MTM n°28
MEDICAL TEAM MAGAZINE
Anno 11 - Numero 1 - gen/apr 2012
Dibattito - I nuovi poveri
 





Anno 11 - Numero 1
gen/apr 2012

 

Al primo posto figurano sempre i problemi di povertà economica


In aumento il fenomeno della mendicità su strada e in luoghi aperti al pubblico, soprattutto ad opera di soggetti di provenienza straniera, spesso vittime di tratta e traffico di esseri umani




RAPPORTO 2011 SU POVERTÀ ED ESCLUSIONE SOCIALE
I nuovi fenomeni di difficoltà economica che coinvolgono il nostro Paese
a cura di Walter Nanni Ufficio Studi Caritas italiana

la copertina del rapporto Caritas-ZancanL'XI RAPPORTO DI CARITAS ITALIANA e Fondazione "E. Zancan" su povertà ed esclusione sociale in Italia, intitolato Poveri di diritti, (Il Mulino, 2011) si sofferma sui nuovi fenomeni di difficoltà economica che coinvolgono il nostro paese, a partire dai recenti sviluppi della crisi economico-finanziaria che interessa gran parte dei paesi a economia avanzata. Il rapporto è stato presentato il 17 ottobre 2011. In questa sede riportiamo alcuni dei contenuti principali.
Il Rapporto è diviso in due parti. La prima parte, curata dalla Fondazione Zancan, approfondisce il tema delle politiche di contrasto della povertà economica ed offre una serie di proposte concrete.
La seconda parte, curata da Caritas Italiana, si sofferma sul ruolo svolto dalla Chiesa nel contrasto della povertà economica. Tale ruolo si sviluppa attraverso azioni di studio, animazione, promozione e assistenza alle persone e famiglie in difficoltà. Nel testo vengono descritte, con dati aggiornati, le nuove tendenze di impoverimento della società italiana, secondo l'esperienza della Caritas.

Nuove presenze nei Centri di Ascolto Caritas
In continuità con il Rapporto del 2010, le Caritas diocesane continuano a segnalare un progressivo aumento del numero di persone che si presentano ai Centri di Ascolto (CdA) e ai servizi Caritas.
In base ad una rilevazione su un campione di 195 Centri di Ascolto, ubicati presso 15 regioni civili, si apprende che nel corso degli ultimi 4 anni (2007-2010), il numero di persone ascoltate è aumentato del 19,8%.
L'aumento più elevato si registra nel Sud Italia (+69,3%).
L'aumento di minore intensità si registra invece nei Centri di Ascolto del Nord-Est (+3,8%).
Al primo posto figurano i problemi di povertà economica, seguiti dai problemi di occupazione, i problemi abitativi e, al quarto posto, i problemi familiari.
Forte l'aumento degli utenti italiani: rispetto al valore base del 2007, si registra un incremento complessivo pari al 42,5% (tra gli stranieri l'incremento è pari al 13,9%). Più evidente l'aumento degli italiani nelle regioni del Sud (+58,2%) e del Centro (+45,2%), dove gli stranieri fanno addirittura registrare una lieve diminuzione (-2%).

la distribuzione dei pasti ad una mensa CaritasCambia il volto della povertà
Povertà a "banda larga" Il raggio di azione della povertà economica si sta progressivamente allargando, e coinvolge un numero crescente di persone e famiglie tradizionalmente estranee al fenomeno. Indicatori di tale trasformazione sono il forte aumento dell'afflusso di cittadini italiani ai servizi Caritas e il fatto che la povertà colpisce un numero crescente di persone in possesso di elevati titoli di studio, con buone capacità professionali. Si tratta comunque di nuclei familiari che, anche nelle fasi di vita più favorevoli, possono contare su un reddito che non si posiziona molto al di sopra della soglia di povertà.
Povertà oscillanti e famiglie dell'elastico corto Per le nuove famiglie povere, la povertà non è sempre cronica, ma rappresenta una situazione episodica del proprio percorso biografico. Non è il prodotto di processi di esclusione sociale irreversibili, ma di un più generale modo di vivere, di una instabilità delle relazioni sociali, di una precarietà che coinvolge il lavoro, le relazioni familiari e l'insufficienza del sistema di welfare.
Una famiglia sempre più colpita dagli eventi Le nuove situazioni di povertà che si affacciano ai Centri coinvolgono pesantemente l'intero nucleo familiare: tutti i membri della famiglia si trovano a vivere, in modi diversi, una condizione di stress e di sofferenza, anche se le donne e le nuove generazioni si trovano a pagare il prezzo più elevato. La nuova povertà genera inoltre nuovi tipi di conflittualità. Un esempio è quello che avviene nelle cosiddette famiglie "neo-ricomposte": nuclei familiari che si sono ricostituiti "forzatamente" in seguito ad alcuni eventi-trauma (separazioni, difficoltà economiche, lutti, necessità di accudimento e assistenza dei soggetti deboli, ecc.).

