato, sia nell’ambito della salute pubblica. Il binomio etica e potere si presenta qui con un carattere drammatico.

Oggi la medicina è arrivata ad un crocevia: il medico, deve mettersi al servizio del malato, del paziente, del debole? O piuttosto deve mettersi dalla parte dei sani per difendere i suoi interessi e quelli della società? L’eutanasia e l’eugenismo - fenomeni caratterizzanti dai tempi del remoto paganesimo - fioriscono nuovamente oggi in una società non più centrata sull’uomo e sul bene della vita. È un campanello d’allarme! Il problema è che quando si dimentica quel bene onesto chiamato uomo, quando si trascura la sua dignità, tutto diventa piacevole, utile o non ha più senso. In questa cornice, né la medicina, né il medico hanno più senso.

Potere ed etica; l’uno ha bisogno dell’altra. Ma tutti e due hanno bisogno di fondarsi sulla verità delle cose come sono. La verità è che ogni uomo ha bisogno degli altri uomini, perchè non siamo perfetti. Abbiamo bisogno di aiutare chi non c’è la fa più e abbiamo urgenza di impegnare chi ancora può fare molto di più. Noi medici dobbiamo percorrere questa strada.


BIBLIOGRAFIA

BATTISTA MONDIN, DIZIONARIO ENCICLOPEDICO DEL PENSIERO DI SAN TOMMASO D’AQUINO,
EDIZIONI STUDIODOMENICANO [ESD], BOLOGNA 20002.

NICCOLÒ MACCHIAVELLI, IL PRINCIPE, E PAGINE DEIDISCORSI E DELLE ISTORIE,
A CURA DI LUIGI RUSSO, EDIZIONI. SANSONI, FIRENZE 1967.

ALEXIS DE TOCQUEVILLE, LA DEMOCRAZIA IN AMERICA,
A CURA DI G. CANDELORO, EDIZIONI RIZZOLI.