Precarietà e lavoro nero: fenomeno crescente, poche risposte
La crisi ha prodotto un notevole incremento dei fenomeni di sottoccupazione e lavoro nero, aggravando una serie di aspetti negativi della flessibilità del lavoro, già segnalati in precedenti edizioni del Rapporto. L'aumento di tali fenomeni è particolarmente evidente in certi settori (ad esempio nell'assistenza agli anziani), e colpisce in prevalenza determinati target sociali, particolarmente vulnerabili: gli immigrati, le donne, le persone diversamente abili, ecc.
Negli ultimi mesi, alcuni Centri hanno cominciato addirittura a registrare una riduzione di offerta di lavoro anche nell'ambito del mercato nero e sommerso.
Aumenta, tra le persone aiutate dalla Caritas, l'incidenza di disoccupazione di lunga durata, soprattutto tra gli italiani, mentre tra gli stranieri si osserva una maggiore propensione ad alternare periodi di disoccupazione (o condizione di precarietà occupazionale) a periodi di occupazione regolare, soprattutto nell'ambito del lavoro domestico.

In alcuni casi la povertà rappresenta una situazione episodicaLa grave marginalità e il persistere del bisogno materiale
Nel corso degli ultimi 4-5 anni, sono fortemente aumentate le situazioni di povertà materiale incontrate dalla Caritas: a livello nazionale, nel 2004, il 75% dei problemi si riferiva a bisogni di carattere primario e strutturale (bisogni abitativi, alimentari, economici, sanitari, ecc.). Nel 2010, 6 anni dopo, tale valore raggiunge la quota dell'81,9%, mentre le problematiche post-materiali (disagio psicologico, dipendenze, conflittualità relazionale, ecc.), scivolano su valori più bassi di incidenza (dal 25 al 18,1%).
Il progressivo peggioramento della situazione economica ha determinato lo scivolamento nell'indigenza per un gran numero di persone e di situazioni "a rischio" di povertà: il fenomeno è confermato dal progressivo aumento di persone senza dimora sul totale delle persone prese in carico. Viene inoltre segnalato in aumento il fenomeno della mendicità su strada e in luoghi aperti al pubblico, soprattutto ad opera di soggetti di provenienza straniera, spesso vittime di tratta e traffico di esseri umani.

Una nuova emergenza abitativa
Nelle biografie delle persone prese in carico dai Centri di Ascolto, il "problema casa" si sta connotando nei termini di vera e propria "emergenza abitativa", aggravata dalla scarse risposte al problema messe in atto dalle amministrazioni centrali e locali. Un utente Caritas su quattro ha gravi problemi abitativi. Nel corso degli ultimi 4 anni, i problemi abitativi sono aumentati del 23,6%. La nuova povertà economica colpisce anche i proprietari di abitazione e coloro che stanno pagando un mutuo. Appare tuttavia di particolare gravità la situazione delle famiglie in affitto, che devono sostenere canoni elevati e vivono spesso situazioni di precarietà abitativa, assenza di cornice contrattuale, condizioni di sovraffollamento e di relativa conflittualità intrafamiliare, ecc.

La "nuova" povertà degli stranieri
La crisi economica ha colpito duramente gli immigrati, determinando gravi situazioni di impoverimento, di cambiamento/ripensamento dei progetti migratori, di rottura e separazione fisica dei nuclei, di crescente conflittualità familiare e intergenerazionale, ecc.
All'interno dei servizi Caritas sono in aumento gli immigrati con permesso di soggiorno regolare e i coniugati, che vivono con la propria famiglia al seguito. In alcuni contesti territoriali, il numero di stranieri coniugati risulta superiore a quello degli italiani nella medesima condizione.
Inoltre, si sta diffondendo la povertà anche nei contesti di vecchia immigrazione, con particolare riguardo alla situazione delle famiglie che sono riuscite a riunificare il proprio nucleo: in questo caso, le nuove esigenze familiari (le spese scolastiche, la necessità di un'abitazione più ampia, ecc.) suscitano nuovi disagi anche in chi è arrivato da molto tempo.

In alcuni casi la povertà rappresenta una situazione episodicaUna difficile presa in carico istituzionale
Rispetto alle istanze provenienti dalle nuove forme di vulnerabilità e povertà economica, le risorse istituzionali appaiono inadeguate. Vecchie e nuove misure si sovrappongono, al punto che appare molto difficile ricostruire la mappa delle opportunità nazionali e locali, disponibili per una famiglia in difficoltà. Si pensi che nel complesso, nel nostro paese, esistono più di 30 misure di sostegno al reddito familiare, promosse quasi tutte da istituzioni pubbliche locali o nazionali.
Ulteriori problemi sono rappresentati dal fatto che, in molti casi, le istituzioni e il volontariato navigano su binari paralleli, sviluppando percorsi di presa in carico che non comunicano tra di loro. La situazione è aggravata dalla presenza di vincoli burocratici e amministrativi, che ostacolano la presa in carico di varie categorie di soggetti formalmente "non assistibili", per assenza o superamento dei requisiti reddituali, sociali o anagrafici. Va rilevata inoltre la presenza di prassi di intervento diversificate dei vari enti locali e nazionali, che non consente di ricondurre ad una regia comune i diversi interventi. Appare infine evidente la difficoltà dell'ente pubblico ad attuare risposte veloci e adeguate, in situazioni di crisi ed emergenza socio-assistenziale.

Alcune possibili proposte
Alla luce della scarsa efficacia delle attuali misure di lotta alla povertà, appare opportuno evitare trasferimenti economici standardizzati e universalistici, di tipo burocratico, che non prevedono la responsabilizzazione dei diretti interessati. E' invece auspicabile privilegiare misure che prevedano accordi consensuali, basati su progetti personalizzati di inserimento sociale. Sono inoltre necessarie strategie di welfare globali, non basate su singole misure ma su un insieme progettuale di interventi: aiuti economici diretti, riduzione dei costi per l'accesso ai servizi locali, agevolazioni tariffarie, inclusione in programmi di inserimento lavorativo e sociale che presuppongono un impegno attivo da parte dell'interessato, ecc.
Un ulteriore modalità di intervento nel settore della povertà economica consiste nell'aumentare il "rendimento" socio-economico e professionale degli interventi, promuovendo dei modelli di welfare in grado di "professionalizzare" l'aiuto finora offerto in forma di solidarietà informale, da parte di familiari e altri soggetti. Le possibili fonti di finanziamento, utili per sostenere tale lavoro professionalizzato di cura, sono state già indicate nei precedenti rapporti e riguardano i 17-18 miliardi di euro attualmente destinati a indennità di accompagnamento e assegni al nucleo familiare.
In coerenza con le tendenze di trasformazione federalistica dell'organizzazione statale, va inoltre sollecitata l'attuazione di piani regionali di contrasto della povertà economica, con forte collaborazione e centralità delle amministrazioni comunali, più vicine alla dimensione dei bisogni delle famiglie. Va lamentato tuttavia, a questo riguardo, il ritardo nella definizione dei livelli essenziali di assistenza, compito dell'amministrazione centrale, e anche il progressivo taglio del fondo nazionale delle politiche sociali, che determinerà nei prossimi anni un progressivo impoverimento di risorse degli enti locali.